Le indiscrezioni e le voci di corridoio sul lancio della CBDC cinese si fanno sempre più insistenti, nonostante non ci sia ancora una data ufficiale molti si dicono certi che entro i prossimi tre mesi la banca centrale cinese emetterà questo nuovo strumento; in un’intervista rilasciata oggi alla CNBC Edith Cheung, partner del fondo di capitale di rischio Procha of Capital, ha dichiarato che il lancio potrebbe avvenire a maggio 2020, o comunque entro la fine del prossimo anno. Posto che non ci sono certezze di sorta e che per avere una data ufficiale ci toccherà aspettare una dichiarazione della banca centrale cinese, è ragionevole pensare che la nuova CBDC farà la comparsa entro la fine del 2020, il che, però, non significa che sia certo. Di certo, in tutta questa storia, c’è molto poco, non è certa la data di lancio, non sono certi gli effetti che questo nuovo strumento avrà sul mercato delle criptovalute, non si sa praticamente nulla di come questa nuova moneta funzionerà. Più delle mere indiscrezioni, che lasciano il tempo che trovano, è interessante l’accenno ai risvolti geopolitici che l’emissione di una CBDC cinese porta con se, Cheung ha infatti dichiarato che:
“Penso davvero che gli Stati Uniti debbano sbrigarsi; avere un pensiero e una politica forti, almeno una direzione per l’USD virtuale”
Mentre le dichiarazioni del presidente Xi continuano a tenere alto l’hype per quel che riguarda l’industria blockchain, molti membri cinesi della comunità stanno tentando di far capire che questo non implica uno sdoganamento delle criptovalute, che anzi il governo cinese continua a vedere come asset meramente speculativi; molti account cinesi, in questi giorni, stanno condividendo fonti di stampa locale in cui si evidenzia che la retorica del governo cinese sulle criptovalute non è poi troppo dissimile da quella dei governi occidentali, anche se è impossibile non notare che Pechino ha smesso di attaccare esplicitamente bitcoin e, anzi, praticamente i giornali cinesi, nel criticare l’industria delle criptovalute, nemmeno lo nominano più. Insomma, anche se la Cina, da quanto si apprende, non ha cambiato il proprio orientamento rispetto alle criptovalute ha sicuramente cambiato il proprio approccio verso la tecnologia blockchain e dimostra di voler adottare una dialettica comunque più morbida almeno nei confronti di bitcoin. Basti pensare che mentre fino a solo sei mesi fa sembrava che il paese volesse vietare l’industria mineraria oggi si parla esplicitamente di regolamentare il mining ed alcuni account, che personalmente reputo bene informati, riferiscono che potrebbe anche verificarsi l’irruzione di aziende di stato nel mondo del mining bitcoin; chiaramente è difficile dire se questo sia vero oppure no, siamo sempre nell’ambito delle voci di corridoio, per avere delle certezze, come detto, non possiamo che affidarci alle future, si spera imminenti, notizie ufficiali.
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