Parlando di blockchain ci siamo spesso occupati di logistica (l’ultima volta ieri con una news riguardo all’interesse del colosso USA FedEx) ed energie rinnovabili spiegando come questi due settori siano quelli nei quali maggiori benefici potrà apportare l’impiego della catena di blocchi; a confermare quello che ormai scriviamo da mesi qui su ValuteVirtuali arriva questa volta Janjoost Jullens, responsabile dell’energia per il gruppo BlockLab.
Olanda scommette sul Blockchain
Perchè ci interessa quello che pensa Janjoost Jullens? Semplice, perché qualche giorno fa è stato confermato che il porto di Rotterdam (uno dei più importanti al mondo) si appresta a implementare le prime applicazioni blockchain all’interno della struttura; questo è potuto avvenire proprio grazie al lavoro di Blocklab, che altro non è che una joint venture tra l’autorità portuale e il Comune di Rotterdam; di conseguenza assumono una grande rilevanza le parole di Janjoost Jullens che in una recente intervista ha affermato che il lavoro di BlockLab si sta concentrando soprattutto nell’ambito della logistica e dell’energia. Interessanti anche le parole di Aljosja Beije (responsabile del comparto logistico di Blocklab) che ha spiegato che:
“La tecnologia blockchain può facilitare e favorire la transizione energetica verso fonti rinnovabili; non si tratta di limitarsi a difendere le quote di mercato già acquisite, si tratta di una strategia aggressiva, orientata all’incremento della quota di energia sostenibile prodotta”
Ma in che modo dovrebbe avvenire tutto questo? Semplice, BlockLab sta lavorando ormai da tempo insieme alla S&P Global Platts per realizzare una piattaforma che coordini l’offerta e la domanda di energia; l’idea, come abbiamo già scritto in altri vecchi articoli, a cui anche gli olandesi stanno lavorando (ci sono già diverse altre sperimentazioni in corso in giro per il mondo) è che si possa utilizzare una blockchain per sviluppare delle smart grid e creare così un vero e proprio mercato dell’energia dal basso, in cui i consumatori diventano anche produttori e uno smart contract regola automaticamente l’immissione dell’energia nella rete e il pagamento dell’energia prodotta per mezzo di una criptovaluta nativa.
Sicuramente a qualcuno tutto questo non sembrerà particolarmente innovativo, del resto già oggi è possibile produrre energia con un impianto domestico e venderla alla rete, ma qui la differenza è che l’energia non verrebbe più venduta al gestore della rete ma si verrebbe a creare un vero e proprio mercato tra privati per la compravendita di energia; tutto questo permetterebbe sia di ridurre i costi per i consumatori finali (perché aumenterebbe l’offerta), sia di aumentare i guadagni dei piccoli produttori domestici (che possono vendere a un prezzo migliore dal momento che viene a mancare l’intermediazione del gestore, che inevitabilmente è un costo). Sempre, è ovvio, con la massima trasparenza e con dati accessibili a tutti e non manipolabili; insomma, è chiaramente un’occasione da cogliere al volo, e questo gli olandesi l’hanno capito benissimo. La domanda che dovremmo farci, invece, è quando ci degneremo di capirlo in Italia.
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