Il Pakistan ha intenzione di emettere una criptovaluta di stato entro il 2025; a riferirlo è il vicedirettore della banca centrale (Jameel Ahmad) e la notizia è stata rilanciata da numerosi media del paese, mentre a fare da ponte in occidente è stata l’edizione americana di cointelegraph. Lo stesso ministro delle finanze, Asad Umar, ha ripreso la dichiarazione in occasione di un evento pubblico organizzato lo scorso primo aprile, confermando la bontà di quanto affermato da Ahmad e ribadendo la volontà da parte del paese di lavorare in questa direzione. Tutto questo nasce dalla convinzione, secondo quanto riportano le fonti, del fatto che un’eventuale (possibile) incidente di “alto profilo” (cito testualmente) che coinvolgesse il sistema bancario potrebbe minare gravemente la fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni (in generale ed ovviamente in quelle bancarie in particolare). Il ministro delle finanze del Pakistan ha in ogni caso ribadito che tale progetto avrà come suo cardine la sicurezza informatica di quella che potrebbe passare alla storia come una delle prime vere CBDC (valute virtuali garantite da una banca centrale) a livello mondiale; tra i vari obiettivi che il Pakistan intende centrare attraverso questo progetto c’è, a detta dello stesso governo, la volontà di rafforzare la fiducia dei cittadini e di contrastare la corruzione nel paese. Mentre il giornalismo mainstream continua a dare voce esclusivamente ai detrattori, attribuendo alle criptovalute ogni genere di nefandezza (servono a riciclare denaro, le usano i mafiosi, ci si finanzia il terrorismo, etc), continuano a susseguirsi le notizie che certificano un interesse sempre più forte da parte dei governi di mezzo mondo verso questo tipo di innovazione; non sono passati infatti nemmeno due mesi da quando l’Oxford Business Law Blog ha pubblicato un rapporto in cui si evidenzia che la possibilità di emettere delle criptovalute di stato è “semplicemente troppo attraente per essere ignorata” che dal Pakistan ci arriva questa notizia. I paesi, ovunque nel mondo, che stanno lavorando (in maniera più o meno dichiarata) all’emissione di una CBCD iniziano ad essere numerosi, mentre in Europa questo genere di opportunità è stata uccisa sul nascere da diversi interventi della BCE di Draghi che ha subito prontamente stroncato ogni aspirazione dei paesi UE affermando che “solo la BCE può battere moneta” (e lasciando persino trasparire una velata minaccia qualora qualcuno osasse violare il diktat). Tutto questo mentre l’opinione pubblica europea sembra non rendersi conto che i paesi che fino ad oggi abbiamo, non senza un certo etnocentrismo, definito “terzo mondo” sembrano aver messo la freccia e si apprestano a sorpassarci con la stessa cattiveria di una ferrari che gareggi contro una panda. Insomma, pochi sembrano aver capito che tutta la ricchezza prodotta in oltre mezzo secolo (frutto del sangue e del sudore dei nostri padri e dei nostri nonni) rischia di scomparire nel giro di una decina d’anni per causa di una classe dirigente non solo incapace di pestare sul pedale dell’innovazione ma che ha già dato amplia dimostrazione di miopia prima con la crisi del 2008 e ora rifiutandosi di comprendere che quello cui stiamo assistendo è la nascita di un nuovo paradigma, quello che in molti ormai iniziamo a chiamare “cripto-economia”.
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