Di recente abbiamo avuto modo di occuparci di ICO e abbiamo tentato di spiegare cosa sono, a cosa servono e come investirci in sicurezza; in questo post di oggi scavalchiamo invece la nostra “barricata” e passiamo dal lato degli investitori a quello degli sviluppatori. Anche se l’entusiasmo verso questo strumento sembra destinato a continuare a scemare, complice anche il mercato ribassista, come dimostrano i numeri emersi relativi alle raccolte effettuate con ICO nel corso del 2018 (in netto calo rispetto agli anni precedenti) questo strumento rimane ancora molto apprezzato da tutti coloro che cercano modi alternativi per finanziare la propria attività. Moltissime persone, però, pur essendo molto attratte da questa opportunità non hanno la minima idea di come muovere i primi passi e di ciò che è necessario fare per lanciare una ICO; creare un token è tutto sommato una cosa abbastanza facile da fare, ma non basta per riuscire a capitalizzare una ICO. Nei prossimi paragrafi, quindi, tenteremo di definire i passaggi principali per emettere una nuova ICO ed aiutare così coloro che sono alla ricerca di un modo snello per finanziare la propria idea imprenditoriale ma non hanno ancora la minima idea di come riuscirci.
Finanziarsi con le ICO: le fondamenta di ogni progetto sono nell’idea
I giornali mainstream tracimano di storie di persone che si sono arricchite facilmente attraverso delle ICO (lanciandole, non investendoci) che poi sono naufragate nel nulla; questo ha costruito la falsa percezione che sia facile raccogliere milioni di dollari con una ICO e che chiunque possa riuscirci. E’ passata, ad esempio, alla storia l’idea di un americano di finanziarsi l’acquisto di una nuova TV attraverso una ICO arrivando a raccogliere quasi 400mila dollari nel giro di meno di una settimana; eravamo però ancora agli esordi di questo strumento, l’entusiasmo era dilagante e il mondo delle cripto era affollato di persone che mettevano soldi più o meno ovunque nella speranza di “azzeccare” almeno un acquisto. Oggi è passata molta acqua sotto i ponti e le cose non sono più così facili come erano una volta; emettere una ICO in questo momento senza un’idea forte e un progetto strutturato alle spalle significa spendere tempo e soldi inutilmente. La prima cosa che è necessario fare, quindi, per finanziarsi attraverso una ICO è avere un prodotto vero (che sia un servizio o un bene poco importa) da vendere agli investitori; il mercato è ancora pieno di persone che cercano idee con grandi potenzialità su cui investire, per cui chi ha una buona idea può ancora oggi facilmente finanziarla attraverso una ICO eludendo così tutte le stringenti norme che regolano il finanziamento alle imprese nelle forme classiche e regolamentate.
Scrivere il white paper
Quando si ha in tasca una buona idea il secondo passaggio da fare è metterla nero su bianco, ossia scrivere il nostro white paper; una cosa importante è anche tradurlo in più lingue possibili, di modo da favorire la circolazione del documento anche tra quelle persone che non parlano inglese. Non avrebbe infatti alcun senso scrivere un white paper in lingua italiana, bisognerà tradurlo necessariamente in inglese e, a quel punto, tanto vale tradurlo anche nelle lingue maggiormente usate al mondo (cinese, spagnolo e francese); in questo modo si amplierà esponenzialmente la platea dei potenziali investitori. Mentre la scrittura di un white paper relativo a un servizio è più snella e meno complessa, se con la tua ICO vuoi finanziare la creazione di un prodotto la scrittura di questo documento diventa più complicata, perché oltre agli obiettivi e alle potenzialità dell’idea (un po’ come si fa con un business plan) sarà necessario descrivere anche la tecnologia e i vari passaggi necessari a produrre il bene che intendiamo commercializzare.
Creare il sito web
Se i primi due passaggi si possono fare sostanzialmente a costo zero, o quasi, da questo momento in poi sarà necessario iniziare ad investire, in ossequio a un vecchio adagio che recita che “occorre spendere soldi per fare soldi”; questo è vero sempre ed è ancora più vero, come stiamo per vedere, quando si parla di ICO. Anche se un sito web può essere realizzato con poche centinaia di euro in questo caso sarà necessario investire molto di più di questa cifra (ho letto preventivi con importi fino a 25.000 dollari per la realizzazione di un sito destinato a una ICO). Ma per quale motivo il sito web di una ICO dovrebbe costare così tanto? Semplice, perché è il primo biglietto da visita che presenti ai potenziali investitori. Il sito deve avere precise caratteristiche, deve presentare una grafica almeno moderna (se non innovativa), deve essere multilingua (inutile tradurre il white paper in 4 lingue se poi il sito è solo in inglese), deve includere la possibilità di gestire la comunicazione con gli investitori e garantire la possibilità di gestire i versamenti non solo in criptovaluta ma anche in valuta FIAT e di conseguenza deve avere alti standard di sicurezza.
Per lanciare una ICO devi iniziare a valutare la necessità di emigrare
Uno degli aspetti cruciali quando si lancia una ICO riguarda la normativa in vigore in un determinato paese; inutile a dirsi l’Italia non è il posto migliore in cui lanciare un progetto del genere. Giappone e USA sono sicuramente i due paesi che attualmente rappresentano dei punti di riferimento nel settore ma se si desidera non allontanarsi troppo dal “bel paese” Malta rappresenta una validissima alternativa. In questi paesi è già presente un quadro normativo che consente di operare nel settore delle ICO senza rischiare di incorrere in brutte esperienze e guai col fisco, mentre nel nostro paese la situazione è ancora molto caotica. Come probabilmente starai iniziando a intuire lanciare una ICO non è esattamente una delle cose più economiche al mondo e richiede anzi una certa quantità di capitale anche solo per iniziare; e fino a qui abbiamo visto ancora ben poco, nei prossimi paragrafi le cose si faranno ancora più onerose (purtroppo).
Non si lancia una ICO senza un team legale affidabile e comunemente riconosciuto
Il team legale è una necessità inderogabile per chi voglia lanciare una ICO, intanto per mettersi al riparo da eventuali guai giudiziari ed in secondo luogo perché è una delle prime informazioni che un investitore va a verificare quando fa un’analisi dei fondamentali di una ICO sulla quale sta valutando di investire. Avere un team di legali la cui qualità è comunemente riconosciuta nel mondo delle criptovalute è uno degli aspetti fondamentali per il successo di una ICO anche perché nessuno vuole investire in un progetto il cui CEO potrebbe finire arrestato in qualsiasi momento. Come si può facilmente immaginare gli studi legali che hanno le competenze necessarie a questo tipo di attività e che sono anche comunemente riconosciuti per la loro professionalità non solo sono pochi (me ne vengono in mente giusto un paio in questo momento, potrei citare Perkins Coie e K&L Gates) ma sono anche mediamente molto esosi.
Reclutare gli sviluppatori per il lancio della tua ICO
Altro passaggio molto esoso dopo aver completato quelli precedenti riguarda l’assunzione degli sviluppatori che dovranno lavorare al progetto; anche se emettere un nuovo token non è nulla di così complicato emetterne uno che abbia le giuste caratteristiche di sicurezza è tutto un altro discorso. Anche solo per un bounty, una ricompensa data a chi riuscisse a trovare una falla di sicurezza nel progetto, occorre stanziare non meno di 10mila dollari. Neanche si può lesinare nella scelta degli sviluppatori, anzi, riuscire a reclutare persone che abbiano una grande esperienza e siano al contempo universalmente riconosciute nel mondo delle cripto è uno degli aspetti fondamentali per la buona riuscita di una ICO. Puoi avere l’idea migliore del mondo, tantissimi soldi per lanciarla, ma se non conti su una squadra di sviluppatori capace e rinomata per la sua capacità rischi di vanificare tutto. Una delle prime operazioni che un investitore fa prima di mettere i propri soldi su una ICO è proprio guardare chi c’è dietro al progetto; una squadra di sviluppatori anonimi non è il migliore dei biglietti da visita. In ogni caso può bastare anche solo uno sviluppatore di alto profilo (che sarà il capo della squadra) per offrire agli investitori una buona garanzia mentre poi per quanto riguarda il resto della squadra si potrà investire su giovani talenti che, magari, potrebbero accettare di lavorare in cambio degli stessi nuovi token.
Creare la comunità per generare l’hype
Un token che non sia usato da nessuno è completamente inutile, un token di cui non parla nessuno non raccoglierà mai un dollaro durante la fase di ICO; per superare questi problemi è necessario costruire una comunità di utenti che credano nell’idea e che fungano in un certo senso da “ambasciatori” del tuo progetto. Bisogna poi considerare che per essere inclusi nei maggiori exchange è spesso necessario poter attestare una comunità di almeno 10.000 persone, numeri non proprio esorbitanti ma nemmeno così facili da consolidare. Per riuscire a centrare l’obiettivo bisognerà spendere denaro sia per promuovere l’ICO (con un’attività di marketing online) sia per organizzare eventi capaci di fidelizzare la comunità; l’organizzazione di contest, l’invio di regali e altre iniziative simili sono il modo migliore per costruire la tua community ma richiedono purtroppo investimenti non esattamente irrisori. A peggiorare le cose c’è il fatto che non vi è alcuna garanzia di ritorno, puoi spendere centinaia di migliaia di euro per tentare di costruire la tua comunità ritrovandoti alla fine di tutto questo con meno di mille supporters sparsi per il mondo.
Garantirsi la quotazione sui maggiori exchange
Anche questo è un aspetto fondamentale quando si lancia una ICO, nessuno vuole investire in un token che poi non potrà mai scambiare sulle principali piattaforme; se da un lato ci sono exchange che offrono gratuitamente (ma in presenza di determinati paletti da rispettare) la quotazione sulla loro piattaforma, alcuni dei maggiori exchange chiedono di essere pagati per farlo. Ancora una volta, quindi, occorrerà definire un budget sin da subito da dedicare all’inclusione del token sui principali exchange.
Costi e tempi per il lancio di una ICO
A titolo puramente orientativo diciamo che per il lancio di una ICO occorrerebbe stanziare un capitale iniziale di circa 150mila dollari, per poter gestire in tranquillità la fase di lancio della ICO per un periodo di circa 12/18 mesi che si concluderà, appunto, con la ICO vera e propria, cioè la fase di raccolta. Come detto, però, in ogni caso non ci sarà alcuna garanzia che si riuscirà a recuperare quanto investito attraverso l’ICO e c’è anche il rischio di fare un buco nell’acqua. In questo momento gli investitori sono diventati molto più attenti nello scegliere i progetti sui quali investire e le numerose truffe che sono avvenute negli anni scorsi hanno contribuito a costruire un muro di diffidenza che chi desidera promuovere una ICO deve trovare il modo di abbattere. Per questo motivo, come accennato, è necessario reclutare persone di riconosciuta competenza e qualità, perché e il modo più semplice, sia pure non il più economico, per offrire adeguate garanzie ai propri potenziali investitori.
Lanciare una ICO: una strada alternativa
Come abbiamo visto nei paragrafi precedenti lanciare una ICO non è affatto ne semplice ne economico, ma resta ancora il modo più facile ed efficace per raccogliere una grossa quantità di denaro da dedicare al finanziamento della propria idea imprenditoriale; un buon modo di procedere potrebbe essere quello di organizzare un normale crowdfunding per raccogliere i fondi necessari a lanciare la ICO e poi usare la ICO per finanziare la propria idea. Con questo strumento, infatti, è possibile raccogliere molti più fondi di quanto non avvenga col normale crowdfunding, basti pensare ad esempio che la ICO di EOS ha raccolto la bellezza di 4mld di dollari in un anno, una cifra spropositata e impensabile da raccogliere con le normali piattaforme di crowdfunding; le ICO appaiono quindi essere uno strumento per finanziarie idee strutturate e complesse, che richiedono grandi moli di capitali, non si organizza, in altre parole, una ICO per raccogliere 200mila dollari, sarebbe sostanzialmente un fallimento. Chi non disponesse dei capitali necessari per organizzare le cose nella maniera sin qui descritta ha però ancora una strada alternativa, quella di rivolgersi ad apposite piattaforme che rappresentano in un certo senso una sorta di incubatore per ICO. Tra i progetti più interessanti in circolazione vorrei citare ICOStrart, una piattaforma che è nata in Svizzera nel 2003 proprio per sostenere i processi di raccolta fondi attraverso il crowdfunding e che poi ha ampliato il proprio progetto iniziale quando la rivoluzione delle criptovalute ha iniziato a muovere i suoi primi passi. In questo momento il progetto è ancora in fase di lancio, quindi chi desiderasse lanciare una sua ICO non può ancora sfruttare pienamente le potenzialità di questa piattaforma (che sarà in ogni caso a pagamento), tuttavia nel momento in cui il progetto sarà perfettamente operativo promette di sostenere gli sviluppatori e gli imprenditori in ognuno dei passaggi che abbiamo descritto nei paragrafi precedenti consentendo loro di risparmiare un bel po’ di soldi e di garantirsi al contempo tutto il supporto che gli serve per lanciare la propria ICO.
Conclusioni
In questo post abbiamo tentato di sfatare alcuni falsi miti, primo tra tutti quello che chiunque possa lanciare una propria ICO, spendendo pochissimo e raccogliendo una valanga di soldi senza neanche impegnarsi; ammesso che ci sia stato mai un momento in cui le cose sono veramente state così oggi tutto questo è completamente fuori dalla realtà. Chi fosse interessato a raccogliere capitali per finanziare un’idea imprenditoriale farebbe bene, a mio parere, a continuare a guardare con più interesse al mondo del crowdfunding; diverso il discorso per tutti quei progetti che potrei definire come “nativi blockchain” che non sono stati cioè forzatamente adattati a questa tecnologia ma che si collocano naturalmente e per propria stessa natura nell’alveo del mondo delle criptovalute. Una ICO rimane una buona opportunità anche per finanziare progetti che richiedono enormi quantità di denaro, ed in tal caso ha senso forzare lo sviluppo del progetto per suscitare l’interesse degli appassionati di criptovalute attraverso la creazione di un token che, magari, nelle fasi iniziali di sviluppo del progetto, non erano nemmeno contemplati. Tutti coloro che invece hanno bisogno di minor capitale (diciamo fino a un massimo di un milione) e la cui idea per propria natura non ha nulla a che vedere col mondo delle cripto farebbero bene ad orientarsi ad altre forme di finanziamento, diciamo più “tradizionali”, lasciando perdere le ICO perché il rischio, soprattutto per chi non conoscesse adeguatamente questo mondo, è di spendere un piccolo capitale in un’operazione che si rivelerà quasi inevitabilmente come l’ennesimo buco nell’acqua come tantissimi ve ne sono ogni giorno anche se, per motivi che chiunque può facilmente immaginare, non godono della stessa visibilità mediatica che invece è riservata a quei progetti (che però sono anche minoritari) che sono riusciti ad ottenere un buon successo proprio grazie a una ICO ben riuscita.
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