Bitcoin affronta una fase di forte pressione ribassista mentre Ray Dalio conferma la sua fiducia nel lungo termine con una piccola esposizione alla criptovaluta.

Ray Dalio e il portafoglio in BTC
Il fondatore di Bridgewater Associates, Ray Dalio, ha confermato di detenere soltanto l’1% del suo portafoglio in Bitcoin. Intervistato su CNBC, l’investitore ha spiegato di aver mantenuto questa esposizione per anni, adottando un approccio prudente nonostante la crescente diffusione e riconoscimento istituzionale della criptovaluta.
Dalio sottolinea che, pur riconoscendone la resilienza e il fatto di aver “superato la prova del tempo”, Bitcoin mantiene ancora limiti strutturali e tecnologici che, secondo lui, impediscono di considerarlo una reale valuta di riserva mondiale. Bridgewater, nel frattempo, gestisce un portafoglio azionario statunitense da 25,53 miliardi di dollari con oltre 1.000 posizioni, confermando una diversificazione molto ampia in cui BTC resta una presenza minima.
Bitcoin: una valuta di riserva?
Dalio ha ribadito che Bitcoin difficilmente potrà diventare la base del sistema monetario globale. A suo avviso, un asset destinato a sostenere valute e riserve internazionali dovrebbe garantire livelli di anonimato e opacità dei flussi che BTC non offre. Proprio la tracciabilità integrata nella blockchain, secondo Dalio, rende Bitcoin inadatto come fondamento per il sistema finanziario di grandi Stati e banche centrali.
A questa criticità si affianca un pericolo futuro, l’evoluzione del quantum computing. Secondo analisi citate da Dalio, nel giro di 10–15 anni i progressi del calcolo quantistico potrebbero arrivare a compromettere la crittografia di Bitcoin, aprendo scenari di rischio sistemico se la rete non dovesse evolversi in tempo.
Queste preoccupazioni non sono nuove, già nel 2021 l’investitore dichiarò che i governi avrebbero potuto intervenire drasticamente contro Bitcoin qualora fosse diventato “troppo efficace”. Tuttavia, con l’aumento dell’adozione negli anni successivi, Dalio riconobbe che Bitcoin restava operativo, sicuro e in grado di resistere sia sul piano tecnico sia su quello del mercato.
Analisi tecnica: Bitcoin rompe i supporti chiave
Sul fronte tecnico, Bitcoin sta affrontando una fase ribassista marcata. Dopo la formazione della death cross, con la media mobile a 50 giorni scesa sotto i 200 giorni, il prezzo ha accelerato al ribasso rompendo supporti rilevanti come quelli nell’area 100.000 e 86.000 dollari. Il grafico giornaliero mostra un crollo fino al successivo livello di domanda nei pressi dei 76.000 dollari, senza segnali chiari di capitolazione, con un calo dell’8% a 83.000 dollari.
Sull’intervallo temporale a 4 ore, la situazione è persino più fragile, BTC ha rotto al ribasso il canale discendente nel quale si muoveva, segno della pressione insistente dei venditori. I rimbalzi tentati sono stati deboli e rapidamente riassorbiti, con candele caratterizzate da lunghe ombre e poca forza direzionale. Il livello degli 85.000 dollari, ora superato al ribasso, potrebbe trasformarsi in nuova resistenza.
Bitcoin Hyper rompe i limiti della rete Bitcoin
All’interno di questo scenario assume particolare rilievo lo sviluppo di nuove soluzioni che puntano a modernizzare l’infrastruttura Bitcoin.
Tra queste emerge Bitcoin Hyper, una Layer2 progettata per portare sulla rete BTC funzionalità avanzate come staking, smart contract, dApp e servizi DeFi, mantenendo la sicurezza della blockchain principale ma introducendo tempi di transazione molto più rapidi e costi ridotti. Sviluppata sulla Solana Virtual Machine, Bitcoin Hyper permette un’esperienza quasi in tempo reale, con utilizzo diretto di BTC in applicazioni decentralizzate.
Il token nativo $HYPER svolge un ruolo centrale nell’ecosistema, utilizzato per transazioni più basse, governance e staking con rendimento annuo del 41%. La prevendita attualmente in corso sul sito, offre il token a un costo di 0,013305 dollari e ha già raccolto oltre 28,2 milioni di dollari.
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