Quando il mercato diventa instabile, molti investitori vanno nel panico e cercano azioni “di controllo” che diano una sensazione di sicurezza. Nel caso di Bitcoin, il riflesso più comune è vendere ai primi movimenti negativi, anche se il portafoglio di lungo periodo ne soffre. Il problema è che gran parte delle motivazioni usate per giustificare una vendita non hanno nulla di razionale: sono reazioni emotive, non valutazioni basate sui fondamentali.
Se il tuo obiettivo è accumulare e mantenere Bitcoin per beneficiarne nel tempo, farsi condizionare dal rumore del breve periodo rischia di mandare all’aria un’intera strategia. Ecco tre motivi molto diffusi – e molto deboli – per cui alcuni stanno vendendo Bitcoin, e perché non dovresti seguirli.
1. “Ho paura che domani il prezzo scenda”
Il timore che il prezzo possa calare nelle prossime ore o nel prossimo giorno è comprensibile, ma irrilevante. Nel breve periodo il mercato può salire, scendere o muoversi in laterale… e nessuno può prevederlo con precisione.
La soluzione è cambiare prospettiva: ragionare in anni, non in giorni.
Il modello di emissione di Bitcoin riduce progressivamente la quantità di monete create, aumentando la scarsità e spingendo statisticamente il valore verso l’alto sul lungo arco temporale. Non significa che il prezzo salirà la settimana prossima, ma indica che la dinamica dell’offerta è strutturalmente limitata.
Storicamente, osservando periodi di cinque anni, Bitcoin ha battuto la maggior parte degli asset tradizionali. Se il tuo orizzonte è quello giusto, le oscillazioni quotidiane smettono di essere importanti. Meglio pianificare come sfruttare la volatilità, non temerla.
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2. “Preferisco vendere e comprare i titoli della ‘Magnificent Seven’”
I giganti tecnologici sono stati protagonisti di performance impressionanti negli ultimi anni, tanto da spingere alcuni investitori a vendere Bitcoin per puntare tutto sui loro titoli.
Ma questo è inseguire la performance, non investire. Nel 2025 questo gruppo di aziende ha mostrato oscillazioni notevoli: rialzi vertiginosi seguiti da fasi di frenata per questioni di valutazioni e costi. A marzo e aprile, per esempio, la sola reazione ai dazi ha generato oltre 1,5 trilioni di dollari di capitalizzazione aggiuntiva in pochi giorni, per poi lasciare spazio a settimane di rallentamenti.
Comprare qualcosa solo perché “sta salendo adesso” porta spesso al risultato opposto: vendere basso e comprare alto.
Bitcoin e i colossi tech rispondono a logiche completamente diverse. Se ritieni Bitcoin un asset scarso, globale e con offerta fissa, abbandonarlo per inseguire le mode del momento è una strategia debole. La soluzione più sana è costruire una dimensione del portafoglio che ti permetta di sopportare sia la volatilità delle criptovalute sia i cicli dei titoli tech, senza rimbalzare continuamente da un lato all’altro.
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3. “Adesso che lo comprano gli istituzionali, non c’è più potenziale”
Una convinzione molto diffusa è che l’ingresso massiccio di istituzioni finanziarie riduca il margine di crescita di Bitcoin. In realtà è l’opposto.
Questa idea confonde volatilità e potenziale di valore.
Gli ETF spot e l’arrivo di grandi aziende con riserve in criptovalute hanno cambiato la struttura del mercato, ma non in senso negativo. Gli ETF tendono a stabilizzare leggermente i movimenti, senza però penalizzare il rendimento complessivo.
Inoltre, quando società o fondi acquistano Bitcoin per detenzione di lungo periodo, quelle monete escono dalla circolazione. Il numero di BTC realmente disponibili sugli exchange diminuisce, mentre la domanda continua a crescere. Questo crea un mercato con meno offerta libera e compratori sempre più grandi.
Le principali società di gestione patrimoniale, infatti, non prevedono affatto un declino di Bitcoin con l’aumento dell’adozione istituzionale – anzi, stimano che l’asset diventerà una componente stabile dei portafogli globali.
Il risultato? La stessa dinamica che ha sempre sostenuto Bitcoin: domanda crescente, offerta in rallentamento. Una combinazione che nel lungo periodo tende più a sostenere il prezzo che a soffocarlo.
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