Quando il mercato delle criptovalute si è trovato di fronte al più violento flash crash di sempre, avvenuto il 10 ottobre, molti token si sono letteralmente dissolti nel panico collettivo. Ma Bitcoin ha dimostrato ancora una volta la sua capacità di resistere alle tempeste, piegandosi senza mai spezzarsi. A pochi giorni dal disastro, la criptovaluta regina registra un calo dell’11% rispetto ai livelli del 6 ottobre, ma il suo comportamento resta notevolmente più solido rispetto a quello della concorrenza. È il segnale di un declino irreversibile o, al contrario, una nuova occasione d’acquisto?
Un crollo record che ha messo in ginocchio il mercato
Il flash crash tra il 10 e l’11 ottobre ha cancellato oltre 19 miliardi di dollari in sole 24 ore, segnando la più grande liquidazione mai registrata nei mercati derivati crypto. Una vera e propria cascata di margin call e vendite forzate ha travolto sia le piattaforme centralizzate sia gli exchange decentralizzati (DEX), con i trader costretti a chiudere posizioni altamente a leva. In poche ore, Bitcoin è passato da nuovi massimi settimanali a minimi intorno alla metà dei 100.000 dollari, per poi risalire rapidamente grazie a un ritorno di domanda.
A innescare il crollo è stato un mix esplosivo: dichiarazioni tariffarie e retorica di guerra commerciale da parte dell’ex presidente Donald Trump hanno scatenato un’ondata di avversione al rischio globale. Con un mercato già saturo di posizioni a leva, bastava una scintilla per far evaporare la liquidità e generare un effetto domino.
Le altcoin, con volumi più bassi e una liquidità molto più fragile, sono state le principali vittime del collasso: molte hanno perso oltre l’80% del loro valore, alcune arrivando vicinissime allo zero. Bitcoin, invece, ha retto grazie a una struttura di mercato più profonda e a un crescente coinvolgimento di investitori istituzionali, soprattutto tramite ETF spot. In quei giorni, proprio gli ETF su Bitcoin hanno registrato afflussi netti per diversi miliardi di dollari, segno che la domanda di lungo periodo resta forte anche nei momenti di panico.
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Il crash non ha intaccato i fondamentali di Bitcoin
Nonostante la portata storica del crollo, nessuno degli eventi che lo hanno causato ha modificato i fondamenti di Bitcoin. Il suo tetto massimo di 21 milioni di monete resta immutato, così come il meccanismo di halving che ogni quattro anni riduce l’emissione di nuovi BTC, rendendo l’offerta sempre più scarsa. L’algoritmo non è stato toccato, né il mining è diventato più facile o meno competitivo.
Questo significa che il valore di Bitcoin continua a poggiare su basi solide: una offerta limitata, una rete decentralizzata e una domanda in crescita da parte di individui e istituzioni che lo vedono come una riserva di valore digitale.
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Comprare il ribasso: una strategia per investitori pazienti
La domanda che molti si pongono è: vale la pena comprare Bitcoin dopo un crollo simile?
La risposta dipende dal proprio orizzonte temporale. Se si guarda al breve periodo, nuove turbolenze macroeconomiche o politiche potrebbero ancora scuotere il mercato. Ma per chi investe con una prospettiva di anni, non di giorni, il recente calo può essere visto come una finestra d’ingresso vantaggiosa.
Bitcoin resta la spina dorsale dell’intero ecosistema cripto, con una scarsità programmata che nel tempo tende a spingere il prezzo verso l’alto, soprattutto man mano che l’adozione cresce. Gli investitori istituzionali continuano ad accumularlo, e la fiducia nell’asset non sembra essere stata intaccata nemmeno da uno dei peggiori crash della storia.
Chi ha la disciplina e la pazienza di resistere alla volatilità potrebbe trasformare questa fase di debolezza in un’opportunità. Perché, come dimostrato ancora una volta, Bitcoin può piegarsi, ma non crolla mai davvero.
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