Le stablecoin, nate con l’obiettivo apparentemente semplice di ancorare il valore di un token a una valuta fiat come il dollaro, si stanno rapidamente trasformando in strumenti strategici per governi, istituzioni e investitori. Da alternativa digitale alla moneta tradizionale, si sono evolute in asset capaci di suscitare sia entusiasmo sia preoccupazioni. I regolatori le vedono come potenziali minacce alla stabilità monetaria, i criminali come veicoli per trasferimenti rapidi, mentre gli investitori le considerano l’equivalente più vicino al contante nel mondo blockchain.
Entro il 2030, il loro ruolo sarà ancora più centrale. Ecco tre previsioni concrete su come potrebbero cambiare nei prossimi anni.
1. Il “pulsante di blocco” diventerà un’arma di uso comune da parte dei governi
Il controllo della moneta è sempre stato una prerogativa statale, e le stablecoin non sfuggono a questa logica. Strumenti come USDC e Tether possiedono già funzioni per bloccare istantaneamente fondi su specifici wallet, e non è raro che vengano usate.
Episodi come il congelamento di 75.000 USDC legati a Tornado Cash nel 2022 o il blocco di 32 wallet da parte di Tether nel 2023 dimostrano come i fornitori siano pronti a eseguire ordini delle autorità in tempi rapidissimi.
La recente approvazione negli Stati Uniti del Genius Act ha reso ancora più esplicita questa facoltà: ogni emittente di stablecoin, nazionale o estero, dovrà dimostrare di poter eseguire sequestri e congelamenti su richiesta del governo come condizione per operare sul mercato. È probabile che altre giurisdizioni adottino regole simili.
Entro il 2030, questa pratica diventerà tanto comune quanto gli avvisi antifrode delle banche tradizionali, con un uso esteso anche per indagini penali o azioni contro oppositori politici. Gli investitori che cercano la massima resistenza alla censura dovranno essere consapevoli che le stablecoin stanno diventando sempre più simili ai sistemi bancari tradizionali.
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2. Almeno una grande stablecoin collasserà fino a valere zero
Non tutte le stablecoin sono uguali: alcune sono completamente garantite da riserve solide, altre si basano su meccanismi complessi di ingegneria finanziaria. Quando questi sistemi falliscono, le conseguenze possono essere devastanti.
Il caso di TerraUSD nel 2022, con un crollo improvviso che ha bruciato 60 miliardi di dollari, è un monito per tutto il settore. Persino stablecoin ben supportate hanno avuto momenti critici, come USDC che nel 2023 è scesa a 0,88 dollari durante la crisi della Silicon Valley Bank.
Oggi la capitalizzazione complessiva delle stablecoin è di circa 257 miliardi di dollari, e la tentazione di ridurre i costi di gestione o cercare rendimenti più alti può portare a errori fatali. Basterebbe una falla di audit, un attacco informatico o una cattiva gestione delle riserve per scatenare un crollo totale.
È quindi plausibile prevedere che entro il 2030 almeno una stablecoin di primo piano possa azzerare il proprio valore. Per ridurre il rischio, gli investitori dovranno orientarsi solo verso soluzioni trasparenti, con audit regolari e senza concentrare grandi somme in un unico asset.
3. Le stablecoin diventeranno un’alternativa concreta ai circuiti SWIFT
Uno dei vantaggi principali delle stablecoin è la velocità nei trasferimenti internazionali. Mentre i sistemi tradizionali come SWIFT richiedono giorni e costi elevati per spostare fondi da un Paese all’altro, le stablecoin consentono operazioni quasi istantanee e a costi minimi.
Negli ultimi anni, i trasferimenti on-chain hanno superato i 20.000 miliardi di dollari annui, crescendo di dieci volte in appena quattro anni. Se questo ritmo continuerà, le stablecoin potrebbero superare SWIFT nei trasferimenti person-to-person molto prima del 2030.
Questa evoluzione aprirà opportunità enormi per le piattaforme blockchain e gli intermediari capaci di offrire ponti rapidi e a basso costo tra dollari digitali e banche tradizionali, rendendo questi servizi un settore strategico per investimenti a lungo termine.
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