Mosca trova un altro sistema per aggirare le sanzioni: per le forniture di gas alcuni Paesi potranno pagare anche in Bitcoin oltre che con le proprie valute nazionali
Dopo la decisione di modificare i contratti inserendo il corrispettivo da pagare per le forniture di gas in rubli anziché in euro o dollari, il Cremlino interviene ancora con la decisione di consentire i pagamenti in Bitcoin ad alcuni Paesi ‘amici’.
Nei giorni scorsi il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato che è pronto un disegno di legge che imporrà alla compagnia Gazprom di modificare i contratti in modo che i cosiddetti Paesi ostili potranno pagare per le forniture di gas solo in rubli. Il risultato più immediato è arrivato subito dopo l’annuncio, e ha portato ad un improvviso aumento della quotazione della valuta russa.
Ora, stando a quanto riportato dalla Bbc, il capo della commissione per l’energia della Duma, Pavel Zavalny, avrebbe affermato che alcuni Paesi amici di Mosca potranno pagare le importazioni di gas e petrolio anche in Bitcoin, oltre che nelle loro valute nazionali.
Una opzione che, quindi, non sarà disponibile per quei Paesi ostili come l’Italia che invece se vorranno ricevere ancora il gas dalla Russia dovranno pagare necessariamente in rubli.
Dopo l’annuncio impennata del prezzo del Bitcoin
La Russia decide quindi di servirsi anche del mercato delle criptovalute per migliorare la propria posizione economica dopo le pesanti sanzioni imposte dai Paesi occidentali e dall’intero mondo della finanza ad essi collegato.
La decisione di accettare pagamenti in Bitcoin, oltre ad agevolare la Russia di Putin rappresenta un ulteriore stimolo di crescita per la prima crypto come capitalizzazione di mercato. Nella giornata di ieri, dopo l’annuncio, il Bitcoin ha toccato quota 44 mila dollari, registrando un rialzo di oltre il +2%.
Non dimentichiamo che la guerra in Ucraina ha influito sull’andamento delle crypto, anche perché i Paesi occidentali avevano chiesto agli exchange di escludere gli utenti di nazionalità russa, nel dichiarato intento di prevenire il rischio che proprio attraverso le criptovalute fosse possibile aggirare le sanzioni e trasferire capitali all’estero.
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