A un certo punto nella giornata di ieri ho trovato bitcoin in tendenza su twitter; ho faticato non poco a capire il perché, alla fine ci sono arrivato, il motivo era che Jack Dorsey (il papà di twitter) ha annunciato che gli utenti potranno utilizzare l’emoji di bitcoin sulla piattaforma e non solo, visto che il nuovo simbolo è stato implementato con lo standard unicode. Attualmente, però, il simbolo bitcoin non è stato ancora presentato al General Interchange (RGI), il che significa che l’emoji lanciato da Dorsey non sarà necessariamente supportata sulle principali piattaforme Internet, come ad esempio Facebook o LinkedIn. La comunità ha reagito con enorme entusiasmo alla notizia e, per quanto mi riguarda, inizialmente ho faticato a comprenderne il motivo; riflettendoci, però, mi sono reso conto di come questo indichi quanto popolare è diventato bitcoin negli ultimi quattro o cinque anni. Certo, non basta un emoji a stimolare l’adozione di massa, ma il fatto che sia stato lanciato dimostra chiaramente che BTC non solo è ormai diffuso a livello globale ed è conosciuto anche da persone che fino a solo qualche tempo fa nemmeno ne avevano sentito parlare, ma dimostra anche che bitcoin è qui per rimanere.
Quello che è accaduto, in altre parole, è che questa moneta ha ormai costruito così tanta fiducia intorno a se che semplicemente gode di uno zoccolo duro così forte che è semplicemente impensabile possa sparire dalle scene dalla sera alla mattina; altro particolare da tenere in debita considerazione è che a quello zoccolo duro vanno aggiungendosi sempre più persone, sia tra i piccoli investitori, sia tra i grandi investitori istituzionali. In un momento storico in cui gli istituti di credito per depositare il denaro presso le banche centrali non solo non ricevono più alcun interesse ma devono addirittura pagare un costo appare del tutto scontato che siano proprio gli istituti di credito i primi ad aver interesse nel successo di bitcoin. Si è quindi venuto a creare un paradosso per il quale le banche sono legate a doppio filo alla tecnologia che appare già oggi destinata a spazzarle via; se bitcoin dovesse fallire questo significherebbe che le banche perdono uno strumento strategico fondamentale per tutelare il proprio capitale, mentre se bitcoin dovesse aver successo le banche finiranno inevitabilmente per perdere il controllo sui depositi dei correntisti. Agli istituti di credito, quindi, non è rimasto altro da fare che scegliere di quale morte preferiscono morire.
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