La commissione europea e il fondo europeo per gli investimenti (FEI) hanno stanziato 100mln di euro da destinare al finanziamento della ricerca su blockchain e intelligenza artificiale; la disponibilità del fondo arriverà a toccare complessivamente 400mln grazie all’afflusso di capitali privati. A questo denaro è verosimile si aggiunga la liquidità delle banche, nel prossimo anno, invitate ad investire nel progetto, cosa che potrebbe far aumentare la disponibilità del fondo fino a una cifra di 2mld di euro. Il FEI intende così incentivare lo sviluppo di progetti su larga scala finanziando un portafoglio di società innovative che punta a sostenere l’industria dell’IA e della blockchain a livello comunitario. Lo scopo dichiarato è quello di evitare che il gap rispetto a USA e Cina, comunemente considerati i due paesi leader per questo tipo di tecnologie, si allarghi ulteriormente; purtroppo, però, questo tipo di politica è assolutamente inadeguata a sostenere la nascita di un’industria europea per quel che riguarda la blockchain (diverso il discorso per l’intelligenza artificiale).
A frenare la crescita in questo settore, infatti, sono i diffusi vuoti normativi lasciati dai vari legislatori nazionali e da quello europeo; la mancanza di un quadro normativo chiaro, unitamente alle continue dichiarazioni, spesso sconclusionate, dei politici rappresenta un forte deterrente alla nascita di un’industria blockchain in Europa. Se poi consideriamo che figure anche di primo piano della politica comunitaria, insieme con i ministri di diversi paesi (in primis Francia e Germania), saltano continuamente da dichiarazioni di completa chiusura ad altre che lasciano intravedere un piccolo spiraglio di apertura appare chiaro a chiunque che bisogna essere folli per venire ad investire in Europa. La differenza radicale tra Cina, Usa e UE è proprio questa; mentre la Cina si è già data un quadro normativo di riferimento, offrendo le dovute certezze a livello legale agli operatori di settore, e gli USA, nonostante siano indietro rispetto alla Cina, hanno implementato una serie di licenze che garantiscono agli operatori del settore di operare in assoluta legalità nel paese, in Europa nulla di tutto questo è stato fatto. Il fatto che venga istituito un fondo europeo potrà forse sembrare ad alcuni una buona notizia, in realtà dimostra la completa inadeguatezza della nostra classe dirigente; la convinzione che tutto dipenda dal denaro e che basti stanziare fondi pubblici per veder decollare un’industria senza essersi premuniti di fornire un quadro normativo certo per le aziende operanti nel settore dimostra meglio di qualunque altra cosa la miopia e l’incompetenza del ceto politico europeo.
Questo contenuto non deve essere considerato un consiglio di investimento.
Non offriamo alcun tipo di consulenza finanziaria. L’articolo ha uno scopo soltanto informativo e alcuni contenuti sono Comunicati Stampa
scritti direttamente dai nostri Clienti.
I lettori sono tenuti pertanto a effettuare le proprie ricerche per verificare l’aggiornamento dei dati.
Questo sito NON è responsabile, direttamente o indirettamente, per qualsivoglia danno o perdita, reale o presunta,
causata dall'utilizzo di qualunque contenuto o servizio menzionato sul sito https://valutevirtuali.com.