Si tratta di una legge importante per il settore, che farà tirare un sospiro di sollievo a molti investitori, soprattutto tra quelli che hanno puntato su monete come ETH o XRP; è notizia di ieri, infatti, che la camera dei rappresentati ha introdotto una nuova legge (Token Taxonomy Act) che stabilisce appunto che le criptovalute e i token non sono equiparabili a securities (quelle che noi in italiano definiremmo obbligazioni). Questa nuova norma è rilevante perché, in caso contrario, se gli USA avessero deciso di equiparare le cripto a strumenti come le securities, l’impatto su alcuni progetti avrebbe potuto essere devastante.
Nuova legge per salvare i token negli USA
La proposta è bipartisan e presenta come primi firmatari Warren Davidson (tra i repubblicani) e Darren Soto (tra i democratici) introducendo, tra le altre cose, un provvedimento di prelazione che andrà a sostituire le normative varate dai singoli stati come ad esempio la famosa BitLicense in vigore a New York che il governo federale giudica troppo onerosa per permettere al comparto delle aziende blockchain una crescita rapida.
In particolare Soto ha dichiarato che l’introduzione del Token Taxonomy Act e del Digital Taxonomy Act serviranno a dare certezza alle imprese che operano nel settore, evitando che si generino conflitti in termini di giurisdizione tra i vari stati e permettendo agli USA di riposizionarsi a livello internazionale come riferimento per quel che riguarda l’industria delle cripto. Ciò che emerge è che gli USA temono di essere scavalcati dall’Europa e soprattutto dalla Cina in un settore che potrebbe rivelarsi estremamente rilevante a livello globale nei prossimi anni; questo dimostra anche come sia molto difficile che i governi possano trovare un accordo di massima per pervenire al famoso ban globale delle cripto, e sostanzialmente per due motivi; in primo luogo perché le istituzioni stesse sono troppo coinvolte da questo settore per poter decidere di affossarlo, ed in secondo luogo perché è difficile che un paese accetti di introdurre norme troppo restrittive per il comparto delle cripto dal momento che questo tipo di approccio lo renderebbe meno competitivo finendo per farlo scavalcare nelle gerarchie internazionali da altri paesi. Visto il clima di competizione spinta che si respira a livello internazionale, quindi, è improponibile credere che durante eventi come i G20 (o altri meeting internazionali), già caratterizzati di norma da una scarsa propensione a prendere decisioni concrete, i vari paesi possano trovare la quadratura del cerchio e un approccio comune al mercato delle criptovalute. Se a tutto questo, poi, aggiungiamo il lavoro delle lobbies che, come confermano numerosi report, sono cresciute a dismisura negli ultimi anni, ecco che diventa facile immaginare un futuro in cui gli USA introdurranno norme progressivamente sempre più favorevoli alla diffusione e alla crescita delle criptovalute.
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