Una blockchain per ridurre la povertà attraverso un sistema di identificazione: al via l’esperimento a Buenos Aires

Sulla carta le intenzioni sono buone, l’idea lo è anche di più, ma nei fatti bisognerà verificare quanta differenza passerà tra gli annunci e la realtà; andiamo con ordine, però, e spieghiamo nel dettaglio di cosa stiamo parlando. Con un comunicato diffuso in data odierna l’IDB Lab (il braccio innovazione del gruppo di sviluppo bancario interamericano), la “crypto” ONG Bitcoin Argentina e la consociata locale della NEC corporation hanno annunciato di voler sviluppare insieme una piattaforma blockchain il cui obiettivo è ridurre la povertà migliorando e semplificando i processi di identificazione dei cittadini di Buenos Aires.

Blockchain per ridurre la povertà

L’idea è sostenuta dal fatto che, come innumerevoli report dimostrano, paradossalmente sono proprio i poveri a pagare costi più alti per accedere ad alcuni servizi basilari, tra cui proprio quelli bancari; IDB Lab, Bitcoin Argentina e NEC si sono quindi convinti che siano proprio i dati incompleti, o comunque imprecisi, a rappresentare uno dei motivi principali di esclusione finanziaria, di conseguenza una blockchain pensata per semplificare l’identificazione delle persone permetterebbe anche di ridurre tutti quegli ostacoli che proprio le persone più povere si trovano a dover superare per entrare nel mercato. Lo spirito della piattaforma è quello di garantire al contempo ai cittadini di avere assoluto controllo sui propri dati e alle aziende di accedere, ove fosse loro consentito, a tali dati in maniera semplice, veloce ed economica; il vantaggio per i cittadini che aderiranno a questo progetto, tanto più per i soggetti non bancabili, sarà quello di avere accesso a un portafoglio crittografico capace di offrire loro la stessa operatività che avrebbero con un normale conto in banca.

Molti, sono sicuro, avranno da obiettare che se una persona è povera lo è proprio perché non ha denaro, di conseguenza non ha neanche bisogno di un conto per conservarlo; questo è sicuramente giusto ed è anche il motivo per cui, in apertura di questo articolo, ho scritto che bisognerà vedere, alla prova dei fatti, quali saranno i risultati concreti di questa iniziativa. Attualmente, ad esempio, si stima che poco più del 16% dei cittadini di Buenos Aires viva sotto la soglia di povertà; sarebbe impensabile credere di poter azzerare quella percentuale semplicemente introducendo una piattaforma blockchain come quella appena descritta, è però anche vero che una piccola parte di quel 16% potrebbe giovarsi a tal punto di questa tecnologia da riuscire effettivamente ad uscire dalla soglia di povertà.

Se così dovesse essere significherebbe che nel giro di qualche anno nella capitale argentina il numero di persone che vivono sotto la soglia di povertà potrebbe diminuire, giusto per fare un esempio, dall’attuale 16,2% a un 14,5%, il che non risolverebbe il problema ma sarebbe comunque un bel passo in avanti. Molte persone, infatti, avrebbero anche delle idee per uscire dalla povertà e le capacità per trasformare quelle idee in realtà, ma non riescono a farlo proprio perché sono esclusi dal circuito bancario; pensiamo banalmente a un piccolo artigiano, oggi anche il più sciocco dei telefoni include una fotocamera e la possibilità di collegarsi a internet, quindi un piccolo artigiano potrebbe scattare delle foto alle sue opere e metterle in vendita su qualche grande ecommerce, con prospettive che potrebbero rivelarsi anche ottime nel lungo periodo.

Molti piccoli artigiani dei paesi più poveri del mondo, però, non possono fare nulla di tutto questo perché sono esclusi dal sistema finanziario e sono quindi impossibilitati a ricevere pagamenti online; con una piattaforma come quella pensata da NEC, Bitcoin Argentina e IDB Lab, invece, si può estendere a tutti l’accesso ai servizi finanziari rispettando al contempo, grazie al sistema di identificazione previsto dalla piattaforma, quanto previsto dalla normativa antiriciclaggio e garantendo la tracciabilità delle transazioni.

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