Una blockchain per creare il primo quartiere smart nella capitale della Cambogia, al via il progetto

Non sarà una notizia epocale, del resto progetti del genere negli ultimi tempi si stanno susseguendo senza soluzione di continuità, ma ci tornerà utile per fare una serie di riflessioni che ci riguardano direttamente come italiani; procediamo, però, con ordine e spieghiamo meglio di cosa stiamo parlando. Grazie ad un articolo pubblicato in data odierna da Techinasia siamo venuti a conoscenza del progetto di Limestone Network, startup basata a Singapore, di utilizzare una blockchain per costruire il primo quartiere intelligente a Phnom Penh (capitale della cambogia); il nuovo quartiere sorgerà in un’area di circa 100 ettari e comprenderà immobili residenziali, uffici, centri commerciali ed, ovviamente, i servizi indispensabili ai residenti (come ad esempio le scuole).

Primo quartiere smart con la Blockchain?

Il progetto, che dovrebbe essere completato entro il 2022 (appena in tre anni) pone al centro la creazione di un sistema di identificazione basato su blockchain che consentirà alle persone, attraverso l’app mobile Limestone, di godere di tutta una serie di servizi. La cosa, evitando di scadere in certo ottuso ottimismo tecnologico, ha sia degli aspetti positivi che negativi, come fa notare, tra gli altri, Emir Hrnjic, eminente ricercatore presso la Business School dell’Università Nazionale di Singapore; è proprio lui, infatti, interpellato da TechinAsia, a dichiarare che:

Il vantaggio principale delle città intelligenti basate su blockchain è il suo potenziale di aggregazione, analisi e distribuzione di dati in tempo reale. Vi sono però delle questioni che vanno inderogabilmente affrontate, anche di carattere normativo; in futuro le smart city costruite intorno a una blockchain potrebbero diventare una società ideale, dove ognuno ha il controllo della propria vita e del proprio ambiente, ma potrebbero anche tramutarsi in una società distopica dove pochi esercitano un potere di controllo assoluto sulle masse”

Chi ci legge abitualmente sa che anche noi di ValuteVirtuali abbiamo sollevato spesso questo aspetto della questione, rimarcando ogni volta che ne abbiamo avuto l’occasione come, con la stessa tecnologia, la blockchain appunto, sia possibile sia liberare l’umanità che schiavizzarla; ma non è questo l’aspetto che più ci interessa di questa notizia, nonostante abbia sicuramente una grande rilevanza. Ciò che, invece, trovo realmente rilevante in questa news è che dimostra come il baricentro del mondo si sia spostato ormai definitivamente dall’occidente al sud est asiatico; nel nostro paese, ad esempio, neanche esiste un’industria blockchain, non c’è in cantiere alcun progetto concreto relativo alle smart city. Se anche solo 20 anni fa ci avessero detto che la Cambogia (mica gli Usa, la Cambogia) sarebbe diventata più attrattiva per gli investimenti in innovazione di una qualunque nazione occidentale ci saremmo messi a ridere; quello che stiamo osservando oggi, in altre parole, è il segno del declino dei paesi del blocco occidentale. Paesi che fino a qualche anno fa definivamo “terzo mondo” oggi sembrano aver messo la freccia ed essere pronti a sorpassarci nel giro di qualche decina d’anni.

Il divario tecnologico che si sta scavando tra noi e questi paesi, molto presto, apparirà incolmabile e segnerà il tramonto definitivo dell’influenza dei paesi del blocco occidentale nel resto del mondo; in un momento storico in cui nel nostro paese non si fa altro che parlare dei fenomeni migratori sarebbe perciò il caso che ci iniziassimo a rendere conto che, nel giro di qualche decade, a salire sui barconi in cerca di un futuro migliore e di un paese che ci offra uno straccio di possibilità saremo proprio noi. Mentre media, politici, giornalisti e intellettuali continuano a raccontarci la favoletta dell’Italia come grande potenza economica sullo scenario globale, noi, che osserviamo il mondo dalla nicchia del mercato delle criptovalute, vediamo quotidianamente segnali che delineano un futuro in cui diventeremo sempre più marginali e deboli sullo scenario internazionale, mentre quei paesi che oggi, non senza un filo di spocchia, definiamo con epiteti del tipo “repubblica delle banane” finiranno presto per superarci sul piano sia economico che politico e tecnologico. Sarebbe quindi il caso di abbandonare certe narrazioni, degne di un film fantasy, ed iniziare a misurarci con la realtà prima che sia troppo tardi; non che, sinceramente, abbia una qualche speranza che questo possa succedere davvero, ma è ciò che dovremmo iniziare a fare.

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