Smartphone e pc all-in-one basati su blockchain: HTC e Sirin Labs alla prova dei fatti

La rivoluzione della blockchain passa inevitabilmente dalla semplificazione di questa tecnologia che, a sua volta, passa altrettanto inevitabilmente per la realizzazione di dispositivi che potremmo definire “nativi blockchain”. Tra le diverse aziende che stanno lavorando in questo senso le capofila mondiali sono senza dubbio HTC, già sul mercato con il suo Exodus, e Sirin Labs che ha sviluppato un sistema operativo (Sirin OS) che presenta caratteristiche molto particolari capaci di garantire l’accesso ad applicazioni e servizi basati su blockchain in maniera preferenziale. Si tratta di prodotti pensati ancora per una clientela di nicchia, che si muovono attualmente dentro a un mercato non particolarmente vivace ma che, è presumibile, possa diventare molto importante nel corso dei prossimi anni. Mentre in pratica alcune aziende considerate leader del settore continuano a sfornare nuovi modelli definendoli ogni volta “i migliori di sempre” ma che a ben vedere non presentano alcuna differenza rilevante rispetto ai modelli immediatamente precedenti se non forse qualche grammo di peso in meno o mezzo pollice di monitor in più (con conseguente crollo nelle vendite che diventa sempre più difficile ignorare), aziende più serie e realmente votate all’innovazione (come appunto HTC) si aprono la strada nel mondo della blockchain promettendo di impattare in maniera rilevante anche sul numero di nodi che attualmente compongono le reti delle due maggiori cripto (btc e eth). Nei prossimi paragrafi, quindi, tenteremo di capire meglio le caratteristiche dei prodotti che queste due aziende stanno lanciando sul mercato e di comprendere se avranno un reale impatto sul mondo delle cripto.

HTC exodus 1: caratteristiche dello smartphone

Partiamo subito con lo smartphone realizzato da HTC (che per ora non è ancora disponibile sul mercato italiano ma che è presumibile lo possa presto diventare); parliamo di un dispositivo molto interessante, che tutti i siti di settore catalogano come un top di gamma, perfettamente equiparabile ai migliori modelli attualmente in circolazione prodotti da aziende come Samsung, Google o Huawei. L’exodus HTC presenta, sotto il profilo tecnico, un ottimo equipaggiamento, con ben 6GB di ram, un processore Snapdragon 845 e 128 GB di memoria interna che difficilmente possiamo immaginare possano offrire una concreta opportunità a livello di mining ma che lo rendono comunque uno smartphone di tutto rispetto. Tra le altre dotazioni doppia fotocamera e Display QHD da 6 pollici in formato da diciotto noni; ovviamente però non sono queste le caratteristiche che rendono questo dispositivo così ambito per gli appassionati di criptovalute di tutto il mondo. A rendere l’HTC exodus1 così interessante sono il pieno supporto per le DApps e la funzione di hardware wallet che offre l’opportunità di conservare le nostre cripto in maniera sicura; una parte del dispositivo, infatti, è completamente isolata dal resto dello smartphone ed è proprio questo aspetto a rappresentare una sicurezza aggiuntiva rispetto a quanto otterremmo limitandoci a scaricare un normale wallet per smartphone. Nel dispositivo, inoltre, è inclusa una funzione di “social recovery” che consente di selezionare dei contatti di fiducia per recuperare i nostri fondi in caso di smarrimento delle chiavi private; il prezzo, pur competitivo rispetto ad altri prodotti di pari fascia di prezzo, non è comunque ancora tra i più accessibili dal momento che si aggira intorno ai mille dollari (da pagare però rigorosamente in criptovaluta).

I dispositivi di Sirin Labs nativi blockchain

Iniziamo con lo spendere due parole per questa azienda israeliana che non necessariamente tutti i nostri lettori conosceranno; l’azienda nasce dall’intuizione di Kenges Rakishev (uno dei fondatori) che scoprendo che il suo smartphone era stato hackerato mette a fuoco la necessità, nel 2013, di sviluppare dispositivi più sicuri, capaci di garantire buoni standard di sicurezza senza rinunciare alla connessione internet (del resto rinunciando al collegamento alla rete diventa facile rendere un dispositivo sicuro). Al progetto partecipano anche Hogeg (co-founder) e quello che attualmente è l’amministratore delegato dell’azienda (Tall Cohen). L’attività di finanziamento viene portata avanti con un crowfunding cominciato il 12 dicembre 2017 e che in appena 13 giorni ha consentito di raccogliere la bellezza di 150mln di dollari rendendo la ICO di Sirin Labs la quarta più ricca di sempre. Il primo prodotto rilasciato dall’azienda è stato Solarin, uno smartphone che costava la bellezza di più di 13.000 dollari. Come chiunque può facilmente immaginare il dispositivo non ha riscosso un particolare successo in termini di vendite, ma non importa, dal momento che Sirin Labs è già tornata sul mercato con un nuovo prodotto che presenta questa volta prezzi più popolari. Parliamo di Finney, uno smartphone disponibile al prezzo di solo (si fa per dire) mille dollari e dalle caratteristiche in linea di massima quasi perfettamente sovrapponibili all’exodus HTC di cui abbiamo appena parlato. Allo smartphone si aggiunge anche il primo pc all-in-one (che però non mi risulta sia ancora nemmeno in pre-ordine) nativo blockchain dotato di Display da 24 pollici con risoluzione 2k, sensore di sicurezza biometrico, 8 giga di RAM, SSD da 256 giga di storage e, ovviamente, Wi-Fi integrato. La cosa interessante delle creature di questa innovativa start-up è che presentano un sistema operativo derivato da Android e chiamato Sirin OS che promette di blindare ulteriormente i dispositivi ed ottimizzarli a perfezione per gli scopi per i quali sono stati creati e cioè operare con le criptovalute; sulla carta l’idea di un sistema operativo di questo tipo stuzzica molto la mia fantasia, ma come potete facilmente immaginare non posso dirvi altro non avendo avuto la possibilità di testarli in prima persona. Del resto, nonostante mi diverta scrivere di criptovalute su ValuteVirtuali, conoscendomi, credo che se avessi soldi da spendere nell’acquisto di tutti i nuovi “giocattoli” tecnologici che approdano sul mercato, con ogni probabilità in questo momento starei stravaccato su una spiaggia del sud america sorseggiando margarita in compagnia di una pallavolista brasiliana ventenne invece che a deliziarmi nella scrittura di questo articolo.

Conclusioni

L’arrivo sul mercato di smartphone e, prossimamente, di pc che presentano funzioni native per essere integrati con le maggiori piattaforme blockchain è sicuramente una notizia entusiasmante per tutti gli appassionati di criptovalute perché questo rappresenta insieme sia un segnale importante in termini di maggiore sicurezza per i nostri dispositivi, sia un passaggio fondamentale se vogliamo che le cripto diventino sempre più usate nel mondo anche dalle persone comuni e non solo da noi poveri smanettoni ultra-tecnologici. La diffusione delle criptovalute, in ogni caso, non può che passare da un miglioramento degli standard di sicurezza soprattutto per quello che riguarda gli smartphone, che in questo momento sono i dispositivi più fragili dal punto di vista della sicurezza; l’idea di isolare la parte dedicata al cold storage delle criptovalute dal resto del dispositivo è certamente ottima e permette di fare un salto di livello non indifferente in termini di sicurezza, cosa che ogni bitcoiners degno di questo nome tiene sempre nella doverosa considerazione. Non ci resta quindi che aspettare e vedere se il mercato si rivelerà pronto per questo tipo di innovazioni e se altre aziende seguiranno l’esempio delle apripista HTC e Sirin; se, come mi pare plausibile, questo avverrà allora ben presto compariranno sul mercato prodotti con un prezzo più abbordabile e avremo quindi la possibilità di parlarne ancora meglio nel momento in cui avrò avuto modo di provarli personalmente. Sempre che nel frattempo le quotazioni di bitcoin non raggiungano prezzi spropositati, in tal caso per sapere cosa ne penso io vi toccherà raggiungermi sull’assolata spiaggia di cui vi accennavo nel paragrafo precedente.

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