Non esiste una normativa o delle regole che disciplinano in modo definito le divise digitali. Quando si parla di transazioni criptovalutarie la legge resta fumosa sull’argomento, così non rimane che fare affidamento sulle informazioni che provengono dalle specifiche posizioni geografiche. E’ innegabile che le monete elettroniche fondate su blockchain come bitcoin riscuotano attualmente un grande successo. La loro natura non regolamentata e decentralizzata ha come conseguenza che tali valute siano fortemente imprevedibili sui mercati, soprattutto quando si faccia un confronto con le divise fiat.
Scambio di criptovalute in modo legale
Tuttavia, poiché bitcoin e le altcoin non sono associabili ad una forza geopolitica come un governo nazionale o una banca centrale, avranno probabilmente un grande impatto nel settore della tecnofinanza. Ciononostante, a causa di caratteristiche ancora poco definite delle criptovalute, lo status legale di bitcoin e delle altre divise digitali è certamente in evoluzione. Alcune nazioni disciplinano pesantemente le cripto, altre non così tanto; in alcuni casi poi sono assolutamente vietate. In buona sostanza può risultare difficile avere una quadro esaustivo e gestire bene la sicurezza e la legittimità della blockchain.
Le criptovalute in effetti sono anticonformiste per loro indole. Le valute virtuali invero sono senza confini ed universali, completamente al di fuori del controllo di autorità competenti. Finché si possiede una connessione ad internet si può avere accesso a bitcoin e alle altre criptovalute, o almeno lo si dovrebbe fare secondo i sostenitori sparsi in tutto il mondo. Tutto questo ancora è vero solo in parte, in quanto i governi di varie parti del globo si attivano talvolta per limitare la portata e l’efficacia delle criptovalute nelle loro giurisdizioni, con la scusa che non ci sono protezioni sufficienti per i consumatori.
E’ acclarato dunque come non ci siano normative ben definite sulle criptomonete, che ci siano differenze da un Paese ad un altro o da uno Stato americano a un altro. In qualunque parte del mondo non ci sono regole rigide quando si tratta di legalità relativa allo scambio di criptovalute. Al momento una realtà del genere può far diventare la sicurezza degli utenti di criptovalute una difficoltà da affrontare, soprattutto se non si è sicuri delle regolamentazioni che esistono nella propria zona o se si fanno affari all’estero. Ecco dunque che il modo migliore per venirne a capo è riflettere sulle regolamentazioni vigenti nei principali continenti.
STATI UNITI
Gli Stati Uniti hanno dei criteri di avvicinamento ed approccio alle criptovalute tra i più nebulosi. Le regolamentazioni federali principalmente fanno riferimento alla situazione se esse possano essere considerate come reddito imponibile e la SEC, ovvero la Securities and Exchange Commission, equivalente della Consob in Italia, indaga se classificare le cripto asset come strumenti finanziari veri e propri. A livello dei singoli Stati però, pochi hanno disciplinato i mercati virtuali. Talune giuridizioni, come quella di New York, hanno assunto provvedimenti per richiedere alle imprese digitali di rispettare regolamenti specifici. Un valido esempio di attuazione legislativa è il modo in cui Coinbase ha dovuto muoversi per ottenere la licenza secondo la legge BitLicense di New York per lavorare all’interno dello Stato.
CANADA
Il Canada non riconosce le criptovalute come moneta in corso legale, anche se ne annette la circolazione all’interno dei suoi confini. Allo stesso tempo, il Paese ha affermato che, in determinate circostanze, le transazioni di criptovalute possono essere soggette a tassazione. Inoltre, requisito aggiuntivo per le cripto aziende che operano all’interno della nazione è quello di essere conformi con le leggi antiriciclaggio.
EUROPA
Cautela e prudenza sono le parole d’ordine nell’Unione Europea. La BCE ha riferito circa i rischi afferenti l’utilizzo di criptovalute nel riciclaggio di denaro sporco, ma ha anche precisato che tuttora non ci sono sufficienti informazioni sull’argomento per poter prendere decisioni o inizializzare eventuali regolamentazioni. Mario Draghi ha spiegato più volte che serviranno misure specifiche per la supervisione delle criptovalute e che non c’è una detenzione eccessiva di valuta digitale nelle banche europee, riconoscendone in modo implicito la potenziale e tendenziale circolazione.
REGNO UNITO
La Financial Conduct Agency del Regno Unito ha dichiarato di essere propensa a classificare le criptovalute come commodity, pur non essendoci state ancora normative per l’attuazione di tale indirizzo verso le divise digitali. Il Regno Unito appare un posto sicuro dove condurre attività basate sulle criptovalute.
CINA
La Cina ha preso in seria considerazione il mondo delle valute virtuali. Gli exchange di criptovalute così come i miner di bitcoin sono stati spesso al centro dei riflettori. Questi ultimi in particolare hanno goduto di detrazioni fiscali e di elettricità a basso costo. Sebbene non vi sia un divieto categorico, la legalità delle criptovalute rimane ancora poco chiara ed in via di definizione.
RUSSIA
Il Presidente della Russia, Vladimir Putin, è stato esplicito nell’affermare di essere un sostenitore delle criptovalute. All’interno del Paese attualmente si lavora sullo sviluppo di regolamentazioni che riguardano le divise digitali. Lo scambio di criptovalute inoltre non verrà vietato ma anzi legalizzato. La posizione della Russia potrebbe essere di buon auspicio per un’apertura alle transazioni di criptomonete da parte delle istituzioni finanziarie globali.
GIAPPONE
Il Giappone è stato uno dei primi Paesi ad accettare le valute digitali, a stabilire i requisiti per il funzionamento del mercato sulla base della tecnologia blockchain e la crittografia dei dati. Bitcoin é considerato legale nel Paese, ma questo significa anche che le cripto imprese del Sol Levante probabilmente verranno pesantemente regolamentate.
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