Perché si perdono soldi con il trading

Il primo fattore che alimenta l’entità delle perdite delle attività speculative a più alto rischio è il tentativo stesso di evitarle, la paura che infonde la concretizzazione della perdita, che spesso impedisce il rispetto dello stop loss, come se decidere da sè quanto perdere sia più sopportabile che lasciarlo decidere al mercato.

E’ un atteggiamento molto frequente tra i neofiti della finanza che ricorda il comportamento dello struzzo che nasconde la testa sotto la sabbia, con dirette conseguenze economiche sul conto trading. Questo modo di operare causa l’aumentare della perdita di un’operazione, l’estendersi del timeframe, nella speranza di recuperare, trasformando il trader in un cassettista (colui che generalmente detiene titoli e valute nel lungo periodo, contrariamente allo speculatore che opera in un’ottica di breve termine).

Il primo punto da superare nel trading è proprio quello di saper convivere con le perdite, contenerle entro livelli prestabiliti, facendo in modo che non intacchino il nostro patrimonio personale e psicologico. Bisogna sapere che nel trading perdono tutti: neofiti e trader navigati, piccoli risparmiatori o gestori di immensi capitali, quello che conta è non arrendersi all’evidenza, perché se gli errori rientrano in un numero sufficiente di volte alla fine arriveremo lo stesso al profitto. In figura, un importante broker di livello mondiale, con milioni e miloni di traders al suo attivo, avverte che il 71% dei clienti perde soldi, ma dice anche indirettamente che il 29% guadagna .

Le  perdite devono essere gestite, pianificate, monitorate come dei costi imprenditoriali. Quello che veramente è determinante è avere un piano di trading adeguato, collaudato da un opportuno backtesting, al fine di essere opportunamente preparati. In quest’ambito conoscere la struttura del mercato e l’ambiente di   trading, range bound o direzionale, è di assoluto sostegno. Viceversa, ciò che invece è assolutamente distruttivo è operare spinti dalla reazione ai mercati o peggio ancora dalla voglia di recuperare subito le perdite subite.

Bisognerebbe cercare di imparare a perdere in modo professionale, ovvero nella maniera in cui la perdita faccia parte di una strategia imprenditoriale di controllo dei costi gestita mediante gli stop loss, con un “misurato” rapporto rischio/rendimento dei trades e laddove i livelli di perdita massima siano predefiniti a “tavolino”. Le perdite inserite all’interno di un’accurata operatività di impresa sono dei semplici costi di esercizio, anzi in un’ottica migliore possono essere considerate un costo utile allo sviluppo della propria capacità professionale e quindi una risorsa positiva per la prosecuzione della propria attività di trading.

Nel dettaglio, il trader che riesce a generare profitti ragionevoli, sapendo come affrontare le perdite supererà quasi sempre in termini di rendimenti la maggior parte degli altri operatori anche se questi ultimi sono tecnicamente più preparati. Infatti la competenza tecnica e la capacità di gestire il denaro procedono in parallelo molto di rado.

Non esiste nessuna strategia di trading, più o meno articolata, che elude completamente il rischio di avere delle perdite. Più si ordinano operazioni in piattaforma, più perdite si avranno; più tempo si è esposti sul mercato e più grande sarà la probabilità di incorrere in una gestione sbagliata delle perdite.

La gestione delle perdite dovrebbe essere una procedura totalmente meccanica o meccanizzata. Purtroppo però, proprio perché molti approcci al trading assumono regole improvvisate nel posizionare gli stop-loss esiste il pericolo che le perdite non vengano tagliate rapidamente. Al contrario, è precisamente quest’ultimo l’ambito in cui  la personalità del trader deve entrare in campo.

Per cercare di adottare un comportamento corretto nel tagliare le perdite è meglio non considerare i risultati positivi che qualche volta si ottengono dopo un recupero e avendo  “cavalcato” pericolosamente le perdite. In pratica per provare ad indurre un cambiamento a livello operativo – comportamentale è necessario non tener conto delle operazioni chiuse in utile dopo un ritracciamento eccessivo della nostra equity line.

Per fare ciò si dovrebbe evitare di lavorare da soli, in quanto non è assolutamente semplice indurre cambiamenti comportamentali a sé stessi. Serve talvolta individuare qualcuno di cui si abbia fiducia gestendo con lui le operazioni di stop loss, fino a quando il procedimento meccanico diventi una vera e propria “abitudine” operativa.

Da quanto spiegato si evince che un buon trader nasce sovente all’interno di team di persone preparate ed il lavoro principale è quello di ricevere la giusta impostazione sin dall’inizio; diventare operatori finanziari da autodidatti è difficile, sebbene possibilissimo.

Se non si adotta un money management adeguato come detto in precedenti articoli su questo portale, si potrebbe non individuare bene il punto ideale di uscita. Non ci si trova nelle condizioni ideali per definire al meglio la perdita massima. Il primo step consiste nel cercare un settaggio ponderato degli stop loss in una strategia di medio/lungo termine. In proposito consiglio anche la lettura di precedenti articoli che trattano dei posizionamenti di stop loss e take profit.

Non avere uno stop loss predeterminato è quasi sempre deleterio. Avere invece chiaro il punto dove chiudere una posizione è quanto basta per definire una metodologia corretta.

Di Vincenzo Augello

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