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Come si misura il numero di valuta in circolazione: Money Supply
Anche le valute FIAT, come Dollaro, Euro, Sterlina, hanno una quantità ben precisa circolante nella rispettiva economia. Tale quantità viene definita dalle banche centrali tramite strumenti quali il controllo dei tassi di interesse, i quantitative easing etc. La quantità in circolazione viene periodicamente pubblicata dalle banche centrali, la MS influisce su valori quali: livelli di prezzo, inflazione e cicli economici.
Ci sono diversi modi per misurare la Money Supply (o aggregati monetari) che solitamente viene suddivisa per categorie che hanno la M come lettera iniziale, seguita da un numero. Le definizioni possono essere diverse a seconda del paese, ma sostanzialmente avremo:
- M0 (base monetaria): comprende le banconote e le monete in circolazione, e le attività finanziare convertibili in moneta legale rapidamente e senza costi.
- M1 (liquidità primaria): comprende M0 più le attività finanziare che possono fungere da mezzo di pagamento come i depositi in conto corrente.
- M2 (liquidità secondaria): comprende M1 più i depositi bancari a breve termine ed alcuni tipi di fondi.
Prendiamo in considerazione la Money Supply degli Stati Uniti e vediamo come, nel corso degli anni, sono variate le liquidità: nel primo grafico vediamo come è variato M1 rispetto a M2:
Possiamo notare come la Money Supply sia andata sempre aumentando nel corso degli anni. Mentre l’aumento in generale è costante (M2) vediamo come dal 2008 sia avvenuto un aumento repentino di M1, ovvero la parte più liquida. Questo aumento è coinciso con la crisi e con le misure che sono state prese dalla FED per iniettare denaro liquido nel mercato e favorire la ripresa dell’economia.
L’aumento del circolante è evidente dal grafico sottostante che pone a confronto M2 con M0:
Quanta MS si continuerà a produrre negli anni futuri?
In un recente articolo di Vito Lops su ilsole24ore.com si sottolinea proprio come le banche centrali abbiano immesso liquidità nel mercato comprando titoli, il che è facilmente verificabile, come spiega l’autore, guardando ai bilanci delle banche.
Ecco qui sotto il grafico che mostra il valore degli asset detenuti dalla FED, e che conferma l’aumento del circolante (M0) mostrato nel grafico precedente. Quindi + asset detenuti = + denaro pompato sul mercato, qui sotto quelli della FED:
In Europa lo scenario è lo diverso?
No, in Europa lo scenario è lo stesso, magari ritardato temporalmente come spesso avviene quando si reagisce ad azioni intraprese per prime da altri. Nel grafico sottostante vediamo gli asset totali detenuti dalla BCE ed in particolare possiamo apprezzare come essi siano aumentati costantemente da marzo 2015, quando anche la BCE ha deciso di optare per un piano di espansione monetaria (Quantitative Easing):
Quanto può andare avanti la fase di stimolo?
Quando i titoli vanno in scadenza le banche centrali hanno due opzioni: rinnovare i titoli scaduti oppure riassorbire la liquidità. In questo momento la politica della FED è quella di continuare a reinvestire il controvalore dei titoli che vanno in scadenza, per cui la liquidità non viene riassorbita e gli asset in bilancio restano ai massimi.
Se le banche centrali dovessero decidere per una exit strategy, ovvero per un rientro della liquidità alle banche centrali ed una diminuzione del circolante, l’effetto sarebbe paragonabile ad una stretta monetaria che probabilmente avrebbe contraccolpi negativi sulla crescita economica.
Che influenza avrà la politica monetaria delle banche centrali sui prezzi di oro e Bitcoin?
Qua sotto vediamo come il prezzo dell’oro sia cresciuto notevolmente durante l’ultima crisi economica, dall’ottobre 2008 fino al 2011. Come risaputo l’oro è percepito come “bene rifugio” in periodi di profonda incertezza o crisi economica, in quanto le proprie caratteristiche di bene “finito”, facilmente scambiabile, liquido e con una bassa inflazione (abbiamo parlato nell’articolo precedente di quali siano i tassi di estrazione annua) permettono veloci approvvigionamenti da parte di investitori di tutti i tagli.
Il Bitcoin è un bene ancora piuttosto recente ed è difficile prevedere se la percezione generale che ne avranno i mercati sarà simile rispetto a quella dell’oro o meno. Di certo la maggior parte delle caratteristiche che lo definiscono sono simili rispetto all’oro e la distribuzione nei prossimi anni sarà abbastanza simile.
L’incertezza e la novità delle criptovalute in generale, e del Bitcoin in particolare, hanno fatto si che i prezzo del Bitcoin subisse picchi e svalutazioni molto più importanti rispetto all’oro in questi ultimi anni. E’ probabile che fintanto che questa nuova economia virtuale non raggiungerà una certa stabilità ed anche un certo volume di investimenti il Bitcoin sarà ancora soggetto repentine oscillazioni nel breve e medio termine.
Quali sono gli scenari possibili sul lungo termine?
La quantità di Bitcoin emessa sul mercato e la propria distribuzione sono due caratteristiche che ricordano molto l’Oro e che quindi lasciano presumere un simile interesse da parte degli investitori. Sul lungo termine è quindi probabile che gli investimenti sul Bitcoin aumentino, facendone così aumentare la domanda e conseguentemente il prezzo, poiché la quantità è finita e comunque il tasso d’inflazione è noto e definito a priori. Nel caso che crolli il Bitcoin, per qualche motivo di natura tecnica, è probabile che un’altra criptovaluta si proponga come alternativa (ad oggi potremmo prevedere Ethereum), in questo caso l’economia si preserverebbe e le valute virtuali andrebbero ad accrescere i propri investimenti anche senza il portavoce originale.
Lo scenario più pessimistico invece, è quello nel quale assisteremmo ad un crollo del Bitcoin e di tutta l’economia delle criptovalute. Per succedere si dovrebbero verificare una serie di eventi che portino alla totale sfiducia degli investitori, dei miners, degli sviluppatori e più in generale di tutti gli stakeholders di questo sistema e dell’idea di “valuta virtuale”.
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