La shell investe su una piattaforma blockchain che consente il monitoraggio dell’approvvigionamento energetico

La shell è famosa per essere una di quelle che, una volta, venivano chiamate le “sette sorelle”, cioè una delle maggiori compagnie petrolifere al mondo; è notizia del 10 Luglio che il gigante del petrolio ha deciso di investire una somma importante (ma non meglio precisata nel comunicato stampa diramato mercoledì) in una startup americana, la LO3 Energy, che si occupa di “democratizzare” la distribuzione e la produzione di energia. Al finanziamento ha partecipato anche la Sumitomo Corporation Group (colosso cooperativo giapponese fondato da un ex prete buddista e attivo in diversi settori); lo scopo della LO3 Energy è di creare una piattaforma capace di permettere non solo di tracciare l’approvvigionamento attraverso le diverse reti ma persino di consentire agli utenti quale tipo di energia preferiscono sfruttare per alimentare la propria casa.

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Shell investe sulla blockchain

La piattaforma creata da LO3, in altre parole, permette agli utenti, per mezzo di un’applicazione per smartphone, di selezionare tra le diverse fonti di energia locali quella che preferiscono, selezionando uno specifico fornitore; l’elettricità passa comunque attraverso la rete elettrica di sempre, ma in questo modo una “blockchain privata autorizzata” permetterà di tenere traccia della fonte di approvvigionamento e di selezionare un determinato contratto di acquisto (cosa che dovrebbe contribuire alla riduzione dei costi per i clienti finali). Questo tipo di tecnologia permetterà quindi di sviluppare delle vere e proprie smart grid senza mettere fisicamente mano alle reti già esistenti, potenziando e ottimizzando il consumo di energie rinnovabili prodotte su base locale; LO3 ha anche affermato che il suo prodotto potrebbe alimentare una serie di casi d’uso aziendali, tra cui lo scambio di energia P2P tra imprese, la costruzione di centrali elettriche virtuali e la ricarica dinamica dei veicoli elettrici. Il CEO della startup, Lawrence Orsini, intervistato di recente ha dichiarato che:

“Il mercato dell’energia sta attraversando una rivoluzione provocata dal fatto che, grazie alle rinnovabili, la produzione avviene in maniera decentralizzata sui diversi territori; le energie rinnovabili stanno inoltre raccogliendo quote di mercato sempre maggiori ma sono difficili da integrare alle reti già esistenti in modo efficiente e per essere sfruttate appieno ci impongono di reinventare il modo in cui l’energia viene distribuita”

Chi legge abitualmente i nostri articoli sa bene che su ValuteVirtuali trattiamo spesso questo tema e che consideriamo la creazione di smart grid a basso costo una delle applicazioni più importanti della tecnologia blockchain; come abbiamo già scritto in diverse occasioni, infatti, la contemporaneità è caratterizzata da una domanda crescente di energia elettrica (dovuta alla massiccia diffusione di dispositivi tecnologici ma anche di mezzi di trasporto che usano motori elettrici per funzionare), di conseguenza il solo modo per soddisfare tale domanda, che sta crescendo esponenzialmente nel corso degli anni, è di riuscire a sfruttare al massimo la produzione di energia rinnovabile (che è inesauribile per propria stessa natura). La tecnologia blockchain permette esattamente di fare questo, tracciando i diversi canali di approvvigionamento e incentivando la realizzazione di impianti di produzione a livello domestico; immaginiamo ad esempio un condominio che voglia investire in pannelli solari, ad oggi questo investimento sarebbe poco vantaggioso perché le case durante il giorno si svuotano e l’energia prodotta viene immessa nella rete e pagata, però, a un prezzo troppo basso per rendere l’impianto economicamente vantaggioso.

Immaginiamo però che le attività commerciali del quartiere, che proprio di giorno concentrano i maggiori consumi, possano acquistare l’energia prodotta localmente dai diversi edifici presenti nella zona; questo renderebbe più sostenibile l’investimento dei condomini (perché venderebbero l’elettricità a un costo superiore rispetto a quello che gli viene riconosciuto attualmente) e permetterebbe alle attività commerciali di risparmiare sui consumi perché acquisterebbero a un prezzo inferiore a quello applicato dalle grandi compagnie. In un sistema di questo tipo tutti sarebbero incentivati ad investire su un impianto solare domestico e a guadagnarci sarebbe la collettività nella sua interezza, ad esclusione (ed è proprio questo il problema) delle grandi compagnie che oggi distribuiscono l’energia e che vedrebbero, inevitabilmente, crollare il proprio fatturato. Ecco quindi che la blockchain diventa, come sempre, una questione politica e apre una contraddizione all’interno del sistema democratico; chi, in altre parole, dovrebbe tutelare lo stato, la collettività o le grandi compagnie?

La risposta a questa domanda è tutt’altro che banale, perché per avvantaggiare la collettività lo stato dovrebbe investire su piattaforme blockchain come quella sviluppata da LO3, mentre per tutelare i profitti delle grandi compagnie dovrebbe invece ostacolare la diffusione di queste piattaforme. Per quanto riguarda la realtà italiana, quindi, possiamo già facilmente immaginare a beneficio di chi preferirà agire lo stato e non sono certamente i cittadini, come dimostrano le numerose leggi introdotte con la chiara finalità di tutelare i profitti delle grandi compagnie come quella, ad esempio, che ha sostanzialmente ucciso il mercato del fotovoltaico plug and play nel nostro paese.

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