La comunità delle criptovalute si mobilita per sostenere le popolazioni colpite del coronavirus, binance promette un milione e mezzo di dollari

Che il mondo delle criptovalute sia sempre pronto a intervenire quando si tratta di beneficenza è cosa nota, negli anni sono stati raccolti decine di milioni di dollari per diverse cause; tra i primi ad intervenire a favore della popolazione di Haiti, ancora oggi tra i più attivi per sostenere la popolazione venezuelana alle prese con una crisi economica drammatica, pronti a donare anche per la restaurazione di notre dame e, più di recente, a favore dell’Australia flagellata dagli incendi, non stupisce quindi che i bitcoiners di tutto il mondo abbiano subito dato vita a una raccolta fondi per sostenere le vittime del coronavirus nella città di Wuhan, in Cina. Tirato direttamente in ballo da un utente, con un tweet di ieri, Changpeng Zhao (il CEO di binance) ha confermato che l’exchange, per mezzo del ramo dedicato alle raccolte benefiche (la binance charity foundation), è sceso in campo con una donazione da 1,5mln di dollari; proprio CZ, però, ha evidenziato le difficoltà logistiche incontrate in questo specifico caso ed ha chiesto il sostegno della comunità per fare in modo che l’organizzazione degli aiuti risulti impeccabile. Sempre nella giornata di ieri, questa volta attraverso un post su WeChat, la società di servizi di marketing blockchain Krypital ha dato il via a una campagna di donazioni per acquisire forniture mediche da spedire nella città di Wuhan; Krypital ha anche annunciato che creerà un sistema di donazione basato su blockchain al fine di garantire la massima trasparenza ed efficienza nella gestione dei fondi donati e sta procedendo a reclutare volontari per organizzare al meglio gli sforzi, gestire l’acquisto delle forniture mediche e il loro trasporto nell’area maggiormente colpita dal virus.

Intanto molti analisti stanno mettendo in relazione la caduta del prezzo di BTC proprio ai timori sempre più diffusi relativi al coronavirus, una correlazione che però personalmente trovo sia una forzatura per svariati motivi; intanto perché i grafici mostravano che c’era la possibilità di una correzione a prescindere da quanto sta accadendo in Wuhan e poi perché questa ricostruzione stona con la convinzione che BTC si comporti come un bene rifugio. Se poi vogliamo proprio esagerare potremmo anche dire che questa situazione non fa altro che dimostrare ancora una volta l’utilità della moneta inventata da Satoshi; mentre con qualunque altra forma di pagamento, infatti, è necessario il contatto fisico (persino la carta deve essere strisciata e l’utente deve digitare il pin sul POS, un dispositivo che nell’arco di un giorno viene maneggiato da centinaia di persone), i pagamenti in bitcoin non richiedono alcun contatto fisico e in una situazione di potenziale contagio di massa, come quella a cui stiamo assistendo, BTC andrebbe considerato un metodo di pagamento decisamente più sicuro. Non dimentichiamo inoltre che ci sono tonnellate di studi che certificano come il denaro contante sia una delle cose più sporche tra quelle che maneggiamo abitualmente. A fronte di tutto questo, quindi, credo che la correlazione ipotizzata da molti tra l’andamento del prezzo e la diffusione del coronavirus sia decisamente strampalata, mentre invece è certa la grande generosità che la comunità delle criptovalute non manca mai di dimostrare ogni volta che ne ha l’occasione; non mi risulta, per concludere, che le principali banche al mondo si siano mobilitate in alcun modo per sostenere la popolazione della città di Wuhan

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