Iniziano gli anni ‘20, questo sarà il decennio che sancirà la fine definitiva dell’egemonia del dollaro americano sul mondo

La questione è sia economica che politica e, inevitabilmente, tocca da vicino il mondo delle criptovalute; tentiamo quindi di affrontarla da tutte le diverse angolazioni e tentiamo di capire cosa ci riservano gli anni ‘20 del nuovo millennio, dal momento che sono appena iniziati. Da un punto di vista strettamente politico l’elezione di Trump alla casa bianca ha segnato una perdita di credibilità a livello internazionale per gli USA; tale perdita di credibilità appare perfettamente visibile se osserviamo il modo in cui l’influenza statunitense in medio oriente sta progressivamente calando, lasciando spazio alla Russia che sta sfruttando la situazione per porsi come punto di riferimento nell’area. L’abbiamo visto accadere in Siria, paese dal quale gli USA si sono ormai definitivamente sganciati lasciando campo aperto proprio ai russi; la Russia si è giocata ottimamente le sue carte in Siria, dimostrando come il suo intervento sul campo sia stato fondamentale per sconfiggere l’ISIS e porre le basi per pacificare il paese. Dopo la Siria stiamo vedendo replicarsi, proprio in questi mesi, il medesimo scenario in Libia, con gli Stati Uniti che ostentano il proprio disinteresse per ciò che sta accadendo nel paese, dopo aver contribuito a destabilizzarlo favorendo la caduta di Gheddafi, e i Russi che, invece, stanno prendendo il controllo dei tavoli di pace, trovando per altro nella Francia una sponda di rilievo a livello europeo.

cina blockchain

Per quanto riguarda l’aspetto più strettamente economico quest’anno è stato caratterizzato dalle crescenti tensioni commerciali tra Cina e USA, che hanno dimostrato come i cinesi siano capaci di esprimere, in termini di negoziazione, una forza molto maggiore a quella espressa dagli americani; al contempo proprio l’elezione di Trump, che con ogni probabilità vincerà le elezioni di quest’anno aprendo proprio nel 2020 il suo secondo mandato, ha spinto molti paesi, ed in primis proprio l’UE, a rivalutare l’opportunità di sostenere l’egemonia del dollaro americano sui mercati. In questo momento vediamo tantissimi paesi impegnati nel tentativo di superare tale egemonia, in primis quelli colpiti da sanzioni (come Cuba, Iran, Venezuela e la stessa Russia), ma anche paesi come la Cina e l’Unione Europea sembrano volersi svincolare dalla posizione di subalternità al gigante americano. E qui arriviamo al ruolo delle criptovalute, perché per sganciare il treno dell’economia mondiale dal dollaro americano tutti i paesi stanno prendendo seriamente in considerazione l’emissione di una CBDC, cioè di una criptovaluta garantita dalla banca centrale; lo ha fatto la Cina (che emetterà il suo yuan digitale proprio quest’anno), lo sta facendo l’Europa (in cui la nomina di Christine Lagarde alla guida della BCE ha suggerito da subito che ci si potesse muovere in questa direzione), lo sta facendo Cuba (paese che sta ancora studiando quali opportunità una CBDC può offrire), lo ha già fatto il Venezuela (che tantissimo sta investendo sul Petro), probabilmente lo farà anche la Russia, paese nel quale però si dovrà trovare una mediazione tra le posizioni di Putin (che da tempo chiede una regolamentazione degli asset crittografici) e la governatrice della banca centrale (Elvira Nabiullina) che invece non ha mai nascosto la propria profonda diffidenza verso questo tipo di strumenti.

Nei prossimi dieci anni, quindi, vedremo da un lato aumentare i tentativi di numerosi paesi di svincolarsi dall’egemonia del dollaro statunitense, dall’altro continueremo ad assistere alla crescita di bitcoin, magari non necessariamente in termini di prezzo ma sicuramente in termini di adozione e casi d’uso concreti; molti analisti, ed anche io la penso così, hanno evidenziato come a un certo punto diventerà evidente a tutti che non si potrà semplicemente minare l’egemonia del dollaro americano sui mercati globali sostituendolo con un’altra valuta FIAT, anche perché questo non modificherebbe di una virgola la posizione di subordinazione in cui si trovano numerosi paesi i quali, semplicemente, finirebbero col passare dall’essere subordinati agli USA all’esserlo rispetto a una nuova potenza (che chiaramente non potrebbe che essere la Cina). Nel corso del decennio appena iniziato, quindi, sempre più paesi si renderanno conto della necessità e dell’utilità di una moneta decentralizzata che faccia da riferimento sul mercato globale senza però avvantaggiare questo o quel paese; in questo senso, quindi, bitcoin (o chi per esso) potrebbe persino diventare una sorta di istituzione, un potere autonomo e indipendente capace di garantire realmente e pienamente gli interessi di tutti i player in gioco. Siamo quindi entrati, per concludere, nel decennio che sancirà il passaggio alla cripto-economia, in cui il denaro come l’abbiamo sempre conosciuto sparirà e verrà sostituito da equivalenti digitali, in cui tutti i maggiori paesi del mondo emetteranno le proprie CBDC e durante il quale bitcoin si imporrà definitivamente a livello globale. Insomma, gli anni ‘20 sono appena iniziati, ma sembra già ora che nei prossimi dieci anni ne vedremo delle belle.

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