Il mercato delle criptovalute chiude il 2019 con un nuovo furto, hackerata NULS, sottratti alla rete mezzo milione di dollari

Il 2019 è stato caratterizzato da furti milionari di criptovalute, il più delle volte ad essere bucati sono stati gli exchange, ma ci sono anche casi in cui ad essere bucate sono state proprio le blockchain grazie a vulnerabilità che erano passate inosservate; se pensavate che essendo l’anno prossimo a finire il capitolo furti potesse essere chiuso, ebbene, vi siete sbagliati. L’ultima in ordine di tempo ad essere bucata è stata NULS, che ha perso 480mila dollari a causa di un hack comunicato nella giornata di ieri via twitter. Una volta emerso il problema NULS ha deciso di dare vita a un aggiornamento obbligatorio con tanto di hard fork, finalizzato sia a risolvere la vulnerabilità emersa sia ad evitare che gli hacker potessero piazzare sui mercati la totalità dei token sottratti. In questo momento, infatti, si stima che solo 130mila dollari siano stati trasferiti sugli exchange, a seguito dell’hard fork, quindi, la quota residua di token rubati bruciata per impedire che tali monete vengano scambiate. L’hard fork avverrà all’altezza del blocco 87800 e gli scambi che trattano NULS sono già stati informati e stanno lavorando attivamente per gestire la situazione; NULS è una piattaforma blockchain che si rivolge principalmente alle aziende ed è stata recentemente censita al 4 ° posto nell’ultimo rapporto sul ranking delle criptovalute realizzato dal China’s Center for Information and Industry Development. La cosa a mio parere grave è che proprio la sicurezza della rete è uno degli aspetti preponderanti nell’attribuzione del ranking da parte del CCID cinese, per cui il fatto che a distanza di poche settimane dall’ultimo rapporto una blockchain come NULS sia stata bucata apre una serie di ovvie considerazioni sulla credibilità e l’utilità di questo genere di classifiche, nonché sulle modalità con cui vengono stilate.

Il modo, poi, in cui NULS ha deciso di gestire la situazione, per mezzo di un hard fork il cui scopo è pervenire alla distruzione delle monete sottratte riapre una vecchia ferita nel mondo delle criptovalute, relativa allo scandalo The DAO che porto alla nascita di ethereum classic. Il 18 giugno 2016, per chi non lo sapesse, i membri della comunità di Ethereum (che avevano dato vita al fondo The DAO) notarono che i depositi accumulati stavano diminuendo e ben 70mln di dollari venivano sottratti alla rete in poche ore; si decise allora di gestire la cosa proprio per mezzo di un fork, che ripristinasse la situazione precedente al furto, questo però aprì infinite polemiche sulla natura immutabile della blockchain e, proprio da queste polemiche, alla fine nacque ethereum classic. Adesso, quindi, ci risiamo, ancora una volta abbiamo un furto di criptovalute e di nuovo si decide di gestirlo per mezzo di un fork; tuttavia questa volta la comunità non sembra intenzionata a reagire in maniera così polemica come avvenne nel caso The DAO, probabilmente perché NULS non è neanche lontanamente equiparabile, per importanza e rilevanza, ad ethereum, resta però che il modo scelto di gestire la situazione apre nuovamente la polemica sulla non effettiva immutabilità di una blockchain. Il mercato, inoltre, non ha reagito violentemente come invece sarebbe stato lecito aspettarsi, le quotazioni di NULS attualmente non sembrano aver risentito troppo dell’accaduto e, sinceramente, anche questo è un paradosso di cui è difficile capacitarsi.

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