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Il calo dell’inflazione PCE potrebbe impattare sul destino di Bitcoin

L’economia americana continua a mostrare segnali contrastanti che meritano un’analisi approfondita, specialmente per chi investe nel mercato delle criptovalute. Il recente rapporto sull’inflazione PCE (Personal Consumption Expenditures) rivela dati significativi che potrebbero influenzare il prezzo di Bitcoin nei prossimi mesi. L’indice PCE è lo strumento preferito dalla Federal Reserve per misurare l’inflazione, a differenza del più noto indice dei prezzi al consumo (CPI) spesso citato dai media finanziari.

I dati più recenti mostrano un aumento modesto dello 0,3% dell’inflazione core da dicembre a gennaio, perfettamente in linea con le previsioni degli analisti. La notizia più rilevante riguarda invece il dato anno su anno, che ha registrato una diminuzione. Mentre queste informazioni potrebbero sembrare positive per l’economia in generale, il calo dell’inflazione potrebbe paradossalmente rappresentare un fattore negativo per Bitcoin, che sta già attraversando un periodo di debolezza.

La correlazione storica tra il prezzo di Bitcoin e le politiche monetarie è ben documentata. Gli investitori hanno osservato come i periodi di espansione monetaria e tassi di interesse bassi abbiano spesso coinciso con significativi rally del prezzo della criptovaluta. Il tasso effettivo dei fondi federali si attesta attualmente al 4,33%, già inferiore dell’uno per cento rispetto ai livelli del 2023-2024, ma la relazione tra tassi più bassi e supporto per massici rally di Bitcoin plurimensili rimane storicamente molto forte.

L’approccio “wait and see” della Federal Reserve

Nonostante il calo dell’inflazione e una riduzione della spesa dei consumatori americani, la Federal Reserve non sembra intenzionata ad accelerare i tagli dei tassi di interesse. Jerome Powell, presidente della Fed, ha chiaramente espresso la posizione dell’istituzione durante una testimonianza al Congresso all’inizio di febbraio. La banca centrale sta adottando deliberatamente un approccio attendista, senza alcuna fretta di abbassare ulteriormente i tassi.

Powell ha dichiarato: “Siamo in una buona posizione con questa economia”. Ha inoltre aggiunto: “Vogliamo fare più progressi sull’inflazione. Riteniamo che il nostro tasso di riferimento sia in una buona posizione e non vediamo alcun motivo per avere fretta di ridurlo ulteriormente”.

Questa posizione cauta della Fed potrebbe limitare il potenziale di crescita di Bitcoin nel breve termine, considerando che:

  • Gli stimoli monetari ridotti tendono a diminuire l’appetito per gli asset rischiosi
  • L’assenza di tagli aggressivi ai tassi mantiene attraenti gli investimenti a reddito fisso
  • Il dollaro più forte generalmente esercita pressione sui prezzi delle criptovalute
  • La liquidità del mercato potrebbe rimanere contenuta più a lungo del previsto

Tuttavia, va notato che l’atteggiamento della Federal Reserve verso il settore crypto è diventato progressivamente più accomodante. Powell stesso ha dichiarato al Congresso: “Le banche stanno servendo i clienti crypto. Non vogliamo ostacolare le banche che servono clienti perfettamente legali”. Questa apertura coincide con un’amministrazione e una SEC che hanno mostrato un approccio più favorevole verso le criptovalute.

Il nuovo equilibrio tra Bitcoin e sistema monetario tradizionale

Un aspetto fondamentale da considerare per gli investitori è come Bitcoin stia gradualmente trovando una coesistenza con il sistema monetario tradizionale. La Federal Reserve deve costantemente bilanciare i rischi tra la rivalutazione deflazionistica del debito e un’eccessiva inflazione dei prezzi. In questo delicato equilibrio, Bitcoin sta emergendo come un fattore stabilizzante che offre alla Fed un inaspettato cuscinetto.

Da un lato, Bitcoin emette valuta aggiuntiva oltre al dollaro, fornendo alla Fed un certo margine contro la rivalutazione deflazionistica. Dall’altro, la criptovaluta premia i detentori a lungo termine per aver risparmiato invece di consumare, concedendo alla banca centrale maggiore flessibilità sui tassi quando si tratta di gestire l’inflazione dei prezzi al consumo.

L’evoluzione di questo rapporto rappresenta un fattore determinante per il futuro prezzo di Bitcoin. La prima criptovaluta ha ormai raggiunto una scala tale che il governo degli Stati Uniti sta studiando attentamente i suoi impatti macroeconomici, riconoscendone implicitamente l’importanza sistemica.

Gli investitori più attenti noteranno che, mentre i fattori macroeconomici tradizionali come l’inflazione PCE continuano a influenzare il prezzo di Bitcoin, la criptovaluta sta gradualmente sviluppando dinamiche proprie. La diminuzione dell’inflazione potrebbe esercitare pressione nel breve termine, ma il crescente riconoscimento istituzionale potrebbe rappresentare un fattore di supporto più significativo nel lungo periodo.

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