L’International Blockchain Monetary Reserve (IBMR) e la società blockchain Algorand hanno siglato una partnership finalizzata alla riduzione della povertà e a promuovere l’inclusione finanziaria nel sud-est asiatico; la notizia è stata diffusa per mezzo di un comunicato stampa condiviso da Cointelegraph nella giornata di ieri, l’idea è di introdurre un nuovo token che si chiamerà Asia Reserve Currency Coin (ARCC) attraverso il quale portare avanti tutta una serie di iniziative. ARCC è stato progettato per consentire l’erogazione di credito senza interessi ai lavoratori poveri delle aree economicamente depresse del sud-est asiatico, offrendo la possibilità di accedere a servizi di natura bancaria a un bacino di oltre 300mln di persone che oggi ne sono escluse, consentendo loro di richiedere prestiti privi di interessi per avviare nuove attività (come in una sorta di micro-credito) e guadagnare ARCC a fronte di determinati servizi. Non si tratta, quindi, di distribuire ottusamente denaro a pioggia ma di ridurre la povertà attraverso l’inclusione finanziaria e incentivando la nascita di nuovi progetti imprenditoriali; uno degli aspetti più interessanti del progetto riguarda il contrasto della corruzione, sarà infatti possibile guadagnare ARCC segnalando in maniera anonima casi di corruzione, cosa che da un lato suscita comunque qualche perplessità, dal momento che introduce una forma di delazione, dall’altro però permette a persone in condizioni di povertà di guadagnare qualcosa attraverso la cittadinanza attiva e favorisce la costruzione di una coscienza civica che, chiaramente, nelle regioni in cui la corruzione è più alta, è praticamente assente.
Interessanti anche gli aspetti relativi alla governance, come si può leggere nel comunicato stampa originale, infatti, ci sarà una fornitura massima fissa di token decisa sulla base di un programma di emissione annuale con un orizzonte, in termini di politica monetaria, di 50 anni; ARCC sarà gestito dal Consiglio di politica monetaria composto da 88 membri. Altro aspetto che ci rende orgogliosi è la presenza di Algorand nel progetto che, come spiegavamo qualche giorno fa, è una piattaforma creata da un italiano, Silvio Micali, che è comunemente considerato uno dei maggiori esperti di crittografia a livello globale; bisogna quindi essere fieri che dietro un progetto del genere, che mira a ridurre la povertà attraverso l’inclusione finanziaria, ci sia un cervello italiano. Questo, però, rappresenta anche un motivo di rammarico dal momento che l’industria blockchain è letteralmente piena di italiani o comunque persone che hanno chiare origini italiane, eppure il nostro paese sta rimanendo drammaticamente indietro per quanto riguarda l’apertura nei confronti della tecnologia blockchain e non sembra intenzionato a investire seriamente in questo settore nonostante gli ampi margini di crescita, anche a livello occupazionale, dimostrati da questa industria e la crisi, di idee prima che economica, che attanaglia il nostro paese.
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