Con un articolo pubblicato oggi da cointelegraph apprendiamo di una sentenza di un tribunale sudcoreano che rappresenterà certamente un punto di riferimento a livello internazionale per quanto riguarda i rapporti tra utenti e piattaforme di scambio; andiamo con ordine e spieghiamo quali sono i fatti.
L’Exchange obbligato a risarcire i clienti truffati
Nel novembre 2018 un utente si è visto sottrarsi le sue credenziali di accesso al sito CoinOne, l’attaccante ha così potuto convertire quanto investito dall’inconsapevole utente in bitcoin e prelevare una cifra pari a quasi 21mila dollari; il problema si pone perché la piattaforma prevedeva un limite di prelievo giornaliero pari a 10mila dollari, una misura di sicurezza che avrebbe protetto il malcapitato utente impedendogli di perdere l’intera somma. L’utente ha deciso quindi di adire alle vie legali contro l’exchange affermando però che lo scambio avrebbe dovuto bloccare l’accesso al suo conto da indirizzi IP diversi dal suo; questa strategia è stata chiaramente pensata per tentare di ottenere il rimborso di tutto l’importo indebitamente sottratto.
Chiaramente, però, il giudice ha rifiutato tale tesi, dal momento che bloccare l’accesso al conto dell’utente da indirizzi IP differenti da quello dell’utenza da cui l’utente stesso si logava abitualmente avrebbe implicitamente comportato l’impossibilità, per l’utente stesso, di gestire il proprio denaro, per esempio, durante un viaggio di lavoro. Una misura di sicurezza, quindi, che per quanto efficacie non può essere attuata dall’exchange di propria iniziativa; il giudice ha però riconosciuto che il mancato rispetto del limite di prelievo giornaliero ha concretamente recato un danno all’utente ed ha condannato l’exchange a risarcire la quota residua, per cui circa 10mila dollari.
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