E’ un po’ un paradosso se consideriamo che le Bermuda sono una delle più antiche colonie britanniche, tanto che ancora oggi il potere esecutivo spetta al monarca, ed è esercitato a suo nome dal governatore, nominato dalla Regina su consiglio del governo inglese, fatto sta che, con un annuncio diffuso oggi, il governo ha confermato che i cittadini delle Bermuda avranno la possibilità di pagare le tasse e altri servizi erogati dallo stato usando una stablecoin (USDC) ancorata al dollaro americano. Il paese s’era però già fisicamente sganciato dalla sterlina inglese nel 1970 quando cambio la propria moneta adottando il dollaro delle bermuda per favorire il cambio in parità col dollaro statunitense. USDC, per chi non lo sapesse, è la stablecoin lanciata nel 2018 da Circle (società con sede a Boston che di recente ha anche acquistato uno dei più noti scambi di criptovalute, poloniex) e Coinbase; lo stesso comunicato stampa conferma poi che presto si darà supporto ad altri servizi finanziari decentralizzati, per cui la scelta di accettare il pagamento delle tasse in USDC è organica a un progetto più ampio che punta a integrare le criptovalute nelle operazioni ufficiali del governo. Interpellato in merito da cointelegraph il co-fondatore e CEO di Circle, Jeremy Allaire, si è voluto congratulare con David Burt, primo ministro del paese, affermando che:
“Grazie al Digital Assets Business Act (DABA) varato dal governo lo scorso anno le Bermuda diventano uno dei primi Paesi al mondo a creare un quadro normativo completo per prodotti e servizi basati su valute e asset digitali, comprese le licenze per le aziende che gestiscono sistemi di pagamento utilizzando stablecoin”
Sempre Allaire si è poi detto curioso di osservare come gli altri governi intendano far fronte alle sfide generate dalla tecnologia blockchain ed ha confermato che Circle Circle ha ricevuto, proprio ai sensi del DABA, una licenza di “Classe F” divenendo così il primo scambio di criptovalute al mondo a ricevere l’autorizzazione ad operare legalmente nel terriotorio delle Bermuda; ricordiamo, però, che ai sensi della legge italiana sono sostanzialmente un paradiso fiscale e, in quanto tale, inserite in una black list con apposito decreto ministeriale del 04/05/1999 che pone precise limitazioni fiscali ai rapporti economici e commerciali che si le imprese italiane possono intrattenere con soggetti ubicati in tale territorio.
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