Al netto della retorica che vede gli USA come paladini mondiali della democrazia i fatti ci mostrano un paese fortemente reazionario, antidemocratico, in cui la vita è tutto tranne che facile per giornalisti e whistleblower; dopo aver calato il pugno di ferro sulla testa di Assange, attualmente agli arresti in UK, adesso il governo americano sembra aver messo nel mirino Edward Snowden.
Edward Snowden compra bitcoin
L’autore di una delle più grandi fughe di notizie nella storia dell’umanità, infatti, ha dichiarato di temere che gli USA procedano alla confisca dei suoi averi, nonostante attualmente viva in asilo in Russia, e in un tweet di ieri ha dichiarato di essere pronto a convertire il suo denaro in bitcoin. Snowden teme che le tensioni col governo USA si acuiscano nuovamente a seguito della pubblicazione del suo nuovo libro dal titolo “Permanent Record”; il dipartimento di giustizia americano, infatti, ha già lamentato che Snowden abbia mandato in stampa il suo nuovo lavoro senza richiedere una preventiva approvazione del testo come giustamente avviene in tutti i regimi, ehm, democrazie, intendevo dire democrazie. Jody Hunt, vice procuratore generale della divisione civile del dipartimento di giustizia americano, tra la fine del primo tempo e l’inizio del secondo tempo di rambo II (scherzo), ha dichiarato:
“Non permetteremo a nessuno di arricchirsi a spese degli Stati Uniti senza ottemperare ai loro obblighi di revisione pre-pubblicazione”
Come abbiamo già scritto in numerosi altri articoli fatti di questo tipo dimostrano per quale motivo abbiamo bisogno di bitcoin, oltre a dimostrare che tutto ciò che proviene da fonti statunitensi andrebbe preso sempre con le pinze; gli USA, infatti, usano le parole a proprio uso e consumo, le guerre diventano “missioni di pace” e i giornalisti diventano “persone che si arricchiscono alle spalle degli USA” nella migliore delle ipotesi, quando non vengono direttamente bollati come terroristi e pericoli per la sicurezza nazionale. Nel caso di Assange, ad esempio, gli USA riuscirono ad ottenere il blocco di tutti i suoi conti e sarebbero riusciti a ridurlo al silenzio (affamandolo) molto prima di quanto non siano riusciti a fare se Wikileaks non avesse potuto contare sulle donazioni in bitcoin; adesso è il turno di Snowden il quale, ovviamente, non si farà trovare impreparato e sta già valutando la possibilità di convertire il suo denaro in bitcoin onde evitare che gli USA tentino ancora la medesima mossa che tentarono con Assange.
Quello che dobbiamo fare è uscire dall’equivoco che vede i paesi del blocco occidentale come democratici, in realtà parliamo di paesi che ricorrono allo spionaggio di massa, alla censura preventiva e all’arresto sistematico di chiunque non si adegui passivamente alla narrazione dominante; acclarato quindi che i nostri paesi sono molte cose ma di sicuro non sono democratici ecco che ci rendiamo conto del motivo per cui abbiamo così bisogno della crittografia in generale e delle monete decentralizzate più nello specifico, sono le uniche vere armi a nostra disposizione per difenderci dalla violenza dei nostri stessi governi.
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