Chi segue questa tecnologia da un po’ ricorderà che una delle obiezioni che in passato veniva più comunemente mossa alla tecnologia blockchain riguardava il fatto che non vi fossero corsi universitari per insegnarla; se questa tecnologia è così importante, sostenevano i detrattori, come mai non c’è nessuno che la insegni? Si credevano, coloro che avanzavano questo tipo di obiezione, particolarmente brillanti quando la realtà era, semplicemente, che persino le istituzioni universitarie si sono fatte prendere in contropiede e per adeguare i propri corsi ci hanno messo anni. Volendo pensar male, poi, si potrebbe anche credere che questa tecnologia semplicemente spaventi così tanto le istituzioni a qualunque livello che le università, semplicemente, si sono limitate a sperare che tutto si sgonfiasse ed hanno iniziato a istituire i primi corsi solo quando è apparso ormai chiaro che questo non sarebbe successo. Come riportato da cointelegraph, che ha pubblicato un articolo molto interessante in proposito che ha ispirato questo post, non è quindi un caso che il corso istituito dall’università della California (UCSB) sia nato sotto pressione di un’organizzazione no profit (la blockchain acceleration foundation, o BAF) formata da studenti e professori che sostengono questa tecnologia; insomma, in pratica molte università si sono quasi trovate costrette a dare vita a dei corsi a fronte di una domanda sempre più crescente e pressante; viene quasi da pensare che se non fossero stati studenti e professori a fare pressione in tal senso le istituzioni universitarie starebbero ancora dormendo. È lo stesso presidente della Blockchain Acceleration Foundation, Cameron Dennis, a rimarcare infatti come, nonostante la crescente popolarità della blockchain nei campus universitari, gli studenti dell’UCSB in precedenza avevano poche opportunità di approfondire la conoscenza di questa tecnologia in università, se non in occasione di seminari e congressi spesso organizzati dagli studenti stessi; Dennis si è quindi dedicato a convincere l’ateneo e, dopo numerose discussioni con l’amministrazione, è finalmente riuscito a convincere l’università della necessità di un corso di informatica incentrato sulla blockchain.
La situazione, quindi, negli ultimi 24 mesi è radicalmente cambiata, come dimostra anche il rapporto annuale di Coinbase sull’istruzione universitaria, infatti, oltre la metà delle migliori 50 università del mondo oggi offre almeno un corso sulla tecnologia blockchain; la crescita è stata particolarmente importante nel corso dell’ultimo anno, se nel 2018 solo il 42% delle prime 50 università al mondo offriva corsi su criptovalute e blockchain nel 2019 siamo saliti al 56%, mentre il numero degli studenti che hanno seguito questo genere di corsi è praticamente raddoppiato nel corso dell’ultimo anno. Se nel resto del mondo la situazione si è quindi sbloccata, come stanno le cose in Italia? Duole ammettere che la risposta a questa domanda è persino scontata, la situazione italiana è ancora molto indietro rispetto agli altri paesi; iniziamo subito col dire che un ragazzo che volesse studiare la blockchain e cercasse corsi di tipo universitario su google avrebbe grosse difficoltà. Le SERP di google in lingua italiana, infatti, sono ingolfate di corsi online a pagamento, sulla cui qualità è legittimo nutrire più di qualche dubbio, mentre l’offerta universitaria nel nostro paese rimane assolutamente scarsa; che mi risulti in Italia in questo momento esistono solo due mastere in tecnologia blockchain, uno presso l’università degli studi di Chieti e il secondo che ha preso vita proprio quest’anno grazie a una partnership tra Experis Academy di Manpower Group, insieme con Confindustria Bergamo, Microsoft, Ibm, Oracle e altre realtà minori. Per quanto riguarda invece i corsi e gli insegnamenti sono riuscito a trovare solo due università in Italia che hanno incluso l’insegnamento della blockchain nei loro corsi di laurea; sto parlando della Bocconi, che chiaramente non poteva rimanere indietro in questo senso, e dell’alma mater di Bologna.
E’ comunque possibile che il numero di università che offrono almeno un corso di studi sulla tecnologia blockchain nel nostro paese sia superiore e che semplicemente io non sia riuscito a trovare informazioni online, ma anche questo è sintomo di una certa arretratezza tutta italiana; è infatti abbastanza deprimente che cercando corsi di laurea sulla tecnologia blockchain quasi tutti i risultati riconducano a semplici corsi a pagamento online. In attesa quindi che gli atenei italiani si diano una svegliata e si decidano a istituire quanto meno dei singoli corsi all’interno dei vari percorsi di laurea sulla tecnologia blockchain è importante, per concludere, tenere a mente che nel resto del mondo le cose si sono già mosse e non cadere nell’errore di credere che quello che vediamo nel nostro paese sia esemplificativo di una tendenza di portata globale perché, chiaramente, non è così praticamente in nessun ambito.
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