Blockchain e catene di approvvigionamento, partnership Congo Germania per certificare l’estrazione mineraria

C’è una locuzione, diventata famosa grazie a un vecchio film del 2006, che è “diamanti di sangue” e che viene utilizzata per definire il traffico illecito di diamanti provenienti da zone di guerra e venduti per finanziare una insurrezione, gli sforzi di un esercito di invasione o sostenere le attività di quelli che abitualmente chiamiamo signori della guerra; la cosa, però, non riguarda solo i diamanti, che sono semplicemente i beni più preziosi e facili da vendere sul mercato nero, ma può riguardare, più in generale, tutta l’attività estrattiva.

Certificazione dell’estrazione minieraria

Un problema, questo, comunemente associato alla Repubblica Democratica del Congo, paese nel quale questo genere di attività è particolarmente presente. Con un articolo pubblicato ieri Reuters ci informa di una nuova partnership tra la RCS Global, azienda blockchain tedesca con sede a Berlino, e la SMB (acronimo di Società Miniere de Bisunzu), che punta a certificare la catena di approvvigionamento mineraria per rassicurare i clienti che ciò che i minerali che stanno acquistando non siano sporchi di sangue. L’amministratore delegato di RCS Ferdinand Maubrey, sempre a Reuters, ha sostenuto che lo scopo di questa partnership è:

“Consente agli acquirenti di materiale SMB di essere certi del fatto che i minerali che acquistano provengano effettivamente da un dato sito minerario e non dal mercato nero, per quanto possibile”.

Il problema è che con l’attuale sistema di certificazione cartaceo diventa abbastanza facile corrompere un funzionario e miscelare i minerali provenienti da siti in cui l’estrazione avviene a norma di legge a quelli provenienti da siti in cui l’attività è completamente illegale, garantendo così profitti enormi a personaggi dalla dubbia moralità che portano avanti queste attività sfruttando il lavoro minorile (basti pensare alle miniere di coltan) e usando quel denaro per acquistare armi con cui portare avanti la guerriglia. Col nuovo sistema, invece, per poter inquinare la catena di approvvigionamento è necessario rubare gli scanner e i pc portatili usati dai funzionari governativi per etichettare i sacchi di minerale, cosa che però, chiaramente, non potrebbe mai passare inosservata. Come però fa notare da tempo, tra gli altri, il professor Ferdinando Ametrano dell’università degli studi di Milano Bicocca, i sistemi di certificazione blockchain sono comunque molto facili da inquinare, dal momento che tutta la validità del sistema dipende direttamente dalla moralità di chi inserisce i dati.

Ad ammetterlo è lo stesso Maubrey, che ci tiene a precisare che questo, pur essendo un passo nella giusta direzione, non risolve il problema in maniera definitiva dal momento che è sufficiente corrompere il funzionario che provvede all’inserimento dei dati per vanificare il sistema di certificazione; far girare le certificazioni in digitale usando una blockchain è comunque un ostacolo in più da dover superare per chi vuole inquinare le catene di approvvigionamento, ed in questo senso dobbiamo essere felici di questa nuova partnership, ma c’è ancora molto lavoro da fare per giungere a un sistema di certificazione blockchain che ponga fine una volta per tutte al problema. Ad essere del tutto sinceri non è neanche detto che si riesca mai a risolverlo in maniera radicale, a meno di non arrivare ad ipotizzare un futuro in cui l’inserimento dei dati venga fatto da dei robot, ed anche in quel caso, contrariamente a quello che potremmo pensare, i robot saranno anche incorruttibili, a differenza degli esseri umani, ma possono sempre essere hackerati. Insomma, probabilmente dobbiamo semplicemente accettare che un sistema di certificazione perfetto e impossibile da aggirare potrebbe anche non nascere mai, questo però non vuol dire che dobbiamo rinunciare a prescindere a tentare di svilupparlo, solo che non dobbiamo scadere in un’eccessiva pignoleria pretendendo che la tecnologia blockchain risolva dalla sera alla mattina problemi che sono difficilissimi da risolvere, tanto più che parliamo di un modello che è senza dubbio più efficiente (sebbene non perfetto) di quello che attualmente gira su carta.

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