A cosa serve minare bitcoin? Scopriamo insieme l’utilità del mining

Definire a cosa serve minare bitcoin è abbastanza semplice, soprattutto se guardiamo la questione dalla prospettiva di chi svolge questa attività; minare serve a guadagnare bitcoin. Chi è attivo nell’industria mineraria, infatti, non lo fa certamente per altruismo ma perché ci guadagna, di conseguenza è questo il primo obiettivo di chi mina BTC, guadagnare denaro; ovviamente il valore di bitcoin rispetto al dollaro incide direttamente sui guadagni ottenuti dai minatori, quando BTC si apprezza, quindi, aumentano anche i ricavi dei miners, mentre al contrario, quando si deprezza calano anche i profitti dell’industria mineraria. Vi sono però altri aspetti, più tecnici, che spesso non vengono messi in rilievo come meriterebbero.

A cosa serve minare i Bitcoin?

Tutti coloro che effettuano transazioni bitcoin hanno bisogno dell’attività dei minatori, di conseguenza se guardiamo la questione dal punto di vista degli utenti ecco che il discorso tende a complicarsi leggermente; per capire meglio di cosa stiamo parlando sarà il caso di fare un breve riepilogo di come funziona una blockchain, anche perché essendo arrivato qui chiedendoti a cosa serve minare bitcoin probabilmente stai ancora muovendo i primissimi passi nello studio di questa tecnologia. Per spostare bitcoin da un indirizzo all’altro (per completare cioè una transazione) è necessario che qualcuno si faccia carico della necessità di conservare una copia dei libri contabili sui quali viene tenuta traccia di tutte le transazioni effettuate, di modo da avere in ogni momento una fotografia dei saldi correnti sui vari portafogli; mentre nel sistema bancario a farsi carico di questo onere sono le banche stesse, che paghiamo profumatamente per fare questo lavoro, quando parliamo di criptovalute a gestire questi libri contabili sono i minatori.

Ogni dieci minuti, infatti, viene generato un nuovo blocco (che contiene le informazioni su tutte le transazioni effettuate nell’unità di tempo), i minatori sono quindi in competizione tra loro per risolvere un rompicapo matematico, il primo che lo risolve mina il blocco, il che significa, molto semplicemente, che viene ricompensato per il suo lavoro; a questo punto provvede a trasmettere la soluzione corretta agli altri minatori che fanno parte della rete, i quali verificano che tutto sia corretto ed aggiornano la loro copia del libro contabile (in pratica la blockchain). Con le criptovalute ogni minatore è un nodo della rete che detiene copia per intero della blockchain (che a sua volta altro non è che lo storico di tutte le transazioni bitcoin effettuate dalla sua nascita ad oggi); ma cosa succede se un minatore provasse a manomettere i dati presenti sulla sua copia della blockchain?

Semplice, si produrrebbe un documento diverso da quelli archiviati da tutti gli altri nodi della rete (i minatori); la sicurezza viene garantita quindi dal fatto che almeno il 50% più uno dei nodi della rete possieda una copia identica della blockchain sul proprio computer. I vari minatori, in altre parole, raggiungono un consenso (a maggioranza) di quella che è la copia corretta della blockchain e lo fanno proprio assicurandosi che il 50% più uno dei nodi abbia archiviato in locale il medesimo documento. Anche a questo serve minare bitcoin, a garantire la sicurezza di questo metodo di pagamento e a fare in modo che un malintenzionato sia impossibilitato a sottrarre i fondi conservati dagli utenti sui rispettivi portafogli; ovviamente la ricompensa erogata ad ogni minatore è un passaggio fondamentale di questo sistema, perché è proprio la ricompensa a fare in modo che chi partecipa alla rete lo faccia nel rispetto delle regole. Bitcoin esiste perché esiste una rete di persone sparse per il mondo che ne consentono il funzionamento, queste persone lo fanno perché questo permette loro di guadagnare denaro (la ricompensa) e facendolo non solo permettono alla rete di funzionare ma ne certificano anche la sicurezza e l’affidabilità.

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