Un 31 Dicembre di undici anni fa un anonimo sviluppatore, passato alla storia con lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto, pubblicò un documento che, in certo senso, rappresenta il certificato di nascita di bitcoin; il 31 Dicembre 2008, infatti, viene pubblicato il white paper dal titolo “Bitcoin: un sistema valutario P2P decentralizzato” cui seguirà, a stretto giro di posta, la prima transazione P2P della storia, il 3 Gennaio 2009, appena un paio di mesi dopo la pubblicazione del white paper. Leggenda vuole che Satoshi si fosse messo al lavoro su una moneta alternativa a seguito dello scandalo sui mutui subprime del 2008, per cui possiamo essere ragionevolmente sicuri che anche tra il concept dell’idea e la sua trascrizione in un white paper non passarono che pochi mesi; da quel momento ad oggi di strada ne è stata fatta tanta, la comunità è cresciuta esponenzialmente, insieme col numero di aziende attive nel settore e con quello dei paesi che si sono dati una regolamentazione specifica per il settore. Il mercato, in questi undici anni, è maturato tantissimo anche grazie alle varie tempeste che hanno sconvolto il mondo delle cripto con cadenza periodica; dai continui timori di una stretta normativa, passando per il fallimento di Mt.Gox, i casi infiniti di hacking ai danni degli exchange, i crolli del mercato (alla storia passerà quello del 2018, annus horribilis di bitcoin col più lungo bear market mai visto sin dalla sua nascita) fino ad arrivare ai guai legali che hanno coinvolto, e in certi casi coinvolgono tutt’ora, elementi di spicco della comunità (l’ultimo in ordine di tempo riguarda l’arresto di Ivan Manuel Molina, CEO di Crypto Capital, finito nei guai con l’accusa di aver riciclato denaro per conto di alcuni cartelli sudamericani della droga), di momenti critici la comunità, in questi undici anni, ne ha conosciuti (e superati anche) tantissimi. Contrariamente a quanto sostengono i detrattori, quindi, per arrivare a compiere undici anni bitcoin ha dovuto lottare e c’è da star sicuri che dovrà continuare a farlo per continuare a resistere alla prova del tempo; le criticità, i limiti e le questioni ancora irrisolte, come tutti gli appassionati di cripto sanno bene, non mancano, per cui il futuro di bitcoin rimane ancora sospeso a un filo e la sua sopravvivenza dipende sostanzialmente dalla capacità che la comunità avrà di far fronte e risolvere le problematiche che ancora questo progetto presenta. Tra le sfide principali che la comunità dovrà affrontare e riuscire a risolvere abbiamo, giusto per fare degli esempi, quella relativa alla scalabilità (cioè della quantità ancora troppo limitata di transazioni che la rete riesce a processare), una sfida che però sembra essere vicina ad essere vinta grazie al Lightning Network, e quella relativa al rischio che la rete si centralizzi a seguito dell’incremento costante della potenza di calcolo necessaria a minare un blocco; le soluzioni che la comunità di sviluppatori saprà trovare a questi problemi saranno fondamentali per sancire la riuscita definitiva del progetto e garantirne la continuità nel tempo. A tutto questo si aggiungono i continui attacchi dei detrattori tesi a screditare quello che oggi, a undici anni di distanza, sembra essere un piccolo miracolo; del resto ha veramente dell’incredibile che un progetto così complesso e strutturato sia riuscito ad uscire dalla ristrettissima nicchia degli esperti di crittografia per diventare un fenomeno globale, facendo breccia prima di tutto tra i ceti meno abbienti, nei paesi del così detto “terzo mondo” e tra persone che neanche hanno le competenze per capire come questa moneta decentralizzata funzioni. Nonostante gli sforzi dei detrattori, quindi, bitcoin si è affermato anzi tutto tra le persone comuni, per poi attrarre prepotentemente l’attenzione prima delle aziende di tutto il mondo e poi, in tempi più recenti, persino quella delle banche e delle istituzioni stesse; anche questo ha dell’incredibile se consideriamo che le invettive contro bitcoin hanno praticamente da sempre cadenza quasi quotidiana e che provengono tutte da personaggi di un certo rilievo. Premi nobel, ministri, presidenti delle maggiori istituzioni mondiali, hanno passato questi undici anni a tentare di screditare, senza riuscirci, bitcoin; ultimo, in questa enorme carrellata di detrattori, è stato Peter Schiff (noto investitore fanatico dell’oro) che ha proprio qualche giorno fa equiparato bitcoin a una sorta di schema ponzi in cui le così dette balene (gli account che possiedono più monete nei propri wallet) comprerebbero periodicamente grandi quantità di bitcoin per poi rivenderle ai piccoli investitori dopo aver gonfiato le quotazioni. Quello che il mercato di BTC sia manipolato è un vecchio falso mito, duro a morire, che ancora oggi circola nonostante non si sia mai riuscita a produrre una sola prova in tal senso; il massimo che si è riuscito a dimostrare è che alcuni exchange gonfiano artificiosamente i volumi nel libro degli ordini, ma questo non implica certamente che Schiff abbia ragione e che il mercato di BTC sia solo una grossa bolla che pochi speculatori continuano a tenere in vita. Di questo e di molto altro ancora sono stati fatti questi undici anni e, per come sono oggi le cose, c’è da aspettarsi che ancora delle belle ne vedremo nei prossimi undici; in attesa che la nostra amatissima moneta decentralizzata consegua la maggiore età, quindi, non ci resta che fare gli auguri a questo ometto, che undici anni si compiono una volta sola.
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