Con una dichiarazione pubblica del parlamento federale tedesco nella giornata di lunedì la Germania chiude, o crede di chiudere, la questione relativa a bitcoin e criptovalute sostenendo che non si tratta di vero denaro; le istituzioni tedesche vanno ancora oltre e nella loro dichiarazione affermano che una moneta come bitcoin non è una riserva di valore e non è neanche un mezzo di pagamento. Che cos’è allora? Il parlamento tedesco non lo dice, si limita ad affermare ciò che non è, senza fornire una definizione di ciò che è o che comunque loro immaginano sia. La questione è stata sollevata in aula dal partito democratico e il governo federale ha quindi dovuto rispondere con una dichiarazione pubblica che, pur non avendo alcun valore in termini legali, ci permette di definire quanto lontani siano anche i tedeschi, ma più in generale l’Europa, nella comprensione di un fenomeno che pare inevitabilmente destinato a rivoluzionare il nostro stile di vita. La questione è vecchia e per di più noiosa, il governo tedesco ribadisce che il denaro, propriamente detto, deve avere delle caratteristiche ben precise che, più nel dettaglio, sono il poter essere usato come mezzo di pagamento, come riserva di valore e come unità di conto. Per quanto classica sia la definizione di denaro data dal governo tedesco appare comunque inadeguata ai tempi e non tiene conto di tutta una serie di fattori; bitcoin, ad esempio, è già usato ampiamente come mezzo di pagamento, i politici e le istituzioni, sia tedesche che di qualunque altro paese, possono sostenere che sia inadeguato allo scopo, poco funzionale, che non rispetta le leggi antiriciclaggio ma non possono negare che bitcoin sia già oggi usato come strumento di pagamento da milioni di persone. Allo stesso modo bitcoin viene usato come riserva di valore ed anche in questo caso le autorità possono affermare che non lo sia, possono puntare il dito contro la volatilità, possono fare terrorismo mediatico affermando che chi investe in bitcoin perderà tutto il proprio denaro, ma resta il fatto che ci sono milioni di persone che usano bitcoin come riserva di valore, per difendersi contro l’inflazione (in Venezuela, Turchia, Argentina, solo per citare alcuni paesi in cui il fenomeno è particolarmente importante) o come forma di previdenza complementare (visto che fino ad oggi il prezzo di bitcoin è sempre andato aumentando), o come un mezzo per ripagarsi i debiti studenteschi (come negli USA); comunque la si voglia vedere oggi bitcoin viene considerato da milioni di persone non solo come una buona riserva di valore ma anche come uno strumento utile a rivalutare il proprio piccolo capitale. Per quanto riguarda il non essere unità di conto anche qui il governo tedesco si sbaglia, man mano che il fenomeno bitcoin prende piede capita sempre più frequentemente di vedere i prezzi di alcuni servizi online denominati in bitcoin; volatile o non volatile a chi vende quei servizi non interessa, chi li compra invece è già abituato a vedere i prezzi denominati in bitcoin e non ci fa più neanche caso. Insomma, le istituzioni possono fare, e le fanno, dichiarazioni simili a quelle del governo tedesco solo bendandosi gli occhi e rifiutando di vedere la realtà; chiaramente una moneta decentralizzata sfugge ad ogni tentativo di regolamentazione, se poi ci mettiamo che la fiducia nelle istituzioni, a livello globale, è in picchiata appare chiaro che qualunque cosa affermi o sostenga il governo di turno, che sia quello tedesco o di qualunque altro paese è irrilevante, lascia molto il tempo che trova. Il governo tedesco afferma poi che i volumi dei pagamenti effettuati in bitcoin sono una parte infinitesimale di quelli effettuati in valuta fiat, e ci mancherebbe altro, bisogna essere stupidi per credere che una moneta alternativa possa imporsi sul denaro fiat in appena undici anni; la verità è che nessuno ha mai creduto che potesse esistere qualcosa come bitcoin ed è già di per se incredibile che non solo questa moneta sia sopravvissuta per più di dieci anni, ma che stia continuando a crescere da qualunque punto di vista la si voglia guardare; cresce la rete, crescono il numero di transazioni, cresce la capitalizzazione, cresce il numero di persone che la usa nel mondo, crescono le aziende che l’accettano come forma di pagamento. Ovviamente nella stessa discussione non poteva non entrare anche libra, che ha letteralmente terrorizzato i governi di mezzo mondo, imponendo loro di fare un precipitoso dietro front anche sulle stablecoin in generale; terrorizzati dalla possibilità che un’apertura di credito nei confronti delle stablecoin, che pure c’era stata fino a neanche un anno fa, finisca per legittimare anche libra che i governi preferiscono affossare tutto il mercato piuttosto che correre il rischio che libra possa essere emessa. Mentre fino alla primavera di quest’anno i governi avevano guardato con interesse alle stablecoin come strumenti per ridurre la volatilità che caratterizza le criptovalute decentralizzate, con la presentazione di libra si sono resi conto che anche con le stablecoin rischiano di perdere il controllo della leva monetaria (dal momento che libra sarebbe stata una stablecoin atipica, non legata a una singola valuta ma a un paniere di beni) e, di conseguenza, hanno pensato bene di demonizzare tutti questi strumenti, indistintamente, senza porsi neanche il problema che il grosso delle stablecoin attualmente già sul mercato non condivide praticamente nulla con libra. Le dichiarazioni del governo tedesco, per concludere, appaiono abbastanza sconclusionate, si fondano più sulla paura che le istituzioni perdano il proprio status quo che non sui fatti e sono costruite sulla base di argomenti vecchi che ormai quasi nessuno di coloro che conoscono questo mondo si degna di tenere in considerazione; alle persone, in altre parole, non interessa quello che dicono i governi, le persone usano bitcoin come mezzo di pagamento e riserva di valore anche se le istituzioni si ostinano a sostenere che questo sia impossibile o non auspicabile, in questo modo i governi, senza neanche rendersene conto, non stanno facendo altro che dare un’enorme dimostrazione della propria inutilità.
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