La notizia è di ieri, diffusa da Guy Swann nel suo podcast Cryptoconomy, ed è di per se abbastanza inquietante; secondo quanto rivelato da Swann, infatti, sarebbe bastato l’intervento di due sole mining pool a sferrare un attacco 51% alla rete bitcoin cash. Ma andiamo con ordine e tentiamo di capire bene di cosa stiamo parlando; un attacco 51% si verifica quando uno o più miners che detengono la quota maggiore della potenza di hash usano il loro predominio per impedire agli altri nodi di eseguire operazioni sulla rete ed assumono sostanzialmente il controllo della blockchain.
Attacco alla rete Bitcoin Cash
Tutto questo perché il protocollo POW è pensato per regolare il consenso sulla base del 50% più uno dei nodi che compongono la rete, se però da soli si riesce ad esprimere il 51% della potenza di calcolo ecco che sostanzialmente si può manipolare la rete (riscrivendo la storia delle transazioni) a proprio piacimento. Nel caso specifico dell’attacco subito da bitcoin cash la mossa è legata al fork del 2017 a seguito del quale un numero significativo di monete sono finite allocate su un indirizzo “Anyone can spend”; il problema è nato col soft fork del 15 maggio scorso, quando parte del codice è stato rimosso col risultato che quelle monete (rimaste bloccate dal 2017) sono diventate improvvisamente spendibili ed entrate sostanzialmente nella disponibilità dei minatori.
Quando le due mining pool (BTC.top e BTC.com) si sono rese conto che un utente anonimo stava tentando di appropriarsi dei fondi contenuti all’interno di quell’indirizzo hanno deciso di intervenire per evitarlo. Quello che è successo, quindi, è che BTC.top e BTC.com hanno sostituito le transazioni presenti in due blocchi con le loro transazioni, mettendo in questo modo al sicuro i fondi; questo rende l’attacco in se un vero e proprio paradosso, dal momento che è stato lanciato non per premiare gli attaccanti o sottrarre fondi agli utenti, ma nell’interesse stesso della rete. Come comprensibile, però, larga parte della comunità di bitcoin cash non ha apprezzato questo intervento, anche perché in questo modo si è dimostrata soltanto la fragilità della rete e che bitcoin cash non è una cripto decentralizzata, cosa che ha prodotto un danno maggiore (in termini di reputazione) di quello che sarebbe stato prodotto nel caso il primo attaccante fosse riuscito effettivamente a impadronirsi dei fondi tornati nella disponibilità dei miners dopo il 15 maggio.
La sensazione è quindi che BTC.top e BTC.com, nel tentativo di evitare un danno alla comunità, ne abbiano prodotto uno ancora maggiore; se queste due mining pool hanno potuto intervenire in questo modo per prevenire la sottrazione di monete da un indirizzo cosa ci assicura che non possano farlo di nuovo un domani, ma questa volta con intenti malevoli? Insomma, quello che è successo getta un certo discredito sulla rete bitcoin cash che già dalla sua nascita aveva calamitato molte antipatie da larga parte della comunità e che col trascorrere del tempo sta letteralmente dilapidando la fiducia che invece altri utenti, in un primo momento, avevano concesso.
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