Il nuovo brevetto riporta la data del 2 Aprile e ci permette di mettere meglio a fuoco quale strategia stia perseguendo CapitalOne, la holding bancaria statunitense, infatti, già lo scorso anno aveva ottenuto il brevetto per una piattaforma basata su blockchain che consente l’autenticazione (cioè l’identificazione) degli utenti; con il brevetto ottenuto la settimana scorsa, invece, la società americana ha sviluppato una nuova tecnologia che permette la convalida dei contenuti. L’intento è chiaro, identificare gli utenti e permettere loro di guadagnare i diritti di proprietà sui contenuti che sviluppano, CapitalOne sta quindi lavorando a una piattaforma per la tutela del copyright. I due brevetti sono quindi strettamente correlati tra loro, restano però i dubbi sull’effettiva efficacia di un sistema di questo tipo; come molti osservatori hanno fatto notare ad essere in ballo non è l’attribuzione della proprietà sui contenuti pubblicati online, questo aspetto infatti non ha mai rappresentato un problema particolarmente rilevante.
Nuovo brevetto da CapitalOne
Il vero problema rappresenta se mai la possibilità di duplicare liberamente tali contenuti; un fotografo, ad esempio, può autenticarsi su una piattaforma come quella sviluppata da CapitalOne e fare in modo di registrare le proprie opere per certificare la propria titolarità su quei contenuti, ma questo continua a non impedire la loro duplicazione. Una volta che il contenuto è online chiunque può accedervi, rimaneggiarlo, utilizzarlo, in maniera sostanzialmente libera anche nel caso non sia esplicitamente autorizzato a farlo; l’applicazione della tecnologia blockchain nel settore del copyright non risolve questo genere di problemi, si limita a creare un modo sicuro per definire chi è proprietario di cosa.
I processi di decentralizzazione, poi, favoriscono la possibilità per gli utenti di condividere materiale coperto da copyright senza che le autorità possano farci un bel nulla; se oggi, ad esempio, le piattaforme che condividono film in streaming vengono continuamente chiuse (e riaprono nel giro di due ore) dalle autorità, il giorno in cui tali piattaforme saranno decentralizzate non sarà più nemmeno possibile metterle offline per quelle due ore in attesa che cambino il dominio. Insomma, è un po’ quello che succede con emule, chiunque può scaricare e condividere quello che vuole senza che le autorità possano farci nulla. La mia sensazione, per concludere, è che i brevetti di CapitalOne siano destinati a rimanere lettera morta, esattamente come lo sono già tutte le norme che regolamentano il diritto d’autore online.
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