Ethereum, l’outsider che sfida Bitcoin: la visione di JPMorgan

Gli afflussi record negli ETF, la possibilità di integrare lo staking, l’interesse crescente delle aziende e le aperture normative delineano un percorso che rafforza lo status di ETH come asset istituzionale di primo piano.

Gli afflussi record negli ETF, la possibilità di integrare lo staking, l’interesse crescente delle aziende e le aperture normative delineano un percorso che rafforza lo status di ETH come asset istituzionale di primo piano.

Mentre Bitcoin continua a dominare le prime pagine grazie agli ETF e alle discussioni sulla sua natura di “oro digitale”, Ethereum avanza in silenzio, ma con una performance superiore. 

A sottolinearlo è JPMorgan, che in un recente report ha spiegato come la seconda criptovaluta per capitalizzazione stia vivendo una fase di consolidamento unica, sostenuta da fattori concreti e non soltanto speculativi.

Negli ultimi mesi Ethereum ha mostrato una performance migliore rispetto a BTC, spinta da dinamiche che vanno oltre il semplice movimento del prezzo. 

Secondo Nikolaos Panigirtzoglou, analista di JPMorgan, l’outperformance di ETH non è casuale ma frutto di una combinazione di elementi come afflussi record negli ETF, crescente adozione da parte delle aziende, maggiore chiarezza regolatoria e miglioramenti tecnici nella struttura degli strumenti finanziari.

ETF e staking: la prossima leva di crescita

Uno dei principali driver riguarda le aspettative sullo staking nei nuovi ETF spot su Ethereum.

Il mercato si aspetta che la SEC approvi presto la possibilità di includere lo staking direttamente all’interno di questi prodotti, consentendo agli investitori istituzionali di ottenere rendimenti passivi senza dover detenere i 32 ETH richiesti per gestire un validatore. 

Questa prospettiva trasforma Ethereum da semplice asset speculativo a strumento generatore di yield, un cambiamento che potrebbe attrarre flussi consistenti di capitale.

Un altro elemento chiave è l’adozione da parte delle corporate treasuries. Attualmente circa dieci società quotate hanno già ETH in bilancio, per un totale pari al 2,3% dell’offerta circolante

Alcune scelgono di operare direttamente nodi validatori, altre preferiscono strategie di liquid staking o soluzioni DeFi.

Questo dato, pur ancora limitato se paragonato alla presenza di Bitcoin nei bilanci aziendali, rappresenta un segnale forte che Ethereum viene percepito non solo come piattaforma di smart contract, ma anche come asset strategico per la gestione della liquidità aziendale.

Chiarezza normativa e inflows record

Sul fronte regolatorio, arrivano segnali incoraggianti. Recenti dichiarazioni interne alla SEC suggeriscono che i token di liquid staking non saranno considerati securities, riducendo così uno degli ostacoli principali all’adozione istituzionale. 

Parallelamente, i dati di mercato confermano la tendenza, perché solo nel mese di luglio gli ETF su Ethereum hanno registrato afflussi netti per 5,4 miliardi di dollari, lo stesso livello raggiunto dai prodotti su Bitcoin. 

Ad agosto, mentre gli ETF BTC hanno segnato deflussi, quelli su ETH hanno continuato ad attrarre capitali.

A rafforzare l’attrattiva di Ethereum c’è anche l’approvazione da parte della SEC delle redenzioni in-kind per gli ETF, cioè la possibilità di rimborsare gli investitori direttamente in criptovalute anziché in dollari. 

Questo meccanismo riduce i costi di conversione, aumenta la liquidità e limita le vendite forzate nei momenti di stress. Secondo JPMorgan, l’impatto positivo sarà più forte proprio su ETH, grazie alla maggiore flessibilità e interoperabilità della sua rete rispetto a Bitcoin.

Prospettive: da smart contract a asset di rendimento

Ethereum non è più soltanto la blockchain degli smart contract, ma sta diventando un asset di rendimento integrato, capace di offrire agli investitori istituzionali esposizione al mondo crypto con il vantaggio aggiuntivo di uno yield stabile. 

Il contesto normativo americano sembra favorirne l’ascesa, infatti dopo il GENIUS Act, che ha introdotto nuove regole sugli stablecoin, si attende a settembre una legge più ampia sulla struttura del mercato crypto.

Se queste spinte troveranno conferma, Ethereum potrebbe consolidare il suo ruolo non come inseguitore di Bitcoin, ma come protagonista centrale della nuova finanza digitale, pronto a diventare l’asset di riferimento per chi cerca sia esposizione crypto sia rendimenti regolari.

Maxi Doge ($MAXI): la meme coin che trasforma il trading

Maxi Doge ($MAXI) è una meme coin innovativa costruita sulla blockchain di Ethereum, progettata per unire il divertimento tipico dei meme con meccaniche di trading ad alta intensità. 

La sua mascotte, un Shiba Inu ultra-muscoloso, rappresenta l’essenza del progetto, audace, estremo e totalmente immerso nel mondo del trading a leva fino a 1.000x

La tokenomica di Maxi Doge è studiata per massimizzare visibilità, crescita e coinvolgimento della community, con il 40% dei token destinato al marketing, il 25% al MAXI Fund supporta listing su exchange, partnership strategiche e iniziative promozionali, il 15% allo sviluppo del progetto, un ulteriore 15% alla liquidità e il 5% è riservato alle ricompense di staking.

Il token $MAXI offre un sistema di staking dinamico, con APY del 212% in base alla durata e al numero di token detenuti, premiando così gli early adopter, ed è disponibile in prevendita a un costo vantaggioso di 0,0002535 dollari, con 1,4 milioni di dollari già raccolti.

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