Cuba studia le criptovalute per eludere la sanzioni degli Stati Uniti, reintrodotte da Trump dopo il disgelo voluto da Obama

Lasciatemi aprire questo articolo con una nota di soddisfazione, dal momento che siamo stati tra i pochi al mondo ad anticipare questa notizia e sostanzialmente gli unici in Italia; in questo articolo del 31 Maggio, infatti, vi spiegavamo come la decisione di Cuba di liberalizzare internet, permettendo le connessioni wi-fi e i collegamenti privati, andava interpretata come il primo passo verso la strada che l’avrebbe condotta all’emissione di una criptovaluta. Oggi, a distanza di un mese, in un discorso alla tv pubblica, Miguel Diaz-Canel (il presidente del consiglio cubano) ha affermato che:

“Stiamo studiando il potenziale uso della criptovaluta nelle nostre transazioni commerciali nazionali e internazionali, e stiamo lavorando su questo insieme agli accademici”

A riportarlo è Reuters, per cui la notizia è non solo ufficiale, ma confermata da una delle principali agenzie di stampa internazionali. Questa dichiarazione va contestualizzata all’interno del piano di raccolta di capitali che il governo cubano sta per emanare nel tentativo di supportare il piano di riforme del nuovo governo; del resto Cuba sta risentendo pesantemente della crisi geopolitica internazionale, che coinvolge soprattutto i paesi a lei amici, col Venezuela caduto in una crisi profonda e Russia e Iran vittime anche loro delle sanzioni statunitensi. Come ripetiamo da mesi, quindi, sarebbe opportuno che soprattutto i maggiori giornali economici e politici (nel nostro paese ma non solo) iniziassero a guardare alle criptovalute non più come a un fenomeno speculativo ma come a un asset strategico sul piano geopolitico; la cosa interessante da notare, poi, è che con l’avvento di questa tecnologia si è incrinata definitivamente l’egemonia americana sul mondo, perpetrata attraverso il dollaro e già messa a repentaglio dall’ascesa del colosso cinese. In questo momento, infatti, ogni volta che gli USA impongono sanzioni contro un paese il solo risultato che ottengono è di spingerlo ad entrare nella “cripto-economia” e, conseguentemente, non fanno che indebolire la propria egemonia rendendo il dollaro sempre più fragile. Sono poi molto interessanti le dichiarazioni del ministro dell’economia cubano, Gil Fernandez, che come riporta la stessa Reuters ha dichiarato che:

Le riforme sponsorizzate dalla criptovaluta sono molto necessarie e consentirebbero una qualche forma di decentramento in un’economia ancora ampiamente gestita secondo i principi sovietici”

Se leggiamo tra le righe appare del tutto evidente che Cuba, che ha iniziato una transizione democratica dopo la morte di Castro, ha in progetto di rafforzare il proprio socialismo attraverso l’introduzione della tecnologia blockchain; abbandonato quindi il modello che lo stesso Fernandez definisce “sovietico” e cioè verticista e gerarchizzato, Cuba sembra volersi muovere verso un socialismo decentralizzato, una forma sostanzialmente di federalismo anarchico che è il sogno politico che ha sostenuto la filosofia cypherpunk sin dalla sua nascita nella seconda metà degli anni ‘80. Anche se attualmente quasi nessuno si occupa di evidenziare l’enorme impatto che la blockchain e le criptovalute hanno sul piano politico e geopolitico questo è chiaramente evidente e rappresenta la vera portata rivoluzionaria di questa tecnologia; i cubani sembrano essere a questo punto non solo il primo paese sullo scacchiere internazionale ad averlo pienamente capito ma anche l’unico che dichiara di volersi muovere nella giusta direzione. Nel corso del prossimo mezzo secolo, quindi, assisteremo a profonde mutazioni nella forma democratica come l’abbiamo sempre conosciuta, questo è praticamente inevitabile e, man mano che il potenziale di questa tecnologia si dispiegherà divenendo visibile a tutti, possiamo star certi che la blockchain favorirà la nascita di una nuova forma di organizzazione politica, fondata sul decentramento e sulla possibilità di includere in maniera più profonda e completa i cittadini nella vita politica dei paesi. Insomma, mettetevi comodi e allacciatevi le cinture perché siamo appena all’inizio del nostro viaggio.

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