ETF bitcoin: cosa sono, perché se ne parla tanto, qual è la situazione attuale e quali i possibili sviluppi nell’immediato futuro
Nelle ultime settimane si fa un gran parlare della possibilità che la SEC (l’istituzione americana equivalente alla nostra consob che si occupa di vigilare sulle borse e sulle società che vi sono quotate) possa o meno approvare le diverse richieste di ETF su bitcoin che ha attualmente sul tavolo. Tutti gli appassionati di criptovalute seguono questa discussione con un certo interesse, ma si tratta di un argomento abbastanza complicato che presenta molte diverse implicazioni sotto differenti punti di vista di cui mi pare pochi si rendano veramente conto. In questo articolo, quindi, vogliamo tirare le fila di tutto questo discorso tentando sia di spiegare cosa siano gli ETF e perché la loro approvazione sia così fortemente messa in relazione a un possibile grosso rialzo del prezzo di bitcoin oltre che aggiornare i nostri lettori sullo stato delle cose al momento della stesura di questo articolo.
ETF: cosa sono e a cosa servono
ETF è l’acronimo inglese di “Exchange-Traded Fund” ciò che nel nostro paese chiamiamo “fondo negoziato in borsa”; si tratta sostanzialmente di fondi d’investimento a gestione passiva il cui andamento segue quello di un determinato asset sottostante (nel nostro caso bitcoin, ma il concetto si può applicare ad esempio anche alle obbligazioni) e che vengono negoziati in borsa come un normale titolo azionario. Ora che abbiamo capito questo possiamo iniziare a passare oltre e definire quali sono i vantaggi di questo strumento, per quale motivo un’eventuale approvazione da parte della SEC finirebbe per avere un impatto così importante sul prezzo di bitcoin ma anche quali sono gli svantaggi, i rischi e le insidie che si nascondono dietro a questo tipo di strumenti.
I principali vantaggi degli ETF
Il principale vantaggio che gli ETF offrono è la semplicità di utilizzo, rappresentano in questo senso uno strumento particolarmente apprezzato dai piccoli risparmiatori, soprattutto in virtù del fatto che non sono soggetti a investimenti minimi; un ulteriore beneficio del ricorso agli ETF riguarda i minori costi in termini di commissioni che l’investitore deve pagare all’intermediario. Questi strumenti, inoltre, sono soggetti a negoziazione continua e permettono quindi di realizzare profitti sulla base delle fluttuazioni di prezzo su base giornaliera esattamente come avviene sul mercato azionario.
Rischi e criticità degli ETF su bitcoin
Molti osservatori (tra cui segnaliamo Nick Szabo e Andreas Antonopoulos fra i più autorevoli) hanno di recente avuto modo di rimarcare come gli ETF non offrano solo vantaggi a chi opera con bitcoin ma presentano invece anche alcune criticità; prima tra tutte il fatto che l’investitore non detiene alcuna chiave privata e quindi sostanzialmente è proprietario del nulla, le chiavi private dei bitcoin sono in mano all’intermediario e questo si traduce, ad esempio, nel fatto che in caso di hardfork (come avvenuto con bitcoin cash nell’estate 2017) o di airdrop le nuove coin non verrebbero distribuite all’investitore ma finirebbero inevitabilmente nelle tasche dell’intermediario il quale possedendo le chiavi private sarebbe anche il solo a poter rivendicare le nuove monete. Il lancio di ETF su bitcoin pone poi tutta una serie di problematiche relative all’autonomia della regina delle criptovalute in termini di sviluppo futuro. L’esempio più facile da comprendere riguarda la possibilità di blindare le transazioni bitcoin attraverso un anonimato totale, evenienza particolarmente osteggiata dai governi di tutto il mondo e che potrebbe essere ostracizzata attraverso manovre speculative che i nuovi intermediari che gestirebbero gli ETF potrebbero decidere di porre in essere a seguito della pressione che i governi sicuramente inizierebbero a fare (in maniera non necessariamente trasparente) sugli intermediari stessi. A tutto questo mi sento personalmente di aggiungere che un’ulteriore criticità deriva dalla possibilità di vendere allo scoperto offerta dagli ETF che, in un mercato come quello delle criptovalute particolarmente soggetto a grandi manovre speculative, permetterebbe di andare a speculare anche al ribasso con tutto quello che ne consegue in termini di maggiori rischi per gli investitori (soprattutto quelli meno scafati)
Future, ETN ed ETF su bitcoin: lo stato delle cose
Senza addentrarci in tecnicismi possiamo limitarci a rimarcare come gli ETF non siano il solo strumento che consente a bitcoin di irrompere nei mercati regolamentati; a questi infatti si aggiungono anche i future (disponibili dalla fine del 2017 sul CBOE, acronimo di “Chicago Board Options Exchange” ovverosia la più importante borsa del mondo per la negoziazione di opzioni) e gli ETN (disponibili sin dal 2015 presso la Borsa delle società tecnologiche di Stoccolma). Si tratta di strumenti che ovviamente presentano differenze tra loro (in termini di costi di gestione, versatilità, rischio, etc) ma che hanno costituito il primo passo compiuto da bitcoin nel mondo dei mercati regolamentati. Questo è importante perché molti osservatori (incluso il sottoscritto) mettono in relazione proprio l’avvio delle contrattazioni dei future su bitcoin nel CBOE con la bolla che a partire dalla fine del 2017 ha portato bitcoin dalle quotazioni intorno ai 5/6000$ sulle quali si era attestano con una certa stabilità nell’autunno 2017 fino al valore di 20.000$; il timore (abbastanza fondato a ben vedere) è che alcuni soggetti dotati di enorme liquidità abbiano prima provocato la bolla (dopo aver accumulato per mesi sotto quota 3.000$) per poi vendere agli investitori meno esperti (attratti come mosche dall’eccessivo entusiasmo con cui i media a un certo punto hanno iniziato a trattare bitcoin dopo aver tentato inutilmente per anni di screditarlo) con profitti altissimi che hanno poi reinvestito sul mercato dei future con vendite allo scoperto scommettendo sull’inevitabile crollo delle quotazioni finendo quindi col veder crescere esponenzialmente i loro profitti (sempre a scapito degli investitori meno esperti e cioè di coloro che si sono affacciati per la prima volta sul mercato delle criptovalute a partire dall’estate 2017). La possibilità quindi che tutto questo accada di nuovo nel momento in cui la SEC dovesse approvare gli ETF su bitcoin è tutt’altro che remota ed è il motivo principale per cui tutti gli operatori che commerciano in criptovalute (grandi o piccoli che siano) guardano con una certa ansia alle decisioni che la SEC prenderà nei prossimi mesi.
ETF bitcoin: i timori della SEC
I timori della SEC, quindi, che personalmente trovo pienamente legittimi, riguardano il fatto che il mercato delle criptovalute (nonostante la crescita esponenziali in termini di capitalizzazione di mercato avvenuta negli anni) non abbia ancora sufficiente solidità e liquidità per far fronte al rischio di grandi manipolazioni, rischio che inevitabilmente si tradurrebbe in enormi profitti per pochi grandi investitori a scapito di grandi perdite per tutti gli altri. Da questo quindi tutte le titubanze della SEC nel concedere la sua approvazione agli ETF su bitcoin.
Le tappe dell’approvazione degli ETF bitcoin da parte della SEC
La procedura di approvazione da parte della SEC degli ETF segue delle tappe ben precise, che di seguito riepiloghiamo brevemente:
1) per prima cosa la SEC riceve una proposta dal richiedente la quale viene notificata attraverso la pubblicazione in un apposito registro federale
2) quindi la SEC deve esprimersi sulla richiesta (accogliendola o ripudiandola) entro un periodo di tempo che va da un minimo di un mese e mezzo fino a un massimo di otto mesi circa
Quello che agli osservatori meno attenti pare essere però sfuggito è che di proposte in merito sul tavolo della SEC ne finiscono diverse e con cadenza periodica, fino adesso la SEC le ha sempre rifiutate, salvo le ultime presentate sulle quali ha deciso (dopo che in un primo momento era parso volesse ripudiarle per l’ennesima volta) di prendersi ulteriore tempo per decidere. E’ proprio per questo che l’attenzione di tutti gli operatori, prima concentrata proprio sul mese di agosto (mese in cui tutti ci aspettavamo una pronuncia), si è spostata al primo trimestre del 2019 (presumibilmente in febbraio), quando finalmente la SEC dovrebbe dare il suo parere definitivo in merito alle proposte che attualmente sta prendendo in considerazione.
Conclusioni
Personalmente (ma non sono il solo a vederla così) credo che l’approvazione della SEC di ETF agganciati a bitcoin sia solo questione di tempo, il mercato sta crescendo e maturando velocemente, gli sviluppatori lavorano sodo per migliorare le criticità sia delle maggiori criptovalute che dello stesso bitcoin (basti vedere l’enorme lavoro profuso con lightning network) e presto o tardi i tempi saranno maturi per il lancio di questo tipo di strumenti. Questi ultimi mesi del 2018, di conseguenza, potrebbero rappresentare un’ottima opportunità per accumulare bitcoin prima che l’ulteriore crescita del mercato (che io come tanti altri considero inevitabile) scagli nuovamente il prezzo a quotazioni molto alte; detto in altre parole i prossimi mesi potrebbero essere gli ultimi utili per comprare bitcoin a quote sotto i 10.000$, un’occasione del genere potrebbe verosimilmente non presentarsi mai più.
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