Tagliata fuori dal sistema Swift la Russia ha ancora valide alternative per i pagamenti digitali. Ma quale può essere il ruolo delle criptovalute in contesti come questo?
Continuiamo a seguire con un po’ di apprensione e con molta attenzione gli sviluppi della crisi ucraina, sfociata la settimana scorsa in guerra aperta tra Kiev e Mosca, con un coinvolgimento sempre meno indiretto da parte di tutti i Paesi europei.
Siamo abituati a vedere gli Usa al centro delle relazioni internazionali e nei ‘bisticci’ con il Cremlino, ma questa volta a condurre il gioco tra le forze occidentali sembra proprio essere l’Ue che non ha esitato ad imporre sanzioni molto pesanti dopo l’inizio delle operazioni militari russe in Ucraina, mentre dai vari Paesi europei continuano ad arrivare armi ed equipaggiamenti per milioni di euro destinate a Kiev.
La Russia tagliata fuori dal sistema di pagamenti Swift
Tra le sanzioni che sono state imposte alla Russia una di quelle di cui si è parlato di più in questi giorni riguarda il sistema di messaggistica Swift che, di fatto, rende possibili le transazioni economiche e quindi gli scambi commerciali tra Paesi di tutto il mondo.
I governi occidentali, in seguito alle pressioni fatte soprattutto da Belgio e Francia, dopo un po’ di esitazioni hanno infatti deciso di tagliar fuori Mosca dal sistema Swift. Quelli di Germania e Austria erano tra i Paesi meno convinti che andare in questa direzione fosse una scelta saggia, e questo anche per via del timore che le conseguenze sarebbero ricadute sulle preziose forniture di gas provenienti dalla Russia.
Ma cosa comporta per gli scambi commerciali con la Russia il ban dal sistema Swift? Diciamo prima di tutto che le transazioni economiche legate all’acquisto di prodotti o materie prime (come il gas) dalla Russia avvengono naturalmente per via telematica, e ad accompagnare queste transazioni garantendone la sicurezza è proprio il sistema di messaggistica Swift.
Mosca fuori da Swift, conseguenze per la Russia ma non solo
Approfondire ulteriormente il meccanismo in questo momento non è importante, quel che conta è che una volta tagliata fuori la Russia dal sistema Swift il venditore non può ricevere pagamenti e, di conseguenza, non vi sarà alcuno scambio commerciale.
E la cosa può anche andar bene ai Paesi europei, se non fosse che all’atto pratico rischia di rivelarsi un’arma a doppio taglio. Bandire da Swift la Russia significa prima di tutto ostacolare tutti gli scambi commerciali, inclusi quelli di gas (in teoria), senza contare che in questo modo si costringe Mosca a ricorrere alle alternative a Swift, che peraltro esistono già, con il risultato che queste verranno implementate, e anche in futuro, a guerra finita, continueranno ad essere utilizzate al posto di Swift, conquistando una fetta di mercato più ampia.
Ma a preoccupare l’Europa, e in particolare Germania e Austria, era la questione del gas. La Russia fornisce ai Paesi europei grandi quantità di gas, arrivando a coprire il 100 per cento del fabbisogno di Paesi come Macedonia del Nord, Bosnia e Moldavia, e oltre il 90 per cento del fabbisogno di Finlandia e Lettonia.
Gli altri Paesi che dipendono moltissimo dal gas russo sono però Bulgaria (77%), Germania (49%), Italia (46%) e Polonia (40%). Per questi Paesi il ban della Russia da Swift poteva significare lo stop delle forniture di gas, ma stando a quanto riportato da diversi media, tra cui Investing.com, “sono state bloccate dal sistema Swift tutte le transazioni, tranne quelle che hanno per oggetto il settore energetico”.
In altre parole la sanzione viene applicata solo a metà e solo dove conviene ai governi occidentali. Fortunatamente la Russia non ha alcun interesse ad interrompere la fornitura di gas, e sembra non essere intenzionata a questo genere di ritorsione.
I sistemi alternativi a Swift e perché è importante diversificare
Le sanzioni imposte alla Russia sono molto pesanti, ed una delle più dure è senza dubbio il ban dal sistema Swift. Mosca però ha già delle valide alternative, come accennato, ed è proprio in situazioni come questa che si evidenzia l’importanza della diversificazione.
Nel caso della Russia infatti le transazioni economiche per continuare a portare avanti gli scambi commerciali continueranno ad avvenire regolarmente anche se con qualche rallentamento, grazie ai sistemi alternativi a Swift. Ve ne sono almeno due: uno è il CIPS, fornito a partire dal 2015 dalla People Bank of China, e l’altro è MIR, nato nel 2017 e fornito direttamente dalla Banca Centrale Russa.
Diciamo che in qualche modo la Russia ha già risolto il problema, per così dire, intensificando gli scambi commerciali con l’oriente, in particolare con India e Cina, servendosi dei sistemi alternativi MIR e CIPS.
Ci sono però altre pesanti sanzioni che l’establishment occidentale ha imposto alla Russia, e sono provvedimenti che colpiscono singoli cittadini, a cominciare dal presidente Vladimir Putin, per arrivare a diverse importanti personalità del mondo della politica e della finanza russi.
In questi giorni abbiamo assistito al congelamento dei beni di Putin e del suo éntourage, e al blocco delle riserve valutarie che la Russia detiene su altre piazze finanziarie. Ed eccoci ancora una volta a constatare l’importanza della diversificazione.
Le criptovalute, bene rifugio e valida alternativa?
Provvedimenti simili ci ricordano quanto le riserve valutarie in moneta fiat siano soggette al controllo di entità che sono perfettamente in grado di ‘spegnere il servizio’ in qualsiasi momento per qualsiasi ragione. Viene anche in mente il provvedimento che il governo canadese ha annunciato contro chi ha preso parte alle proteste del Freedom Convoy, che prevedeva il congelamento dei conti bancari dei partecipanti, nonché il blocco delle assicurazioni dei mezzi utilizzati.
Ci rendiamo conto quindi che tanto gli Stati, quanto i singoli cittadini, sono fortemente dipendenti dagli intermediari bancari, e questa consapevolezza dovrebbe indurci a cercare la diversificazione.
Le criptovalute potrebbero essere, oltre che un bene rifugio, anche una valida alternativa in quanto decentralizzate. E se osserviamo il grafico che ci mostra l’andamento del mercato crypto negli ultimi giorni notiamo che con l’inizio del conflitto armato in Ucraina si è registrato un calo improvviso di BTC, ETH e di tutte le altre valute virtuali, ma si registra anche un improvviso rimbalzo che coincide con l’imposizione delle varie sanzioni economiche, ed in particolare un picco in concomitanza con la decisione di tagliar fuori la Russia dal sistema Swift.
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