Doveva succedere prima o poi, in realtà ci sono già diverse aziende blockchain che operano in questo modo e, in un certo senso, è esattamente ciò che avviene coi protocolli di consenso POS, tuttavia l’ultima mossa di coinbase ha una portata veramente importante; andiamo con ordine, ieri, con un post sul proprio blog, coinbase ha comunicato che i clienti statunitensi (ad eccezione di quelli residenti alle Hawaii e nello stato di New York) verranno ricompensati per i depositi di token Tezos che manterranno vincolati sulla piattaforma. In pratica gli utenti potranno contare su un rendimento annuo del 5% (un’enormità) semplicemente tenendo fermi i loro depositi di XTZ (che è la sigla del token tezos) sui conti coinbase. Tezos, infatti, utilizza proprio un protocollo POS, di conseguenza, come tutte le cripto che sfruttano questo tipo di protocollo di consenso, per partecipare alla validazione dei blocchi non serve dotarsi di hardware particolarmente oneroso (come nel caso di bitcoin) ma è sufficiente tenere fermi i propri fondi sul wallet. Il problema coi protocolli POS è che gli utenti più ricchi tagliano inevitabilmente fuori i piccoli stakeholders; per questo motivo la mossa di coinbase è particolarmente interessante, perché significa che l’exchange accorpa i fondi e poi li ridistribuisce in maniera proporzionale agli utenti senza tagliare fuori nessuno. Non è comunque il primo caso del genere, già qualche tempo fa Coinbase aveva comunicato la possibilità di guadagnare interessi pari all’1,25% per i depositi in USDC (ennesima stablecoin ancorata al dollaro). Tutto questo ha anche delle ripercussioni che impattano sull’attività delle banche, in un contesto storico caratterizzato da tassi negativi, dove le banche alzano i costi di tenuta dei conti per i piccoli risparmiatori e sgravano sui correntisti più facoltosi i tassi negativi, gli exchange di criptovalute si sovrappongono all’attività bancaria offrendo depositi e prelievi a costo zero e l’opportunità di guadagnare interessi dai propri depositi. Il vantaggio, come chiunque può capire, per gli utenti è enorme ed è impensabile che questo non impatti sull’attività delle banche; un cittadino statunitense, ad esempio, non ha più alcun interesse a depositare il proprio denaro in banca quando può invece depositarlo su coinbase, attivando una carta che funziona esattamente come un bancomat, convertendo il proprio denaro in una stablecoin ancorata al dollaro e guadagnando l’1,5% sul proprio deposito.
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