Il rischio di una guerra tra Israele e Iran fa volare il prezzo del petrolio fino ad oltre 90 dollari al barile
Il rischio di una guerra tra Israele e Iran fa volare il prezzo del petrolio fino ad oltre 90 dollari al barile
Dinamica rialzista in atto sulle quotazioni petrolifere. A causa dell’acuirsi della tensione internazionale con particolare riferimento all’area del Medio Oriente, il prezzo del greggio Brent è volato ad oltre 90 dollari al barile. Il valore dell’oro nero non era così alto da almeno 5 mesi e proprio questo record è la dimostrazione di come i mercati abbiano paura di un allargamento all’Iran del conflitto regionale nel Vicino Oriente.
Come si può anche vedere dal grafico in basso, da inizio anno ad oggi il prezzo del petrolio è salito già del 18 per cento. La guerra tra Russia e Ucraina, quella in Medio Oriente, i limiti imposti dall’OPEC all’offerta di greggio in un contesto caratterizzato da una più ampia domanda, sono le quattro cause alla base del rally del greggio.
Il punto è che, allo stato attuale dei fatti, non sembrano emergere segnali opposti e quindi lo scenario più plausibile è quello di una prosecuzione del trend al rialzo. Se così dovesse essere, il petrolio resterebbe un asset da comprare visto che i prezzi dell’immediato futuro sarebbero più alti di quelli attuali.
Ma quali sarebbero i valori tecnici da monitorare in una dinamica simile? Proprio da questo punto partiamo con la nostra analisi per poi esaminare quelle che sono le ragioni alla base del trend rialzista.
Dal punto di vista dell’analisi tecnica, il petrolio si appresta a chiudere la settimana al rialzo. Tuttavia, rispetto ai giorni scorsi, oggi l’impressione è che i volumi di trading non siano poi così tanto alti. Ad ogni modo nel caso in cui il rialzo dovesse proseguire, a livello grafico potrebbe essere individuata una resistenza molto importante in area 87 dollari. Poichè il WTI ha già superato gli 85 dollari al barile, anche il nuovo target potrebbe essere raggiunto con una certa facilità.
Lo scenario più plausibile dal punto di vista tecnico è che le quotazioni petrolifere possano salire ancora sia pure senza soluzioni di continuità. Target per il WTI potrebbe essere collocato proprio a 87 dollari al barile.
In precedenza abbiamo citato le ragioni alla base del balzo delle quotazioni petrolifere ai massimi da 5 mesi. Tra i motivi quello preponderante riguarda la tensione in Medio Oriente. Non serve la sfera di cristallo per capire che a terrorizzare i mercati è un possibile scontro aperto tra Israele e Iran. Se ci dovesse essere un allargamento del conflitto, i prezzi del greggio non potrebbero che schizzare visto che il Medio Oriente rappresenta da solo almeno un terzo della fornitura mondiale di petrolio.
Secondo Vandana Hari non c’è da meravigliarsi se le tensioni più ampie in Medio Oriente innescate dall’attacco israeliano a Gaza sono al livello più alto degli ultimi mesi. In questo contesto, ha quindi aggiunto la fondatrice di Vanda Insights, il petrolio non fa che riflettere il “premio legato alla paura della conflagrazione in Medio Oriente“.
Sulla stessa scia anche gli analisti di ANZ Daniel Hynes e Soni Kumari per i quali i prezzi del petrolio sembrano essere destinati in modo irreversibile ad un ulteriore rialzo nel breve termine anche perchè all’oggettivo aumento dei rischi geopolitici si aggiungono anche la forte stretta dell’offerta e i segnali positivi che arrivano dall’economia mondiale.
Gli esperti hanno quindi ricordato che l’OPEC e gli alleati della Russia hanno lasciato invaiata la loro politica di approvvigionamento di petrolio esercitando pressioni su alcuni paesi affinchè aumentino la strategia dei tagli alla produzione di greggio.
A questo punto non c’è da stupirsi se per alcuni analisti il prezzo del petrolio potrebbe salire anche a 100 dollari al barile nel caso in cui il trend al rialzo dovesse proseguire ancora. Ad esempio JP Morgan Chase non fa mistero del fatto che il greggio abbia anche il potenziale per arrivare fino a 100 dollari al barile soprattutto se la decisione della Russia di tagliare la produzione non verrà bilanciata da misure nel segno opposto.
Ma se anche quota 100 non dovesse essere raggiunta, il petrolio potrebbe comunque arrivare fino a 95 dollari al barile nel giro di appena tre mesi. E’ questa la prospettiva che è stata tracciata dagli analisti di ANZ Banking Group Ltd.
Insomma, chi più e chi meno, ma tutti sono concordi nella strategia bullish sul petrolio. I trader possono sfruttare questa prospettiva comprando petrolio. Ovviamente non in senso fisico ma attraverso strumenti derivati come ad esempio i CFD che consentono di speculare sia al rialzo che al ribasso operando a leva. Ecco due piattaforme che permettono di fare CFD Trading sul petrolio e su tante altre materie prime:
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