Ecco perchè le previsioni sul petrolio non saranno sempre ottimistiche
Ecco perchè le previsioni sul petrolio non saranno sempre ottimistiche
Torna ad infiammarsi il prezzo del petrolio in scia all’aumento delle tensioni geopolitiche. Le quotazioni del greggio, come si può vedere dal grafico in basso, sono passate a 85,76 dollari al barile per quello che riguarda il WTI e a 90,39 dollari per quanto concerne il Brent. In entrambi i casi la progressione è di un punto percentuale.
Con l’aumento del valore del greggio si riaccende in evitabilmente l’appeal speculativo sull’asset. Tanti investitori si chiedono se il trend al rialzo del petrolio è destinato a proseguire e quindi se fanno ancora in tempo a comprare in ottica profitto. Affrontare questi argomenti significa occuparsi di previsioni sul prezzo del petrolio. Più nel dettaglio di stime sul secondo semestre 2024. Cosa attendersi da luglio a dicembre dalle quotazioni del greggio?
Le quotazioni petrolifere non si muovono in modo casuale ma sono condizionate da una serie di fattori la cui risultate determina poi la direzione dei prezzi.
Tra i fattori più importanti ci sono:
Questi sono i quattro più importanti fattori alla base dell’andamento del prezzo del petrolio. Ce ne sono anche altri come ad esempio gli eventi climatici, che però sono secondari.
Dopo aver visto in generale cosa influenza le quotazioni petrolifere, vediamo adesso quali sono le previsioni per il secondo semestre 2024.
Come visto in precedenza, i prezzi del greggio si stanno muovendo al rialzo nelle ultime settimane. I compratori fanno leva sul fatto che le tensioni geopolitiche possano interrompere le forniture globali. Le preoccupazioni riguardano soprattutto l’area del Medio Oriente dove è il rischio di uno scontro diretto tra Israele e Iran ad impensierire gli investitori.
Secondo gli analisti australiani di Macquarie, però, è il momento di mantenere i nervi saldi e capire che se questa minaccia non si concretizzerà nel secondo trimestre 2024, allora nel secondo semestre saranno i venditori a prendere il sopravvento sul mercato. La previsione di Macquarie sul prezzo del petrolio è proprio questa: gli orsi si imporranno se le preoccupazioni geopolitiche dovessero rientrare (o comunque restare sulla carta senza alcun allargamento del conflitto).
Per gli esperti di Macquarie il petrolio potrebbe diventare ribassista con il passare dell’anno a causa della crescita dell’offerta NO-OPEC ma anche per effetto del ritorno di una quantità significativa di capacità di riserva OPEC+ sul mercato e del possibile ammorbidimento della domanda a causa dell’inflazione.
Se non ci saranno interruzioni nella fornitura (che scatterebbero solo in caso di vera guerra tra Israele e Iran) allora il Brent troverà molte difficoltà a restare sopra quota 90 dollari al barile.
Insomma senza allargamento della guerra da qui a fine giugno, il prezzo del petrolio cambierà la rotta nella seconda parte dell’anno.
Il fatto è che, già oggi, a pesare più del rischio geopolitico (che sembra nutrire soprattutto la speculazione) è la paura per l’eccesso di offerta. Essa si nutre dell’aumento delle forniture non-OPEC a partire da quelle degli Stati Uniti. Stando alle stime dell’U.S. Energy Information Administration, la produzione petrolifera americana dovrebbe crescere di 260.000 barili al giorno nel corso del 2024 arrivando fino ad un record di 13,19 milioni di barili al giorno.
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La situazione del prezzo del greggio è molto dinamica e tutti gli scenario sono possibili anche perchè il secondo trimestre è appena iniziato. Se non ci dovesse essere un aggravamento del conflitto (sconto diretto Iran-Israele) l’offerta resterebbe stabile e quindi, nel secondo semestre dell’anno, ci sarebbe un calo del prezzo del greggio.
Per investire sul petrolio in entrambe le direzioni (rialzo e ribasso) si possono usare i CFD, strumenti derivati a leva che riflettono l’andamento del sottostante.
Ecco due piattaforme che permettono di fare trading CFD sul petrolio:
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