Alla fine dei conti, alla luce delle esperienze riportate da molti traders, non penso sia buona cosa trovare sofisticati metodi di indagine del mercato, ad esempio moltiplicando a dismisura l’utilizzo di indicatori e strumenti di analisi tecnica sulla propria piattaforma di trading, invece di scegliere metodi di sintesi, semplici, intuitivi e testati nel tempo. Un bravo investitore retail dovrebbe preliminarmente sceglierne due, massimo tre ed analizzarli, studiandoli a fondo, verificando quali, ed in quali condizioni di mercato, hanno restituito segnali operativi funzionali ed efficaci.
D’altra parte anche gli attuali indicatori non prevedono il futuro movimento dell’asset, ma analizzano il passato, fornendo soltanto un riferimento statistico sulle probabilità che un evento accada e, come conseguenza di una serie di eventi precedenti, la loro utilità è connessa in gran parte alla loro duttilità e congruità.
Indicatori e tendenze
La parola duttilità è qui impiegata con il significato di comodità di utilizzo mentre il termine congruità fa riferimento alla validità del segnale in condizioni di mercato alternative e differenti tra loro. E’ importante tra l’altro conoscere le caratteristiche con le quali l’indicatore che si vuole usare è progettato, come la formula matematica che lo implementa. E’ opportuno posizionare lo strumento di analisi tecnica sul grafico dei prezzi selezionando e modificando i parametri di default e, al limite, allegarne al grafico più di uno, della stessa categoria (oscillatori, trend), ma con valori diversi. Ad esempio, posizionate anche il medesimo indicatore su visualizzazioni grafiche di diversa temporizzazione.
D’altro canto, poiché molti indicatori non sono altro che elaborate progettazioni di quelli base, utilizzarne molti non fa in genere raggiungere risultati migliori, mentre, usando quelli che si conosce di più, sotto l’aspetto tecnico, e dei quali si riesce con consapevolezza a modificarne i parametri di calcolo, consentirà di ottenere segnali operativi soddisfacenti. Non solo. Siccome gli indicatori, elaborando dati pregressi, restituiscono segnali differenti secondo l’orizzonte del periodo preso in considerazione e dunque secondo il timeframes, questi parametri sono di fondamentale rilievo statistico. Peraltro le piattaforme proposte dai brokers online indicano persino i periodi su cui sono costruiti ed indirizzati determinati indicatori, anche se viene tranquillamente concesso di modificarli. In genere i valori di default sono i più sperimentati e consigliati dagli analisti finanziari, tuttavia i parametri degli strumenti di analisi tecnica possono essere cambiati per adeguarli meglio alla situazione del momento o al tipo di analisi del mercato che si sta svolgendo.
Così, la grafitazione di un asset a 4 ore può differire significativamente, nell’individuazione del trend, da un grafico ad 1 ora. Infatti se i due parametri, timeframe e ambito operativo dell’indicatore, non sono correlati adeguatamente fra di loro, si otterrano segnali statisticamente sbagliati ed inutilizzabili. Per questo motivo è importante impegnarsi in questo tipo di ricerca, confrontando i risultati con i dati storici delle scelte di trading effettuate. D’altra parte, nell’utilizzo degli indicatori è bene tenere presente che i risultati di una certa analisi statistica suggeriscono soltanto quante probabilità vi sono che un evento futuro abbia le stesse caratteristiche di un evento che si è manifestato nel passato, o che una serie di dati indichi un atteggiamento degli individui coinvolti a comportarsi in un modo o in un altro.
Data pertanto la latente precarietà dei contributi restituiti dagli indicatori/oscillatori all’attività speculativa dei traders, le linee di tendenza colmano, anzi completano, una sorta di vuoto dell’analisi grafica. Di fatto, nello studio dei mercati finanziari è determinante e fondamentale individuare un trend mediante una linea di tendenza che inglobi un movimento lineare dei prezzi per un determinato periodo di tempo. Per farlo è necessario individuare una trendline unendo, con una retta, almeno due punti di massimo o di minimo, durante una fase di rialzo o di ribasso. In linea di massima, maggiore sarà la lunghezza di questa retta maggiore sarà l’importanza di questo movimento. Peraltro è significativo valutare anche altri fattori quali la pendenza della trendline e il numero delle volte in cui questa è perforata e dunque è stato violato in parte il trend.
Inoltre sarebbe certamente utile, quando si disegnano queste linee di tendenza, individuare i movimenti del mercato su base temporale, valutabili cioè partendo da timeframes maggiori, per arrivare ad intervalli di tempo più piccoli e dunque poter meglio decidere il market timing dell’operazione. Ai fini della ricerca dello swing, ovvero delle inversioni di tendenza, è utile ricordare anche che l’utilizzo delle linee di tendenza è decisivo per costruire dei canali al cui interno calare i movimenti dei prezzi, alla rottura dei quali il trend per l’appunto potrebbe cambiare. In genere infatti è sempre buona norma nei grafici cercare di definire un canale in cui il prezzo si muove, che sia inclinato (definendo così un range rialzista o ribassista) o anche laterale. Finché la quotazione resta al suo interno, si hanno indicazioni sulla strategia da seguire.
Quando invece il prezzo esce dal canale, è necessario reimpostare l’operatività in funzione del nuovo canale formatosi. In tutto questo, chi scrive, segue con particolare attenzione le trendline tirate sul prezzo di chiusura, in quanto hanno rilevanza non tanto come supporto o resistenza su cui entrare in posizione, bensì diventano significative quando la rottura della trendline avviene proprio alla chiusura di sessione che molto spesso avvalora la prosecuzione del movimento.
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