Il The Guardian ha rivelato di aver avuto accesso ai dettagli di 30 mila conti della banca Credit Suisse per un totale di circa 80 miliardi di sterline
Grazie ad una recente fuga di notizie provenienti da Credit Suisse è emerso che tra i clienti di una delle più prestigiose banche del mondo vi sono criminali, truffatori e politici corrotti. A diffondere la notizia è stato il The Guardian, che ha avuto accesso ai dettagli di oltre 30 mila conti della banca elvetica.
Il The Guardian, in un lungo reportage dedicato ai clienti ‘speciali’ di Credit Suisse provenienti da ogni parte del mondo, ha portato alla luce informazioni riguardanti conti bancari per un totale di circa 80 miliardi di sterline.
Revealed: Credit Suisse leak unmasks criminals, fraudsters and corrupt politicians https://t.co/tCrDOTCJ45
— The Guardian (@guardian) February 20, 2022
Tra i clienti di Credit Suisse trafficanti di esseri umani e di droga
A dare il via a tutto questo è stato un informatore che ha deciso di denunciare le leggi sulla segretezza bancaria come “immorali”. La fuga di notizie da Credit Suisse ha fatto quindi emergere diversi scheletri dall’armadio, dipingendo il quadro di una realtà sconvolgente dietro la facciata di legalità e istituzionalità della banca.
Basti pensare che tra i clienti di Credit Suisse risultano esserci trafficanti di esseri umani, miliardari che hanno commissionato omicidi, trafficanti di droga, colpevoli di crimini come riciclaggio di denaro, corruzione, e per finire è venuto fuori anche un conto di proprietà del vaticano che ha investito 350 milioni di euro in presunti investimenti fraudolenti.
Credit Suisse rigetta le accuse, sarebbero interpretazioni tendenziose
Alla luce di quanto emerso dall’inchiesta del The Guardian la banca elvetica potrebbe essere considerata a tutti gli effetti come una “banca canaglia” ma da Credit Suisse non ci stanno e respingono le accuse.
La banca ritiene infatti che questa sia una accusa infamante, fondata su informazioni selezionate estrapolate dal contesto, che danno luogo a interpretazioni tendenziose.
Ma il The Guardian non sembra incline ad accettare la linea di difesa della banca, sostenendo invece che grazie a questa fuga di notizie sarebbero venuti alla luce i “diffusi fallimenti della due diligence da parte del Credit Suisse”, nonostante il dichiarato impegno nell’eliminazione di clienti dubbi e di fondi illeciti.
La banca si difende affermando che molte delle operazioni risalirebbero a molti anni fa, ad un’epoca in cui le leggi erano diverse da quelle in vigore oggi. Il The Guardian però spiega che oltre due terzi dei conti coinvolti nell’inchiesta sarebbero stati aperti dopo il 2000, e le operazioni contestate sarebbero state effettuate prima del 2010.
La questione del segreto bancario
Fino a qualche decennio fa le banche svizzere si appellavano al cosiddetto segreto bancario, cosa che permetteva loro di offrire i propri servizi anche a clienti di dubbia natura, e capitava che tra questi vi fossero anche veri e propri criminali.
Le cose però sono cambiate, almeno in teoria, negli ultimi anni. Il segreto bancario è stato messo da parte, sempre in teoria, e questo ha permesso alla Svizzera di essere rimossa dalle black list finanziarie.
L’inchiesta del The Guardian sulla base di quanto rivelato dall’informatore rivelerebbe però che ancora nel 2010 Credit Suisse ha continuato ad avere clienti di dubbia natura, ed è emerso anche che alcuni clienti sospetti avrebbero accesso ai servizi offerti dalla banca ancora oggi.
Cade la patina di ipocrisia sulle criptovalute
Ultimamente abbiamo assistito ad un intervento molto duro da parte delle autorità, in particolare ci riferiamo alle decisioni del governo canadese, nel servirsi del sistema bancario per colpire gli attori della protesta Freedom Convoy che sta infiammando il Paese.
Nello stesso contesto sono state mosse accuse, rivolte al sistema delle criptovalute, tacciato di favorire attività illegali, fornendo strumenti finanziari a criminali e ‘nemici dello Stato’, come gli stessi camionisti trattati alla stregua di terroristi.
L’inchiesta di The Guardian ha contribuito a far cadere questo velo di ipocrisia, mostrando all’opinione pubblica come criminali di tutto il mondo abbiano facile accesso a servizi bancari tradizionali come quelli offerti da Credit Suisse per svolgere le proprie attività, ed effettuare i pagamenti ad esse relativi comodamente in valuta fiat, senza neppure scomodarsi a ricorrere alla valute virtuali.
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