La decisione degli exchange rischia di portare confusione tra gli investitori indiani nel mercato degli asset digitali
Stando a quanto riportato da diverse fonti, i due maggiori exchange di crypto indiani avrebbero deciso di disabilitare la funzione per depositare attraverso popolari metodi di pagmento. Ciò ha allarmato gli investitori indiani nel mercato degli asset digitali, ma al tempo stesso ha ricordato al governo di Nuova Dehli che occorre lavorare ad una regolamentazione adeguata per il settore.
Regolamentare a dovere il mercato indiano delle crypto si presenta come un’impellenza anche per via del fatto che nel Paese sono molte le persone che hanno già dimestichezza in questo genere di investimenti, con il Bitcoin che gode di una grande popolarità.
Mercoledì molti utenti si sono ritrovati nell’impossibilità di effettuare depositi tramite la United Paymants Interface (UPI) per effettuare acquisti di criptovalute su exchange come CoinSwitch Kuber e WazirX, stando a quanto la stessa Reuters ha riferito. UPI, lo ricordiamo, è un popolare metodo di pagamento in tempo reale regolato dalla banca centrale indiana.
Investitori indiani nel mercato delle crypto in un momento di confusione e incertezza
L’improvviso stop ai depositi con alcuni metodi di pagamento deciso dai maggiori exchange indiani non poteva che causare grande incertezza e confusione negli investitori, i quali hanno lamentato la poca chiarezza da parte degli stessi exchange circa i motivi dell’interruzione.
Reuters ha riferito a tal proposito che CoinSwitch ha interrotto l’accettazione dell’UPI a causa di una “incertezza normativa”, mentre WazirX avrebbe affermato che la funzione per il deposito attraverso UPI era stata disabilitata già nel mese di dicembre.
Basta fare un passo indietro alla scorsa settimana per trovare una dichiarazione rilasciata dalla National Payments Corporation of India (NPCI), con la quale affermava di non essere a conoscenza di alcuno scambio di crypto attraverso il suo framework UPI.
India, picco degli investimenti in crypto ma poca chiarezza normativa
L’India, secondo Paese più popoloso al mondo, ha un florido mercato delle criptovalute, con investimenti in questo settore che sono aumentati nel corso dell’ultimo anno fino a farlo diventare un mercato multimiliarario.
Stando ai dati pubblicati da CoinGecko, i tre maggiori exchange indiani hanno elaborato transazioni per un valore complessivo che supera i 139 milioni di dollari nelle ultime 24 ore.
Statement by NPCI as on 7th April 2022. With reference to some recent media reports around the purchase of Cryptocurrencies using UPI, National Payments Corporation of India would like to clarify that we are not aware of any crypto exchange using UPI. Please see attached document pic.twitter.com/lGTcaSLKeC
— NPCI (@NPCI_NPCI) April 7, 2022
Il problema dell’India è la poca chiarezza normativa. Non dimentichiamo che non è passato molto da quando la banca centrale del Paese ha proposto il divieto delle criptovalute, mentre i legislatori approvavano una tassa del 30% sulle crypto. La nuova legge aveva quindi determinato una netta riduzione del volume degli scambi con il più grande exchange indiano WaxirX che stando ai rapporti ha registrato un calo del 72%.
E non è tutto, perché già a partire dall’inizio di aprile, le compagnie in India sono tenute per legge a dichiarare i propri investimenti in criptovalute.
Il clima che si respira in India insomma non è certo dei migliori, con il governatore della Reserve Bank of India, Shaktikanta Das, che a febbraio ha rilasciato una dichiarazione in cui afferma che le criptovalute private rappresentano “una grave minaccia alla nostra stabilità macroeconomica e finanziaria”.
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