Il drawdown è uno dei concetti fondamentali nei mercati finanziari, tuttavia delle volte può dimostrarsi un termine non del tutto chiaro agli investitori alle prime esperienze. In realtà il drawdown è, in estrema sintesi, il denaro perso nell’attività di trading. Infatti con questa espressione i traders indicano il capitale che, per differenti e svariati motivi, è andato in fumo a seguito dell’attività di scambio sulle piattaforme di connessione ai mercati. Ciononostante il drawdown resta un concetto fondamentale nel money managment in quanto misura il costo in termini di perdite di un sistema di trading, pertanto aiuta a valutarne in qualche modo il livello di rischio e di efficienza.
Cosa si intende per Drawdown?
Con drawdown quindi si indica in percentuale la quantità di denaro dispersa facendo trading, ma anche la conseguente riduzione del proprio capitale iniziale. Con le cripto come in tutti gli altri mercati finanziari il drawdown viene calcolato trovando la differenza tra un picco relativo ed una depressione relativa, dove peraltro i traders identificano questo down in percentuale del loro conto trading. Tale flessione relativa dei rendimenti si misura pertanto come percentuale sul capitale iniziale depositato. A tal proposito è opportuno fare un breve e semplice esempio aritmetico.
Se da un capitale iniziale di 5.000 euro abbiamo una perdita di 1.000 euro il drawdown è pari al 20%, dunque le perdita subita sarà del 20%. Tuttavia la flessione sul capitale depositato si calcola sempre sul massimo capitale raggiunto per cui, se da un capitale iniziale di 10.000 euro otteniamo un guadagno di 5000 euro e poi di nuovo una perdita di 5000 euro il drawdown non sarà pari allo 0% ma del 33%. In proposito è opportuno sottolineare che una perdita sul capitale del 20% non si recupera con un gain del 20%, ma del 25%. Nel nostro primo esempio infatti (capitale che scende da 5000 euro a 4000 euro) per recuperare la situazione ab origine pari a 5000 euro serve un guadagno del 25%.
Conseguentemente più alto è il drawdown e più arduo diventerà recuperare il capitale iniziale, per il fatto che le percentuali dovranno risultare piuttosto alte. Ecco perché applicare le regole del money management e non esporsi con percentuali troppo elevate del proprio capitale può risultare un scelta lungimirante per ogni traders. Focalizzando sull’argomento esistono diverse tipologie di drawdown e differenti modalità di misurare le perdite. Il massimo drawdown è la massima flessione da un picco del capitale, ovvero la più grande quantità di denaro persa fino al ritorno in pari. Oltre a questa tipologia abbiamo il drawdown medio.
Quest’ultimo come dice la definizione stessa descrive la media delle perdite nel corso di una strategia di trading. Quindi se una strategia ha perso prima il 5% e poi il 3% faremo una media per vedere quanto si è perso. Infine esiste anche un drawdown assoluto ovvero calcolato su ogni singola operazione o su un’intera strategia. Tenere sotto controllo le perdite è fondamentale soprattutto per l’aspetto psicologico. Il drawdown per sua indole è imprevedibile, anche se è praticamente certo che prima o poi ci si troverà a subirlo.
Ogni trader in merito ha un limite di sopportazione delle perdite ed è buona norma cercare di non avvicinarsi mai a quel limite del tutto soggettivo, oltre il quale diventa molto facile avere delle reazioni scomposte o illogiche che possono spesso letteralmente affossare l’intera posizione “debitoria”. E’ noto infatti che molti neo-traders abbiano sperperato somme ingenti agendo d’impulso per recuperare dei loss con una sola operazione. D’altro canto i neofiti del trading cercheranno di avere un tasso di vincita molto elevato, salvo rendersi conto che l’accuratezza nel prevedere i punti di flesso del prezzo non è l’unica variabile che determina il profitto, e che non possibile né necessario sapere con certezza assoluta quale direzione assumerà il mercato.
Di fatto molti traders professionisti ottengono tassi di vincita inferiori al 50%, il che significa che il numero dei trade perdenti supera quello dei trade vincenti, eppure ciononostante sono in grado di monetizzare dei profitti. Tutto questo è possibile capendo l’importanza che assume il vantaggio nel corso del tempo e di come il vantaggio dell’accuratezza delle operazioni sia soltanto una delle componenti del piano di trading.
Ad esempio: se un trader cerca di avere un profitto di 5 euro per ogni 1 euro che rischia ogni volta che apre una posizione, otterrà un guadagno nel tempo purchè il tasso di accuratezza rimanga superiore al 20%. Ciò significa che anche qualora egli perda su otto trade e vinca solo due operazioni, continuerà comunque a guadagnare. Gli otto trade si concludono con un drawdown di 1 euro, comportando una perdita totale di 8 euro, ma i due trade vincenti di 5 euro consentiranno un guadagno totale di 10 euro. Sottraendo al guadagno totale di 10 euro il drawdown assoluto di 8 euro, il trader trarrà un profitto di 2 euro dai dieci trade: è questo il vantaggio matematico restituito da un piano di management ferreo e previdente che non dovrebbe mai mancare nella strategia monetaria di un trader. Chiaramente con un tasso di vincita superiore si potrebbe ottenere un guadagno maggiore.
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