Crollo mercato crypto, ma una stablecoin ne esce da vincitore. Ecco quale

Mentre crollano le principali stablecoin trascinando con sé il mercato crypto, cresce la capitalizzazione di mercato di USDC

Quando Terra e la sua stablecoin UST sono crollate la scorsa settimana, insieme a tutto il mercato delle criptovalute, per molti investitori non sono mancati momenti di paura, e in particolare a vedersela brutta sono stati i detentori di stablecoin.

Eppure il crollo del mercato crypto di inizio maggio ha visto emergere almeno un vincitore, se non altro in termini di capitalizzazione di mercato e, potenzialmente, di reputazione: stiamo parlando della stablecoin USDC.

USDC, unica stablecoin che cresce durante il crollo del mercato

Mentre UST precipitava verso un valore pari a zero, e USDT elaborava miliardi di dollari di rimborsi, USDC aumentava la sua capitalizzazione di mercato. Quando il crollo è iniziato, l’8 maggio, USD Coin aveva una capitalizzazione di mercato complessiva compresa tra i 48 e i 49 miliardi di dollari.

Inizialmente c’è stato un calo di minuscola entità, e poi è partita la crescita che ha portato questa stablecoin a quota 52,26 miliardi l’11 maggio, arrivando così vicino al massimo storico registrato a marzo, quando aveva toccato i 53,6 miliardi di dollari.

USDC, una stablecoin che come sappiamo è ancorata al valore del dollaro Usa con un rapporto 1:1, è venuta fuori dal crollo del mercato come la quarta criptovaluta per capitalizzazione di mercato, non solo, dagli ultimi dati emerge che sta progressivamente colmando il divario sulla principale stablecoin centralizzata, USDT di Tether.

D’altra parte Tether ha subito un duro colpo dopo il crollo del mercato crypto, perdendo oltre 7 miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato rispetto al suo massimo storico di 83 miliardi di dollari.

Stablecoin centralizzate e stablecoin algoritmiche, com’è iniziato il crollo

Il crollo del mercato delle criptovalute della scorsa settimana non ha avuto inizio con la crisi delle stablecoin centralizzate, come USDT o USDC, ma è partito tutto da una stablecoin algoritmica.

Ricordiamo che mentre le stablecoin centralizzate dovrebbero in teoria garantire un valore sempre uguale a un dollaro, o eventuale altra valuta fiat, grazie ad una riserva di valore con un elevato livello di liquidità, le stablecoin algoritmiche come UST di Terra conservano il proprio ancoraggio con il dollaro per mezzo di alternative decentralizzate.

Se prendiamo ad esempio la stablecoin di Terra, i suoi detentori potrebbero scambiare questi token con un dollaro di LUNA, quindi nel momento in cui UST viene in qualche modo scambiato a 0,95 dollari, i cosiddetti arbitraggisti possono continuare semplicemente a scambiare la moneta al tasso di 1 dollaro.

Il meccanismo si è inceppato, e di conseguenza la stablecoin ha perso il suo ancoraggio, nel momento in cui gli utenti hanno smesso di credere nel funzionamento della rete. Prima hanno scambiato UST con LUNA, dopodiché hanno scaricato LUNA e dal momento che il prezzo ha subito un calo, i trader avrebbero potuto scambiare quel token con UST. Il risultato è stato un aumento improvviso dell’offerta degli asset in circolo da una parte e da un drastico calo del loro valore dall’altra.

Il problema della regolamentazione del mercato delle stablecoin

All’inizio della crisi Terra riteneva di poter contare su finanziamenti esterni per evitare il tracollo della stablecoin. Il segretario del Tesoro Usa, Janet Yellen, ha quindi fatto un namecheck su UST chiedendo maggior regolamentazione per le stablecoin, una priorità a giudicare dal grado di rischio e dalla loro influenza sul mercato.

Le attenzioni tuttavia sono state rivolte pressoché interamente verso Tether, che è stata interessata da un’indagine di due anni dell’ufficio del procuratore generale di New York su un presunto prestito fraudolento di 750 milioni di dollari da Tether alla sua consociata, il crypto exchange Bitfinex.

Circle e USDC

È l’agosto del 2021 quando Center Consortium, il gruppo fondato da Circle e Coinbase per aiutare a gestire l’USDC, annuncia che il token sarebe stato supportato solo da contanti e Treasury.

Una mossa che giunge dopo che un rapporto di attestazione del mese di luglio dello stesso anno ha messo in evidenza che deteneva più di un quarto delle sue riserve in commercial paper, cioè certificati di deposito e obbligazioni societarie.

Circle tuttavia non ha mai pubblicato audit completi, e non manca chi ritiene che tali attestazioni non valgano la carta su cui sono stampate.

Circle comunque sta osservando con attenzione quanto sta accadendo al mercato delle stablecoin guardando ai possibili prossimi sviluppi. Infatti in un post del 12 maggio pubblicato sul blog che titolava “L’importanza di essere stabile” il Chief Strategy Officer Dante Disparte, ha allineato l’USDC con gli sforzi di regolamentazione avviati dalla Yellen quando ha convocato il President’s Working Group on Financial Markets e ha chiesto al Congresso di approvare la legislazione sulle stablecoin.

Disparte ha anche evidenziato che il rischio finanziario non è legato esclusivamente alle stablecoin logaritmiche, ma riguarda anche le altre stablecoin, quelle “dove le garanzie e la composizione delle riserve sono troppo opache per ispirare fiducia o troppo correlate con asset illiquidi con qualità creditizia troppo discutibile per poter resistere ai periodi di stress”.

L’ottima performance di USDC potrebbe anche rivelarsi una vittoria vuota, a meno che gli altri prodotti di Circle non ottengano risultati simili. D’altra parte se teniamo conto del fatto che l’inflazione ha superato l’8%, appare evidente che guadagnare detenendo dollari non è possibile.

Circle aspira ad essere più che soltanto un sinonimo di USDC. Infatti ha lanciato un fondo di rischio a novembre e vanta prodotti di pagamento che potrebbero alla fine valere più della stessa stablecoin per cui sono stati creati.

Attualmente, tra tutte le stablecoin, USDC sembra essere quella posizionata meglio, ma come abbiamo visto la scorsa settimana in questo ambito di certezze ce ne sono sempre troppo poche.

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