La notizia è di ieri e ci serve a dimostrare la profonda differenza tra una vera blockchain e i progetti che usano la tecnologia DLT per funzionare; ma andiamo con ordine, nella giornata di Mercoledì 15 Maggio la rete stellar ha smesso di funzionare per due ore, cessando di confermare le transazioni, a seguito dello spegnimento di alcuni nodi. La notizia ha iniziato a circolare a seguito di un post pubblicato sui social da un utente ed è stata confermata ufficialmente dall’azienda. Non stiamo parlando di un progetto irrilevante, XLM è l’ottava criptovaluta del mercato per capitalizzazione e ieri la sua rete ha inchiodato per ben 110 minuti (poco meno di due ore). Quello che è successo, in pratica, è che è bastato che alcuni nodi, pochi, a cui la rete aveva affidato il grosso del trust, si spegnessero perché la rete smettesse di funzionare; a quel punto è venuto a mancare il consenso su tutta la rete, che è andata giù ed ha smesso di validare le transazioni fino a quando gli sviluppatori non sono riusciti a sistemare il problema. Su reddit è immediatamente partita una discussione in cui gli utenti hanno evidenziato come, al crescere della rete, la fiducia degli utenti si va a concentrare solo su un numero ristretto di nodi e questo rende Stellar sostanzialmente sempre più centralizzata. La cosa strana, veramente strana, è l’effetto che tutto questo ha avuto sul prezzo della criptovaluta; un guasto tecnico di questo tipo avrebbe dovuto mandare giù le quotazioni, che invece sono schizzate in alto segnando un aumento del prezzo di quasi il 25%. Tim Swanson (uno dei personaggi più influenti nel mondo delle criptovalute ed ex membro esecutivo del consorzio R3) ci ha messo sopra il carico da novanta, sostenendo che a seguito della caduta di una massa critica di nodi il guasto si sia esteso a cascata su tutta la rete e che il fatto che questa non venga usata con grande frequenza ha fatto si che molti utenti non se ne siano neanche accorti. Questo dimostra bene, come accennato in apertura di questo articolo, che le reti che usano la tecnologia DLT sono sostanzialmente centralizzate; impensabile che problemi di questo tipo possano colpire monete che usano la tecnologia blockchain, tanto più per una rete, come quella bitcoin, che conta più di diecimila nodi sparsi per il mondo. Inoltre quanto accaduto ieri a stellar dimostra la fragilità delle reti che non sono pienamente e perfettamente decentralizzate, rafforzando ancora di più la fiducia degli utenti in bitcoin e in poche altre criptovalute che sono riuscite, nel tempo, a costruire una rete veramente e realmente decentralizzata. L’altra cosa interessante da notare è che il mondo bancario, nel tentativo di conservare il proprio status quo, sta investendo pesantemente nella tecnologia DLT che è la sola a permettere l’esistenza di una scala gerarchica che pone i nodi della rete su differenti livelli di autorità; quanto accaduto ieri, però, dimostra che le banche stanno investendo su un cavallo perdente e che la tecnologia dei libri mastri distribuiti porta in seno fragilità strutturali che sono praticamente impossibili da superare. Le istituzioni dovrebbero quindi rassegnarsi a perdere la propria influenza e comprendere che non solo il futuro è decentralizzato ma che non possono fare nulla per evitare questa tendenza. L’esistenza di una struttura gerarchica, e questo è vero sempre ed in qualunque caso, crea per sua stessa natura dei colli di bottiglia che diventano il punto più fragile di tutto il sistema; questo tipo di problema non esiste nelle strutture decentralizzate ed è proprio questo il motivo per cui, in un’ottica di lungo termine, i sistemi decentralizzati sono inevitabilmente destinati ad imporsi sui modelli centralizzati che ormai appaiono sempre più antichi, sorpassati e inefficienti.
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