Che cos’è ripple: tutto quello che hai sempre voluto sapere su XRP ma non hai mai osato chiedere

Nata nel 2012 su impulso di Ripple Labs Inc. Ripple è un sistema di trasferimento fondi in tempo reale, che permette quindi di scambiare criptovalute, valute FIAT, materie prime e, in definitiva, qualunque altro tipo di valore, tra coloro che fanno parte del network; lo scopo di ripple è creare una rete capace di consentire transazioni finanziarie globali sicure, istantanee, di qualsiasi entità, quasi gratuite e senza la possibilità di contestare l’addebito (chargeback). XRP, la criptovaluta che può essere comprata su tutti i maggiori exchange, è stata oggetto delle attenzioni di quasi tutti i maggiori osservatori avendo avuto rialzi molto importanti negli ultimi 18 mesi e in certi casi persino superiori a quelli di bitcoin; anche se al momento, così come tutte le altre criptovalute del resto, ha subito un pesante ribasso che ha spinto il prezzo molto lontano dai massimi di Gennaio 2018, XRP continua ad essere una delle prime cripto ad attirare la curiosità degli appassionati (del resto è stabilmente tra le prime cinque altcoin per capitalizzazione di mercato ormai da diverso tempo) ed è per questo motivo che tenteremo, nei prossimi paragrafi, di capire meglio cos’è e come funziona questo progetto, qual è la storia di ripple e se vale ancora la pena comprare XRP.

Storia della nascita di XRP

A onor del vero ripple può essere in qualche modo considerato il nonno di bitcoin; fu infatti nel 2004 (quattro anni prima di Satoshi) che Ryan Fugger (giovane sviluppatore web di Vancouver) ebbe l’idea di RipplePay, un sistema di scambio di valuta decentralizzato che fece ufficialmente la sua comparsa nel 2005 con la nascita del sito RipplePay.com. Il concetto intorno cui si sviluppa ripple negli anni successivi è quello di consentire il trasferimento immediato e diretto di denaro tra due parti e, per fare questo, viene creata la valuta digitale XRP pensata ad hoc per consentire alle istituzioni finanziarie di trasferire denaro con tariffe e tempi di attesa trascurabili. Finalmente nel 2014 la prima banca (la Fidor Bank di Monaco) inizia ad utilizzare Ripple per spostare denaro, seguita a ruota da Cross River Bank e banca CBW, entrambe con sede nel New Jersey, mentre è della primavera 2015 la dichiarazione di Western Union di avere intenzione di iniziare le prime sperimentazioni con Ripple. Il 13 giugno 2016 Ripple ottiene la licenza di valuta virtuale dal Dipartimento dei servizi finanziari (la quarta azienda ad aver ottenuto la BitLicense dello Stato di New York) e quasi un anno dopo (nell’agosto 2016) SBI Ripple Asia annuncia la creazione di un consorzio che arriverà ad includere 61 banche giapponesi capaci di rappresentare da sole oltre l’80% del totale delle attività bancarie di tutto il paese. Arriviamo quindi ai giorni nostri, quando, appena il mese scorso (settembre 2018) PNC Financial Services annuncia che utilizzerà il sistema xCurrent di Ripple nei pagamenti internazionali.

Cos’è e come funziona Ripple

A differenza di bitcoin ripple non è un metodo di pagamento, ma un sistema di pagamento; questo significa che attraverso la rete ripple è possibile trasferire la proprietà di qualunque bene (non solo denaro, ma anche oro per fare un esempio), praticamente in tempo reale e con costi sostanzialmente irrisori. Per spiegare nel modo più semplice possibile quale sia il meccanismo che permette a ripple di funzionare proviamo a portare ad esempio un antico metodo usato per trasferire il denaro che è ancora oggi conosciuto come “rete hawala”; quello che accadeva in epoche antiche è che le persone che avevano la necessità di spedire denaro da un città all’altra si rivolgevano a un intermediario presente in loco al quale affidavano fisicamente la somma di denaro da trasferire. Successivamente questo stesso intermediario ne contattava un secondo di propria fiducia nella città presso la quale occorreva trasferire il denaro comunicandogli le generalità del beneficiario e l’ammontare della somma da trasferirgli; quindi, senza che fisicamente ci fosse alcuno spostamento di denaro, il primo intermediario si limitava a concordare, sulla base di una semplice promessa che era garantita da null’altro che dal rapporto di fiducia reciproca, che tale importo sarebbe stato saldato da lui stesso in un secondo momento. Con Ripple succede la stessa cosa, gli intermediari (chiamati gateway) non spostano fisicamente il denaro ma si limitano a tenere traccia (in un registro condiviso) di quanto si sono promessi reciprocamente e concordando quindi di fare il saldo dei debiti e dei crediti accumulati entro una data prestabilita. I gateway rappresentano quindi l’entità che accetta i depositi da parte degli utenti e che riscatta le eventuali commissioni quando la valuta viene ritirata; questo aspetto li obbliga spesso a sottostare (in base al tipo di interazione stretta con l’utente) alle leggi antiriciclaggio (AML e KYC) che richiedono di verificare e tenere traccia dell’identità degli utenti (mediante l’acquisizione di dati personali come nome, cognome, indirizzo, nazionalità etc) con cui entrano in contatto. Questo sistema, quindi, appare chiaramente pensato su misura per semplificare l’attività interbancaria consentendo agli istituti di credito di scambiarsi grandi somme di denaro (senza spostare fisicamente alcunché ad ogni transazione e senza nemmeno essere costretti a usare XRP per scambiarsi il “valore” oggetto della transazione) e con la possibilità di effettuare tali scambi usando valute FIAT, oro o qualunque altro genere di valore (oltre che le semplici cripto) anche senza continuità di forma (invio dollari, ad esempio, e il destinatario finale riceve euro).

Il ledger pubblico di ripple

Mentre nell’antico sistema hawala (che abbiamo preso in prestito per spiegare come funziona ripple) ogni intermediario conservava il proprio registro per aggiornarlo poi periodicamente nell’ambito della propria “rete di fiducia” nel caso di ripple esiste un registro pubblico dei conti (public ledger) che tiene traccia di tutte le transazioni e viene aggiornato contemporaneamente da tutti i nodi della rete. Ovviamente non esiste alcuna autorità centrale che si occupi di aggiornare il registro pubblico ma questa funzione viene svolta da una comunità di server sparsi per tutto il mondo dei quali chiunque può essere parte eseguendo software libero sul proprio computer.

Chi sono e di cosa si occupano market maker nella rete Ripple

Abbiamo già spiegato che i gateway sono coloro che consentono fisicamente lo scambio di valore sulla rete, ma chi sono e di cosa si occupano i market maker? Molto semplicemente la loro funzione è di assicurare alla rete che ci sia sempre abbastanza liquidità da permettere (in qualunque momento) la possibilità di scambiare la quantità desiderata di valuta (indipendentemente dalla coppia) con commissioni che siano più basse possibile. Chiunque abbia un portafoglio Ripple può iniziare a utilizzare il proprio saldo inattivo per comportarsi da market maker; normalmente, infatti, quando si acquista o si vende una valuta (ma vale anche per un bene) c’è una differenza tra il prezzo migliore per acquistare e il prezzo migliore per vendere (comunemente definita spread) che rappresenta appunto il profitto preso dal market maker. Se, ad esempio, un market maker giudica equo pagare 1,5$ per acquistare 1€ potrà decidere di offrirsi di acquistare a $1,49 per poi rivendere subito dopo a $1,51 e guadagnando così $0,02 per ogni euro scambiato. Chiunque può diventare un market maker su Ripple semplicemente utilizzando l’interfaccia di trading integrata nel proprio portafoglio per inserire offerte di acquisto e vendita e, dal momento che esistono molte coppie di valute disponibili per il commercio, quello che fanno in molti è concentrarsi sui mercati che hanno maggiore diffusione; che poi sono, inevitabilmente, anche quelli che garantiscono al contempo sia la possibilità di pubblicare le offerte con le migliori probabilità di essere soddisfatte che la garanzia di ottenere un equo profitto in qualunque circostanza.

Ripple: quanti guai e incomprensioni con la SEC

Tante sono le criptovalute finite più o meno di recente sotto la lente di ingrandimento della SEC, ma poche possono vantare la quantità di guai e problemi con cui ormai abitualmente deve misurarsi Ripple; il problema principale è sempre lo stesso, la possibilità di definire XRP non più come una vera criptovaluta ma come un titolo. Del resto XRP ha una natura decisamente centralizzata (essendo il 60% degli XRP nelle mani di Ripple Lab) e ciò porta la SEC a considerarla sostanzialmente una security; come se questo non bastasse si stanno accumulando le cause (due avviate solo quest’anno) con tanto di richiesta di risarcimento danni da parte di investitori che dichiarano di aver perso ingenti somme di denaro con XRP. Il futuro di Ripple appare quindi sostanzialmente appeso a un filo e se, come sembra ad oggi ancora possibile, la SEC dovesse arrivare a pronunciarsi in maniera definitiva rispetto al fatto che XRP andrebbe considerata una security e non una criptovaluta, questo potrebbe rappresentare un duro colpo per Ripple, dal quale forse potrebbe anche non riprendersi più.

Conclusioni

L’adesione a Ripple di alcune delle più grandi banche a livello internazionale, unitamente agli innegabili vantaggi che questa rete offre agli istituti di credito che decidono di iniziare ad utilizzarla, ha portato molti investitori a guardare con grande interesse a XRP (la criptovaluta nativa di questo progetto); questo perché molti ritengono che tali condizioni siano sufficienti ad assicurare un futuro roseo e ottimi profitti a coloro che investono sul progetto. Le cose però, come abbiamo visto nell’ultimo paragrafo, non stanno esattamente così e il rischio che la SEC entri a gamba tesa sul futuro di ripple, privandola degli ampli margini di manovra di cui attualmente gode essendo classificata come criptovaluta, e costringendo l’azienda ad operare nei limiti di un quadro normativo molto più stringente come quello della securities law, è tutto fuorché trascurabile. A questo si aggiungono le difficoltà di trovare un caso d’uso concreto per XRP dal momento che, come abbiamo spiegato, la rete ripple non obbliga in alcun modo ad utilizzare la criptovaluta nativa per scambiare valore all’interno del network e questo rappresenta sicuramente un motivo di preoccupazione valido per coloro che in questo momento si stanno domandando se valga o meno la pena investire su XRP. Nonostante queste criticità molti osservatori continuano a considerare Ripple uno dei progetti più interessanti tra quelli presenti sul mercato e tale convinzione trova conferma nel fatto che, ancora ad oggi, XRP rimane in maniera stabile tra le prime cinque altcoin per capitalizzazione di mercato e viene comunemente considerata come una delle poche cripto che appare sicuramente destinata a regalare ancora molte soddisfazioni a coloro che decideranno di volerci investire.

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