A riferirlo è bloomberg, con un articolo pubblicato ieri che riprende i dati diffusi da grayscale, la liquidità che i grandi investitori istituzionali portano in bitcoin è schizzata alle stelle, registrando un incremento del 66% rispetto al 2018; il 71% degli investimenti istituzionali, come si può leggere nell’articolo, proviene dagli hedge fund. Gli hedge fund (che in Italia definiamo in maniera non esattamente appropriata “fondi speculativi) hanno come principale obiettivo quello di produrre rendimenti costanti nel tempo per mezzo di investimenti che, presi singolarmente, presentano un alto rischio finanziario, ma che offrono la possibilità di ritorni molto fruttuosi; sono normalmente utilizzati per ridurre i rischi e la volatilità dei portafogli, con l’intento di gestire il patrimonio eliminando in gran parte il rischio di mercato. Non sono solo però i fondi speculativi ad investire in bitcoin ma anche investitori comuni (con portafogli importanti), banche e fondi pensione. Intervistato da Bloomberg Michael Sonnenshein, amministratore delegato di Grayscale, ha dichiarato che:
“È chiaro che bitcoin sta vedendo un’adozione istituzionale, del resto è tutta la classe di attività che sta vivendo una crescente convalida da parte di società legacy come Fidelity e CME, segnalando alle istituzioni e alla comunità di investimento nel suo complesso che le criptovalute sono qui per restare”
E’ importante, poi, evidenziare come a fronte dell’aumento della liquidità dei grandi investitori istituzionali sia aumentato anche il numero di entità che sta investendo in bitcoin; Grayscale, ad esempio, ha dichiarato che il proprio portafoglio clienti è cresciuto del 29% rispetto l’anno scorso. Questo significa, da un lato, che sta crescendo la fiducia negli asset crittografici, dall’altro che chi aveva già investito in bitcoin e criptovalute negli anni precedenti sta alzando la posta in gioco; tuttavia, dal punto di vista della comunità, l’adozione istituzionale è, entro certi termini, non così rilevante come invece viene considerata l’adozione da parte delle persone comuni. Se, in altre parole, bitcoin dovesse sopravvivere come mero strumento di investimento per il mondo finanziario questo significherebbe che la comunità ha fallito nel suo obiettivo principale, quello cioè di dare vita a una valuta d’uso comune e di portata globale, che fosse spendibile ovunque e da chiunque, svincolata dal sistema bancario tradizionale. Perchè questo avvenga, quindi, è necessario che bitcoin si affermi sul mercato come mezzo di pagamento e non come strumento finanziario; ovviamente gli sviluppatori stanno lavorando proprio in questa direzione, da qui gli enormi sforzi per tentare di risolvere il problema della scalabilità e semplificare l’uso di questa tecnologia a beneficio di tutti coloro che sono completamente sprovvisti della sia pur minima competenza informatica.
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