Criptovalute: il vice governatore della banca centrale francese preme per una regolamentazione globale del mercato

Denis Beau, nel corso del suo intervento al forum ufficiale delle istituzioni monetarie e finanziarie tenutosi a Londra lo scorso martedì, ha dichiarato che esiste la necessità di istituire una regolamentazione del mercato delle criptovalute che sia omogenea a livello internazionale; il vice governatore della banca centrale francese ha quindi ribadito che consentire l’emissione di libra metterebbe a rischio la stabilità finanziaria globale dal momento che questa moneta potrebbe consolidare un potere di mercato sufficiente a prevalere sulle CBDC che, nel prossimo futuro, le varie banche centrali potrebbero decidere di emettere. Quello del funzionario francese non è però un attacco al mercato delle cripto nella sua interezza, Beau, infatti, si è detto consapevole del fatto che in uno scenario globale caratterizzato da grandi e sistematici spostamenti di denaro a livello transazionale il fintech rappresenta potenzialmente una soluzione ai problemi fin qui emersi; tuttavia, ha tenuto a precisare, le monete disponibili attualmente sul mercato non risolvono questi problemi essendo eccessivamente volatili e prima che vengano considerate affidabili dovranno, a suo parere, essere necessariamente sostenute dai governi. Le cose, come ben sappiamo, non stanno affatto così, i sistemi a conversione istantanea rappresentano una buona soluzione per proteggersi contro la volatilità e del resto chi opera nell’export è già oggi costretto a proteggersi contro il rischio di cambio sottoscrivendo contratti derivati; anche per quel che riguarda costi e commissioni sicuramente il mondo delle cripto deve ancora lavorare per ridurle ulteriormente, ma non è che il sistema attuale permetta di operare a livello transazionale in maniera gratuita ed anzi i costi del sistema attuale sono ben più esosi rispetto a quanto non accada con le monete decentralizzate. Beau ha quindi sostenuto che le CBDC rappresentano una svolta importante, se non addirittura auspicabile, per il sistema finanziario, tuttavia c’è da ricordare che le stesse cose le medesime istituzioni le sostennero per le stablecoin, salvo poi ritornare sui loro passi nel momento in cui facebook, nel giugno scorso, presentò il progetto libra. Chi segue abitualmente il mercato, infatti, ricorderà facilmente che quando nel 2018 iniziarono a proliferare le stablecoin molte istituzioni le appoggiarono sostenendo che erano un buon modo per arginare la volatilità delle monete crittografiche; c’è quindi da stare moderatamente certi che, essendo in ballo logiche di potere, il punto non è tanto il tipo di strumento che viene emesso ma chi lo emette. Facciamo un esempio e proviamo a spiegarci meglio, le stesse istituzioni che oggi stanno parlando bene delle CBDC potrebbero cambiare radicalmente le proprie posizioni nel momento in cui sarà la Cina ad emettere la propria valuta digitale garantita dalla propria banca centrale, perché uno strumento del genere potrebbe facilmente minare l’egemonia del dollaro americano; a quel punto, probabilmente, vedremo reagire le banche centrali dei paesi occidentali con la stessa veemenza con cui hanno reagito a libra, sostenendo magari che la CBDC cinese mina la stabilità finanziaria globale e, conoscendoli, non escluderei che possano arrivare a minacciare sanzioni per chi dovesse iniziare ad usare la cripto di stato cinese. La stessa identica cosa, infatti, l’abbiamo vista accadere in Venezuela che è già finito sotto sanzioni, imposte per altro unilateralmente e senza alcun vero motivo dagli USA, con il lancio del Petro (a tutti gli effetti la prima cripto di stato al mondo). Posto che il mercato delle cripto deve ancora crescere e maturare c’è però un obiettivo che è stato già pienamente centrato, parlo del fatto che sin dalla loro nascita questi strumenti hanno messo a nudo quanto siano ipocrite e poco credibili le nostre istituzioni; per capirlo basta analizzare la storia di bitcoin. Da subito bollata come “moneta del narcotraffico” questa moneta si è fatti trascinata dietro questo luogo comune fino ad oggi; il motivo è che ai suoi albori bitcoin divenne il principale mezzo per acquistare su silkroad dato che consentiva agli acquirenti elevati standard in termini di privacy. Attenzione però perché il grosso degli acquisti (illegali) su silkroad consisteva in marijuana e fungi allucinogeni, mentre fuori, nel mondo reale esplodeva la vendita (legale) di farmaci antidolorifici a base di oppiacei; mentre marijuana e funghi allucinogeni non hanno ucciso mai nessuno la vendita di farmaci come il fentanyl mieteva qualcosa come 130 morti al giorno nei soli Stati Uniti. Intanto il creatore di silkroad è stato arrestato ed è ancora oggi in carcere, bitcoin è stato bollato come moneta del narcotrafico, mentre il fentanyl è ancora in vendita, continua ad uccidere e muove un mercato che vale miliardi di dollari regolato di norma in contanti senza che nessuno si sia mai sognato ne di vietare la vendita del farmaco, ne di arrestare chi lo commercializza ne ancora meno di vietare la circolazione del denaro contante. Quello a cui assistiamo, in poche parole, è un sistema guasto che imputa quelle che sono le proprie storture alle criptovalute senza porsi minimamente il problema di come mettervi un freno ma denunciando a gran voce tutto il fantomatico marciume che regnerebbe nel mondo delle cripto; insomma, citando una vecchia prima pagina di un noto periodico satirico del nostro paese potremmo dire che “hanno la faccia come il culo” ma, d’altra parte, ormai questo l’abbiamo capito tutti, appassionati di criptovalute e non.

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